Yamaha YH-5000SE

Che Yamaha eccellesse nelle realizzazioni meccaniche e musicali è noto da tempo. Tenere tra le mani questo oggetto conferma il primato della loro ingegneria meccanica e acustica.

In Yamaha stanno quasi per festeggiare i cinquanta anni dall’introduzione dei trasduttori magnetoplanari nelle loro cuffie. La denominazione che negli anni ’70 fu data all’innovativo driver, Orthodynamic, è un gioco di parole derivante dal greco antico che indica come l’intera membrana del trasduttore sia sollecitata dalle forze del campo magnetico in cui viene immersa, evidenziando quanto questa sia la modalità tecnicamente più corretta per farlo.

Si è voluto così sottolineare la differenza con quanto avviene nei classici trasduttori dinamici dove troviamo una bobina immersa nel campo magnetico permanente collegata unicamente ad un particolare settore della membrana. Gli ingegneri della Yamaha hanno rinnovato questo driver creando così di fatto la nuova cuffia top di gamma del brand. Il vasto catalogo delle cuffie del marchio dei diapason si è infatti arricchito di una nuova linea denominata Audiophile costituita dal modello YH-5000 e dall’annunciato amplificatore per cuffia top di gamma HA-L7A che dovrebbe vedere la luce a fine 2023.

Progetto e realizzazione

Figura 1 – La prima cuffia ortodinamica di Yamaha: il modello HP-1 del 1976.

Gli sforzi dell’ingegneria di Yamaha si sono concentrati sul nuovo driver magnetoplanare da 42 mm di diametro e sulla bellissima struttura del padiglione che lo sostiene. Hadano, Kobayashi e Takano sono i tre leader del team che ha ripensato la cuffia YH-5000SE in versione moderna. La storia infatti parte dal lontano 1976 con il modello HP-1, visibile in Figura 1, che montava un driver magnetoplanare da 55 mm e presentava un’impedenza di carico pari a 150 ohm. Se torniamo indietro di quasi 50 anni ci possiamo rendere conto di cosa volesse dire allora prendere una sottilissima (12 µm) pellicola in poliestere, corrugarla per darle maggiore rigidità e stamparci sopra con un procedimento fotografico una serie di anelli concentrici in materiale conduttivo: una vera sfida tecnologica. È quindi dagli anni ’70 che Yamaha si cimenta con la tecnologia Orthodynamic. A quel modello seguirono poi gli H-2 e H-3 appartenenti a segmenti più accessibili del mercato per giungere poi di lì a qualche anno agli YH-1000 e YH 100, degni eredi della tecnologia magnetoplanare che sono sopravvissuti per alcuni lustri, fin quando, nel 2016, la casa dei tre diapason ha deciso di non aggiornare questo driver.

Come dicevamo un driver magnetoplanare ha la peculiarità di possedere la bobina mobile stampata direttamente sulla membrana che a sua volta è completamente immersa nel campo magnetico permanente, quindi una volta che il segnale elettrico del programma audio attraversa il circuito stampato i punti in cui la superfice viene sollecitata a muoversi sono molti e diversificati a differenza di quanto avviene in un classico altoparlante dinamico dove la forza prodotta dalla bobina mobile è applicata solo lungo una determinata linea della membrana. Se osserviamo la Figura 2 quanto descritto risulta evidente.

Figura 2 – Le realizzazioni di un driver dinamico ed uno magnetoplanare messe a confronto; si può notare come nel secondo genere i punti di pilotaggio della membrana siano più di uno.

Le frecce arancioni mostrano i punti dove la membrana viene sollecitata, in particolare questo avviene dove le linee di flusso del campo magnetico si muovono da un polo verso quello di segno opposto; se dunque le strutture con i magneti permanenti che contengono la membrana hanno una forma di “cancellata” – tante barre distanziate fra loro -, in ogni spazio di separazione si concentrerà il flusso magnetico che metterà in moto la membrana. Lo spazio tra i magneti è dunque necessario per far passare le onde sonore create dal movimento dell’aria e la struttura dovrà essere ben studiata meccanicamente per non interferire con le onde sonore. I diffusori planari hanno lo stesso principio di funzionamento ed anche lì è presente una membrana che si muove in un campo elettrostatico, diffusori elettrostatici, o magnetico, diffusori isodinamici, generato da due griglie, anteriore e posteriore, che funzionano da statori del trasduttore.

Nel caso dei diffusori, la realizzazione degli statori deve essere particolarmente accurata poiché in questo caso le ampiezze sonore, ovvero il volume d’aria da spostare, non è un valore trascurabile visto che l’ascoltatore è posto a qualche metro di distanza. Tale complicazione viene meno nel caso delle cuffie perché la ricezione sonora avviene a pochi cm di distanza, tuttavia i costruttori interpretano diversamente la costruzione della griglia: Hifiman ad esempio utilizza un’architettura lineare disponendo i magneti a forma di piccole sbarre come fossero una cancellata, Yamaha invece realizza la griglia con una serie di magneti permanenti circolari concentrici.

