Sony LinkBuds

Sony ci stupisce ancora con nuovi trasduttori wireless da indossare: dopo gli altoparlanti a collarino aperto recensiti il mese scorso, ecco i primi auricolari con il buco. Un’idea originale che si spinge “fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima” (Star Trek).

Il marchio Sony torna a brillare come ai tempi del suo massimo splendore, quando con i vari Trinitron, Betamax, Walkman, … faceva da apripista a nuovi mercati ed esaltava l’immagine della produzione nipponica nel mondo. Chi oggi ha i capelli bianchi ricorda, forse anche con un po’ di nostalgia, quei TV a tubo catodico che costavano più degli altri ma esibivano immagini ben più nitide e dettagliate. Merito della tecnologia Trinitron, che Sony aveva ideato e riservato ai suoi TV.

Il contenitore/custodia dei LinkBuds è molto piccolo e compatto, anche se risulta più bombato rispetto ad altri. Entra tranquillamente in tasca, ed ha funzione di ricarica

Allora il marchio giapponese primeggiava alla grande in molti campi, grazie anche a un centro di ricerca e sviluppo sempre all’avanguardia e capace di sfornare soluzioni geniali. Negli anni questa supremazia si è ridimensionata, a fronte di un’offerta tecnologica sempre più ampia e concorrenziale dei vicini asiatici, cinesi e coreani in primis, con un fiorire di marchi e soluzioni che si rincorrono ma dove solo in casi rari emergono autentiche innovazioni.

Ultimamente Sony sembra aver cambiato passo. La Neckband SRS-N7 provata lo scorso numero, e adesso queste piccole “gemme” (“buds” intese come germogli), rappresentano una svolta per il mondo dei trasduttori wireless e delle cuffie intraurali, e testimoniano il fatto che il colosso giapponese stia viaggiando a grande velocità.

Una ciambella musicale

La prima cosa che ci piace è il nome. Piuttosto delle solite sigle, che facilitano la pronuncia (poiché ognuno le esprime nella propria lingua) ma spersonalizzano il prodotto, “LinkBuds” è distintivo, semplice e scorrevole. Rimanda subito alla tipologia di prodotto. Pensiamo ci saranno nuove release, e molte “copie” più o meno autorevoli della tecnica, e partire con una forte riconoscibilità aiuterà senza dubbio il marchio giapponese a emergere tra i cloni.
I LinkBuds si basano su un driver anulare da poco più di 1 cm di diametro con un buco al centro. Avete letto bene. Un foro passante di circa 3 mm di diametro. Gli auricolari sono costituiti dal driver vero e proprio, da una piccola sfera ad esso solidale che contiene tutta l’elettronica e la batteria, e da un minuto anello in silicone, sostituibile, che si incastra nella conca dell’orecchio, inarcandosi leggermente in modo da esercitare una lieve pressione su una piega dell’orecchio, e trattiene così gli auricolari in modo stabile. Si può saltare, ci si può muovere, correre, ma qualsiasi movimento si faccia, i LinkBuds rimangono in posizione. La confezione include anelli di 4 taglie diverse, da XS a XL passando da S e L, oltre a quelli M pre-montati, ma non è possibile utilizzare le cuffie con orecchie troppo piccole, quelle per esempio di un bambino, visto che la sfera centrale risulterebbe troppo grande rispetto alla morfologia.

Il driver anulare è solidale all’elettronica, contenuta tutta all’interno della piccola sfera dove a sua volta è assicurato l’anello in silicone che fissa i LinkBuds all’orecchio

Ma qual è la vera novità, a parte il driver senza dubbio molto originale e che susciterà l’interesse di numerosi lettori dal punto di vista della dinamica di funzionamento. La novità sta proprio nel buco. L’altoparlante, infatti, entra nel canale auricolare, all’imbocco, ma grazie alla forma anulare, i suoni esterni possono entrare, anche se in modo attenuato. Ma come? Qualche lettore si chiederà… Vanno tanto di moda le cuffie NoiseCancelling, sembra che se una cuffia non ha la cancellazione del rumore non vada bene… Questo concetto è più vero con le cuffie tradizionali, quelle circumaurali o sovraurali, che anche se di tipo chiuso, fanno trapelare comunque una parte del rumore esterno.

Quelle intraurali, se ben indossate, escludono completamente la persona dal mondo, impedendo di interagire anche quando sarebbe necessario. Immaginiamo un annuncio di partenza di un treno, o una macchina in transito. Tanto che talune intraurali di blasone dotate di NoiseCancelling hanno la funzione di ritrasmissione dell’audio esterno, tramite microfoni integrati.

I LinkBuds, quindi, non isolano, pur permettendo un ascolto assolutamente godibile della musica. È un po’ come indossare delle NoiseCancelling, ma lasciando “acceso” ciò che ci circonda. L’intuizione di Sony parte da una importante considerazione: tra incontri di studio o di lavoro a distanza, ascolto della musica o conversazioni telefoniche, molti di noi indossano le cuffie tutto il giorno, pertanto dispositivi che isolano completamente dall’ambiente circostante possono risultare scomodi e potenzialmente pericolosi.

