Yamaha DSP-AX-2 (DV 20 gennaio 2001)

Con la presentazione, e la successiva commercializzazione dell’amplificatore home theater DSP-AX-1, Yamaha ha ristabilito il primato nella categoria, negli ultimi tempi messo in discussione dai modelli di vertice realizzati dai costruttori che tradizionalmente contendono al marchio dei tre diapason la leadership in uno tra i settori trainanti dell’odierno mercato audio consumer.

Tra l’altro, il DSP-AX-1 ha avuto il merito di essere il primo corredato da decodificatori Dolby Digital EX e DTS ES, che aggiungono un ulteriore canale posteriore, destinato al centro, ai 5.1 canonici, e da sezione finale di tipo “6x”. Tali codifiche, adottate per molte pellicole di uscita recente, dall’ultimo episodio di “Guerre Stellari” in poi, dovrebbero consentire una distribuzione in ambiente molto più omogenea per il segnale surround, soprattutto nei passaggi fronte-retro e nelle rotazioni a 360° per la provenienza apparente della fonte sonora.

A parte la necessità di aggiungere un ulteriore elemento al già nutrito parco diffusori tipico di un qualsiasi impianto home theater, la sua disponibilità esclusiva su un’elettronica dal prezzo di listino ben oltre i cinque milioni rappresentava senz’altro il limite maggiore alla diffusione delle nuove decodifiche 6.1. Con la presentazione del DSP-AX-2 la soglia di ingresso per l’home theater a 6.1 canali si è abbassata di molto, pur restando sempre circoscritta ai segmenti più elevati. Va detto inoltre che gli amplificatori home theater Yamaha di classe maggiore sono equipaggiati da una coppia di canali aggiuntivi per la riproduzione del campo riverberato frontale, portando ad 8.1 il numero dei canali su cui si articola l’elettronica interna del DSP-AX-2.

In genere il modello appena sotto il vertice delle amplificazioni HT Yamaha ha una dotazione e capacità di erogazione non molto dissimili da quello di punta, andando a costituire per esso una fonte di concorrenza parecchio temibile, forse anche più degli stessi modelli di vertice proposti dagli altri marchi oggi più in vista nel settore. Vedremo se sarà lo stesso anche per il nuovo DSP-AX-2.

Caratteristiche e funzionalità

Già dal peso e dalle dimensioni dell’imballo, si comprende che l’integrato non rinuncia a seguire da vicino l’esempio dell’AX-1 anche sotto questi aspetti, impressione ulteriormente confortata quando lo si libera dall’involucro. L’aspetto è infatti molto simile a quello del modello di vertice, anche per quanto riguarda l’altezza del frontale e le proporzioni del telaio, ragguardevoli.

Dietro al pannello ribaltabile, smorzato ad olio, si trova la dotazione accessoria dell’integrato, che nel gruppo di prese ausiliarie comprende anche l’ingresso ottico, assente sul DSP-AX-1.

Il frontale denota il mancato ricorso al classico schema estetico dei recenti integrati Yamaha d’alto bordo, caratterizzati dalla manopola del volume affiancata da quella relativa alla selezione degli ingressi, di diametro alquanto minore. Questa funzione è affidata ora ad una coppia di pulsanti, affiancati da quello più piccolo destinato alla commutazione tra ingressi digitali ed analogici.

Tutto il resto, pulsante di attivazione a parte, è sistemato dietro il portello apribile che domina la parte inferiore del frontale. Nella descrizione di quanto celato al suo interno, diamo la precedenza al gruppo di prese per la connessione di una sorgente volante, che dispone anche di terminali S-Video e digitale ottico, quest’ultimo assente anche sul modello di vertice.

Abbiamo poi la manopola a corsa senza fine tramite la quale si passano in rassegna i numerosi effetti ambientali realizzati dalla sezione DSP per l’elaborazione digitale del segnale, che come al solito per Yamaha avviene a partire dai campi riverberati appartenenti a luoghi effettivamente esistenti, grazie a tecniche di rilevazione particolarmente raffinate, esclusive del costruttore orientale. Ciò determina doti di realismo degli effetti riverberati decisamente maggiori del solito, oltre alla possibilità di intervenire su un numero di parametri assai più ampio, relativamente alla loro riproduzione.

Non manca il pulsante di disattivazione istantanea degli effetti, utile per valutare le differenze tra segnale “liscio” o riverberato. Ci sono poi il pulsante di attivazione del gruppo di ingressi per decodificatore esterno, anch’esso a 6.1 canali, il selettore per la sorgente da inviare alle uscite di registrazione, che può differire da quella in ascolto, e provenire da uno qualsiasi degli ingressi a disposizione, piuttosto che da una selezione di essi come avviene su molte elettroniche recenti.

Il trasmettitore IR, universale e programmabile, dispone di un display retroilluminato, come la parte centrale della pulsantiera, che indica la sorgente in ingresso e verso la quale si inviano i comandi. Un pannello a slitta nasconde i controlli di impiego meno frequente.