Osservando le foto della cuffia si nota benissimo questa scelta poiché la parte centrale posteriore del padiglione è proprio il driver magnetoplanare. All’interno del padiglione il driver è montato in maniera disassata e angolata rispetto al padiglione auricolare per avere una migliore ricostruzione del cosiddetto headstage, quella scena sonora che si ricompone all’interno della testa. L’architettura è aperta per cui il padiglione non trattiene l’emissione sonora posteriore dell’altoparlante, anche se il movimento dell’aria non è completamente libero. Per ottimizzare la resa della membrana a tutte le frequenze su metà delle aperture del padiglione è posizionata una griglia metallica a maglia piatta finissima così da mantenere la compressione interna dell’aria sopra un certo livello.

I cuscinetti forniti da montare sui padiglioni sono di due tipi, uno in pelle di pecora scamosciata e un secondo in ecopelle traforata. Al di là del diverso comfort, abbiamo valutato con una misura quanto la diversa tipologia dei cuscinetti modificasse la risposta in frequenza. Nella Figura 3 si può notare come la riga rossa che identifica il cuscinetto scamosciato completamente chiuso presenti una leggera attenuazione, 1 dB, tra 800 Hz e 2 kHz. La resa sarà dunque leggermente più brillante con i cuscinetti traforati.

Figura 3 – In blu la risposta in frequenza con i cuscinetti traforati e in rosso con quelli completamente chiusi; l’andamento differisce per circa 1 dB tra 800 Hz e 2 kHz.

Dal punto di vista costruttivo, la Yamaha YH-5000SE è bellissima ed accuratissima. Sono state impiegate macchine a controllo numerico ad altissima precisione per rifinire ed intagliare tutti gli elementi della cuffia, dall’alloggio dei connettori all’archetto, che è del tipo a controfascia di sostegno che risulta il miglior modo per distribuire su tutta la testa il peso. I cavi forniti hanno i connettori lato amplificatore sia sbilanciati che bilanciati. Consigliamo questo ultimo genere perché meglio si addice al pilotaggio dei trasduttori magnetodinamici dato che la loro efficienza è sempre più bassa degli altoparlanti dinamici.

Note di uso e d’ascolto

La YH-5000SE è una cuffia dall’enorme fascino già dal primo sguardo. La realizzazione risulta impeccabile e le dichiarazioni della Yamaha che afferma senza mezzi termini di aver realizzato un prodotto tecnologicamente avanzato, pur partendo dalle mitiche cuffie ortodinamiche HP-1 del lontano 1976, trasmettono al fortunato possessore, e in questo caso al recensore, un grande desiderio di volerla ascoltare. Vincitrice dell’ultimo premio EISA, e non è ovviamente un caso, la YH-5000SE è una cuffia talmente bella che una volta presa in mano non ci si stancherebbe mai di guardarla e scoprire così la cura posta dagli ingegneri Yamaha per creare un prodotto assolutamente originale e stilisticamente “molto moderno”. Grazie al peso contenuto in soli 320 grammi, agli ampi padiglioni e all’archetto che imprime la giusta pressione garantendo stabilità ed un elevato comfort, è stato possibile dar vita, in fase di ascolto, a sessioni notevolmente lunghe senza il minimo sforzo. L’ascolto in streaming è stato condotto utilizzando la piattaforma Tidal.

Il padiglione esterno, finemente realizzato tramite una pressofusione di alluminio, è posteriormente aperto. Al centro il driver magnetoplanare.

Nel primo brano, “Gesù Gesù” di Pino Daniele in formato 24 bit/96 kHz, la cosa che si percepisce immediatamente è la presenza della gamma bassa, una presenza importante che rende il suono rotondo e allo stesso tempo profondo. La sensazione spaziale di questo brano è ottima, la voce di Pino Daniele è ben posizionata centralmente con il resto degli strumenti ben scanditi e resi nelle giuste proporzioni. Nella ricostruzione del palcoscenico virtuale colpisce la larghezza e la profondità, caratteristiche musicali sicuramente frutto dell’ottimo abbinamento tra la costruzione open back e la perfetta ampiezza dei padiglioni.

La Yamaha è una cuffia che non ha bisogno di amplificatori particolarmente potenti per suonare anche ad alto volume, ma sicuramente considerare un abbinamento di qualità, visto il suo livello prestazionale, è d’obbligo. Con entrambi gli amplificatori utilizzati per questa prova, la Yamaha è stata sempre in grado di fornire un suono molto convincente e dinamico. Dal punto di vista timbrico, evidenzia una particolare propensione ad accentuare la gamma bassa e ricorda, da questo punto di vista, due compagne di grande qualità come la Audeze LCD3 e la Meze Empyrean. Tuttavia questa sua caratteristica non va a pregiudicare in nessun modo un ascolto che risulta essere sempre di grande qualità, indipendentemente dal genere musicale, e molto appassionante.