Molte funzioni utili

I LinkBuds hanno molte interessanti funzioni che agevolano la fruizione quotidiana. Oltre ai microscopici sensori che informano il device se è stato o meno indossato, sono presenti due microfoni, uno per auricolare, indispensabili sia per le conversazioni che per aiutarci a interagire con il mondo esterno.

C’è infatti una comoda funzione, che interrompe la musica automaticamente in presenza di un forte rumore che viene interpretato come un pericolo o una voce, e che in pratica ha dimostrato di funzionare benissimo. Ci sono poi delle modalità di comando assolutamente inedite per play, pausa, risposta, aumento/diminuzione del volume e molti altri, che si attivano in modo sorprendentemente efficace, facendo tap tra la guancia e il trago (l’aletta di cartilagine che sporge all’apertura del condotto auricolare), in un’area piuttosto ampia, diversificando anche tra destra e sinistra.

Il tutto si sceglie tramite la app di gestione; bella ma non bellissima, è la stessa della SRS-N7 che avevamo sperimentato provando quel prodotto ed è in grado di effettuare la personalizzazione dei comandi, come la misura dell’orecchio per l’ottimizzazione rispetto alla forma del padiglione, oltre ad un discreto equalizzatore.

Notare i micro-fori che permettono ai driver anulari di diffondere il suono. Accanto ai tre contatti per la ricarica il sensore che indica all’elettronica che i LinkBuds sono stati indossati.

Utilizzo e ascolto

I LinkBuds sono molto di più di quanto ci si aspetti. Partendo dalla considerazione che si tratta di un prodotto generalista, forse concepito più per chi utilizza le cuffie in modo trasversale che per chi ama ascoltare musica, ci si aspetterebbero solo delle discrete prestazioni. E invece non è così.

La ciambella suona in modo piuttosto convincente, con una gamma media e alta molto buona per le dimensioni del driver, e una discreta tridimensionalità e spazio tra gli strumenti con voci realistiche. C’è una certa carenza in gamma bassa – c’era da aspettarselo – ma con qualche sapiente aggiustamento dell’equalizzatore nella app e grazie anche alla funzione clearbass si riesce a trovare facilmente la quadratura del cerchio.

E poi, signori: è come se dentro l’orecchio le cuffie non ci fossero, del resto oltre ad essere compatte pesano solo 4 g! Scordatevi tappi infilati nel canale auricolare, che poi scappano se fate un salto o vi togliete il casco. I LinkBuds rimangono ben piantati, qualsiasi cosa voi facciate senza darvi alcun fastidio. Anzi, come è capitato a noi, spesso ve li dimenticherete indosso. Eliminano di fatto anche il problema di quanto e come la cuffia stessa deve penetrare all’interno del canale, o quanto, per quelle che poggiano su più punti, non siano perfettamente in sede. E questo – lo abbiamo detto – grazie al nuovo sistema di sostegno che adotta un microscopico archetto in silicone che fissa fermamente i LinkBuds al vostro orecchio, ma senza arrecarvi alcun fastidio.

Gli anelli di ritenuta sono disponibili in molte taglie diverse. Oltre a quelli pre-montati, taglia M, ben 4 altre possibilità, da XS a XL, passando per S e L.

I LinkBuds sono consegnati con il solito case di ricarica, anche se molto più piccolo dei loro omologhi, del resto gli auricolari sono microscopici e sono anche impermeabili IPX4; hanno una autonomia sorprendete rispetto alle dimensioni, diciamo che 4 ore circa di musica e conversazioni continue sono per certo assicurate, ma senza esagerare si può arrivare anche a molto di più.

Come accennavamo, sono talmente comodi, nel senso che non ci si accorge della loro presenza, che si è portati a dimenticarseli indossati. Allora si può rischiare di scaricarli, anche se andando automaticamente in stand-by riescono a perdere energia molto lentamente. Hanno un paio di difetti, uno è che sono davvero troppo piccoli, potrebbe essere più facile perderli, ma se vuoi la bicicletta… L’altro riguarda la connettività BT. È infatti possibile abbinare un solo device, quindi se li collego con lo smartphone poi, per utilizzarli con il PC, devo effettuare di nuovo l’abbinamento. Un piccolo dettaglio, ma abbastanza scomodo.

Conclusioni

I LinkBuds sono senza dubbio alcuno una rivoluzione nel variegato mondo delle cuffie intraurali, rappresentando di fatto una nuova tipologia di prodotto, una vera e propria svolta, che intercetta le reali necessità dell’appassionato nella vita di tutti i giorni. Sono estremamente comodi, compatti, prestazionalmente validi. Il prezzo non appare eccessivo, stando ben al di sotto di molti prodotti tradizionali che, alla fine, sono sempre il solito minestrone riscaldato. Li consigliamo vivamente.


Giancarlo Valletta

Author: Redazione

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