Restano i controlli di tono, il pulsante bass extension per il rinforzo della gamma inferiore e quelli per la selezione tra due coppie di altoparlanti sui canali principali. Non capisco perché tutti i costruttori, nessuno escluso, si ostinino a prevedere questa opzione, del tutto fuori luogo quando per sfruttare appieno le potenzialità dell’elettronica ne sono già necessarie quattro coppie, più due subwoofer.
Completano la dotazione l’uscita cuffia ed il pulsante processor direct, che elimina i circuiti relativi ai controlli di tono e bilanciamento dal percorso del segnale in uscita dalla sezione di decodifica e DSP.

Il telecomando è molto simile a quello in dotazione al modello maggiore: oltre al completo intervento sulla quantità sterminata di funzioni proprie dell’integrato, permette di controllare le funzioni degli altri componenti dell’impianto. A tale scopo ha in memoria i codici relativi ai prodotti dei marchi più noti; qualora non corrispondessero alle necessità dell’utilizzatore, si può sempre contare sulle sue possibilità di programmazione. Permette infine di impartire macro, sequenze di comandi memorizzati in precedenza.

Il pannello posteriore denota la ricchezza tipica degli integrati di segmento alto, e forse anche di più. Abbiamo innanzitutto otto ingressi digitali, cinque su presa ottica e gli altri su coassiale, affiancati da una coppia di uscite, sempre su presa ottica.

Ci sono poi tre ingressi analogici per sorgenti audio, compreso il phono, ed i loop per due registratori. Sul fronte audio/video abbiamo altri otto ingressi, tutti equipaggiati da prese composita e S-Video. E ancora non basta, perché mancano dall’elenco le prese relative agli ingressi 6.1, a quelli componenti per due sorgenti video, ed alle uscite per il monitor, su terminali composito, S-Video e componenti. Altre connessioni sono relative alla separazione tra pre e finale, alle uscite subwoofer, sdoppiate, ed a quelle relative agli altri sei canali.

Un numero conseguentemente ampio di morsetti di uscita affolla la parte restante del pannello posteriore, assieme al selettore per l’impedenza di carico, da predisporre seguendo la complessa tabella posta al suo fianco.

Sul retro la quantità di connessioni ricalca quella, fin quasi smisurata, dell’AX-1.

La possibilità di attribuire denominazioni a piacere a ciascuno degli ingressi e lo spegnimento temporizzato completano le funzioni accessorie dell’integrato.

La sezione DSP

La sezione relativa a decodifica e DSP deriva direttamente da quella utilizzata sul DSP-AX-1. È possibile la fruizione degli effetti surround anche nell’ascolto in cuffia, oppure in assenza dei diffusori posteriori o a partire soltanto da quelli principali, per i canali sinistro e destro. Anche in condizioni simili è dunque possibile l’impiego dei preset DSP messi a disposizione dell’AX-2. Questi sono molto numerosi, anche se non come sul DSP-AX-1, gran parte dei quali dedicati all’ascolto di programmi musicali.

Sono suddivisi su dodici gruppi, a loro volta classificati in Hi Fi DSP, per l’ascolto di musica, e Cinema DSP per i programmi A/V. Dal gruppo 1 al Gruppo 7 sono compresi i preset dedicati all’ascolto di musica, dal 7 al 9 quelli adatti per programmi audio/video, mentre dal 10 al 12 sono inclusi gli effetti surround destinati ai segnali codificati Dolby Pro Logic, Dolby Digital e DTS, anche con l’abbinamento funzionale tra decodificatori e DSP, che dà luogo alla modalità Cinema DSP.

La scheda su cui è alloggiata la circuiteria digitale è notevolmente semplificata rispetto a quella che equipaggia il DSP-AX-1, pur attestandosi su livelli realizzativi più che all’altezza della situazione. Il DSP cui sono affidate la decodifica 6.1 canali e la ricostruzione dei campi sonori presettati è l’YSS 928, che integra le funzioni svolte da diversi chip nel DSP-AX-1. I convertitori D/A sono gli stessi utilizzati dal DSP-AX-1, anche se in numero minore: si tatta dei Burr Brown PCM 1704, esemplari a 24 bit/96 kHz in versione SMD.

Il gruppo 1 comprende due hall europee, la prima è a ventaglio, da 2500 posti, la seconda è una shoe box da 1700 posti, le cui decorazioni interne creano riflessioni particolarmente complesse.