A volumi elevati, i brani che preferisce meno sono quelli particolarmente dinamici oppure ricchi di bassi, come ad esempio “Magic” dei Coldplay. Se lo ascoltiamo ad un volume sostenuto, la cuffia tende infatti a faticare nel gestire l’esuberanza della gamma bassa indurendo la resa fino a causare dei click sordi. Ma a parte le rare volte nelle quali questo fenomeno si presenta, il suono riprodotto è sempre al vertice del settore.

La dotazione fornita è completa: supporto metallico, cavi bilanciati e sbilanciati e un secondo paio di cuscinetti con il bordo forato.

Passando ad ascoltare “Every Breath You Take” dei Police, in formato 16 bit/44,1 kHz, è ottima la resa delle percussioni così come la voce di Sting, ben posizionata al centro della scena sonora, è caratterizzata da un effetto presenza in grande evidenza. La Yamaha 5000 si esalta particolarmente nella riproduzione di brani di musica classica concertistica. Bellissimo il pianoforte di Ludovico Einaudi nel brano “Una Mattina” in formato 16 bit/44 kHz; un pianoforte talmente ben riprodotto che sembra vederlo suonare di fronte a noi, un effetto presenza straordinario che solo le cuffie di maggior pregio sanno riprodurre. Con “In a Time Lapse”, sempre di Ludovico Einaudi, in formato 16 bit/44 kHz, si rimane folgorati dalla capacità di analisi delle singole componenti. Ogni strumento che compone l’orchestra è semplicemente perfetto, dotato di una ricostruzione spaziale coinvolgente che catapulta l’ascoltatore in un turbinio di emozioni difficilmente riscontrabile se non in cuffie di elevatissimo livello. La Yamaha è un prodotto di questa classe di qualità e, per poter rendere al massimo, ha bisogno di una catena di ascolto senza compromessi. Allora sarà in grado di ripagare il fortunato ascoltatore con un suono entusiasmante che poche volte capita di ascoltare, anche agli addetti ai lavori.

Le misure

La misura delle risposte in frequenza dei due driver ortodinamici della cuffia YH-5000SE di Yamaha mette in evidenza un andamento molto regolare con un ampio e profondo avvallamento tra 2 e 7 kHz. Quello che ci colpisce non è tanto la larghezza dell’avvallamento quanto la sua profondità rispetto al valore registrato ad 1 kHz, un valore medio di circa 15 dB. Ricordiamo che tale andamento serve a compensare l’esaltazione in tale porzione dello spettro dovuta alla conformazione del padiglione auricolare, ai suoi anfratti e al canale auricolare; l’esaltazione considerata standard è pari a circa 10 dB per cui un valor medio registrato è superiore di 5 dB a tale valore, e questo sicuramente avrà come effetto quello di addolcire l’ascolto ma potrebbe ribaltarsi come effetto secondario sullo stimolo ad alzare il livello del volume d’ascolto per migliorare la percezione del programma audio in quella fascia spettrale con il risultato collaterale di aumentare la possibile distorsione soprattutto nella prima parte dello spettro dove la membrana del driver viene particolarmente sollecitata. Il livello di distorsione è sicuramente contenuto come lo sono anche le possibili code messe in evidenza dalle curve della waterfall. La curva di impedenza ha un andamento regolare molto prossimo al valore dichiarato. Il valore di sensibilità fa della Yamaha YH-5000SE una cuffia adatta ad essere pilotata dai moderni digital audio player portatili.
Mario Richard

Conclusioni

Non è mai facile essere i primi della classe e soprattutto esserlo più e più volte. La storia di Yamaha nel campo dei trasduttori magnetoplanari inizia nel lontano 1976 e giunge ai giorni nostri veleggiando sempre ai primi posti delle classifiche di gradimento degli audiofili, grazie a una realizzazione meccanica esemplare e alla grande resa timbrica, doti proprie anche della cuffia Yamaha YH-5000SE, oggetto del desiderio prezioso anche nel prezzo. Attenzione al suo pilotaggio che richiede un altro campione.
Mario Richard e Leonardo Bianchini


Yamaha YH-5000SE
Cuffia magnetoplanare aperta
Distributore per l’Italia: Yamaha Music Europe GmbH – Branch Italy, Viale Italia 88, 20020 Lainate (MI). Tel. 02 935771
Prezzo di listino: euro 5.499,00 (IVA inclusa)

CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE
  • Riposta in frequenza: 5-70k Hz.
  • Altoparlante: ortodinamico, diametro 42 mm.
  • Impedenza: 34 ohm.
  • Sensibilità: 98 dB/mW@1 kHz.
  • Cavo: staccabile.
  • Peso: 320 g.
  • Dotazione di serie: cavo bilanciato pentaconn 4,4 mm, cavo sbilanciato jack 3,5 mm con adattatore 6,3 mm, 2 paia di cuscinetti in ecopelle Ultrasuede e pelle naturale di pecora

Author: Redazione

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