Il gruppo 2 comprende una sala statunitense da 2600 posti, il cui semplice interno si traduce in una notevole ricchezza di medio-alti, ed una di forma circolare e di grandi dimensioni, con il punto d’ascolto virtualmente posizionato nelle vicinanze del palco. Il gruppo 3 comprende le chiese, Friburgo e Royaumont (Parigi), mentre il gruppo 4 è quello dei jazz club, forse il mio preferito. Ci sono i preset relativi al campo sonoro tipico del Village Gate e del Bottom Line. Assieme al Roxy Theater, incluso nel gruppo 5, questi preset riproducono le condizioni in cui è stata registrata una moltitudine di album dal vivo. Il gruppo 5, Rock Concert, comprende anche il preset Arena caratterizzato da tempi molto lunghi tra suono diretto e riflessioni, originate da una sala di forma rettangolare.

Il gruppo 6, Stadium, ha i preset Anaheim e Bowl: quest’ultimo ripropone l’ambienza tipica di uno stadio con gli spalti disposti a semicerchio. Il gruppo 7 annovera i preset Disco, che riproduce il tipico sound della discoteca, denso e concentrato, 8 Ch Stereo, che distribuisce su tutti i canali disponibili il segnale audio stereofonico, e Game, da utilizzare con i videogiochi.

Per i programmi A/V ci sono i gruppi Cinema DSP, che partono dall’8, imperniato sui preset Classical/Opera, che conferisce grande profondità alle parti vocali ed al resto dell’informazione audio, limitando la quantità di riverbero, e Pop/Rock, che simula la densa atmosfera di un concerto di musica moderna. Nel gruppo 9 abbiamo l’utile Mono Movie, atto ad ampliare il fronte sonoro delle colonne monofoniche tipiche dei film d’epoca, che non lascia attivo solo il centrale come avviene invece su altre elettroniche HT.

Variety/Sports, sempre per il gruppo 9, va bene per i programmi di intrattenimento e per la visione di eventi sportivi. Il gruppo 10 comprende il preset Spectacle, che riproduce l’ampiezza tipica delle colonne 70 mm, ed è adatto anche al segnale codificato. Sci-Fi è ideale per l’ambientazione tipica di film e programmi di fantascienza. Il gruppo 11 verte sul preset Adventure, per la riproduzione delle colonne 70 mm più moderne e di quelle multicanali; General ha un campo sonoro più “morbido” e premiante per il parlato. Il gruppo 12 comprende le decodifiche Dolby Digital, Dolby Pro Logic e DTS.

Pure e semplici, oppure in versione arricchita con l’operatività del DSP, per simulare i diffusori surround multipli di una sala con sistema di proiezione 35 mm. Se il segnale è codificato in tal senso, questi preset consentono la decodifica Dolby Surround EX 6.1 e DTS ES.

L’interno denota una realizzazione meno complessa e raffinata rispetto a quella dello Yamaha di vertice, pur evidenziando un livello qualitativo impeccabile.

Per quanto riguarda i parametri del campo riverberato accessibili all’utilizzatore, c’è altrettanta ricchezza di scelta. Initial Delay interviene sulla distanza apparente dalla fonte del suono, operando sull’intervallo tra emissione diretta e la primissima riflessione udibile dall’ascoltatore. Presence Initial Delay varia il ritardo tra suono diretto e riflessioni del fronte anteriore, Rear Center Initial Delay e S Initial Delay hanno la stessa funzione ma per i canali posteriori, rispettivamente per il centrale ed i laterali.

Room Size varia le dimensioni apparenti dell’ambiente simulato, separatamente per il fronte anteriore, Presence Room Size, e per i canali posteriori, separatamente per i canali laterali, S Room Size, e centrale RC Room Size. Liveness regola la riflettività dell’ambiente simulato, anch’esso in maniera separata per i fronti anteriore e posteriore, e per il canale posteriore centrale. I tempi di ritardo sono controllati dal parametro Delay, separatamente per ciascun canale. Si può intervenire infine sui tempi di riverbero e sulla lunghezza del suo decadimento. Per il canale centrale è disponibile un equalizzatore a cinque bande.

Una possibilità di intervento di grande completezza, insomma, che pur non essendo pari a quella del DSP-AX-1, caratterizzata da un numero di preset, di parametri e di controlli ancora più ampio, si rivela parecchio più estesa di quella messa a disposizione dagli integrati di classe alta ma non di vertice assoluto.

Costruzione

Malgrado l’impiego di sezioni finali di esuberanza notevole, per il DSP-AX-2 non si è fatto ricorso al raffreddamento forzato mediante ventola motorizzata, preferendo ricorrere all’impiego di dissipatori tradizionali, dall’ingombro notevolmente maggiore, per sviluppare la superficie di smaltimento necessaria alle potenze ed al numero di componenti attivi in gioco.

Visto così sembrerebbe un aspetto di importanza secondaria, ma rispecchia invece le doti di semplicità circuitale, di integrazione, ingegnerizzazione ed organizzazione dell’interno, di rilievo indiscutibile nell’equilibrio di un qualsiasi amplificatore multicanali. Va da sé che tali prerogative non saranno particolarmente spiccate negli esemplari che per forza di cose hanno dovuto fare ricorso a dispositivi di ventilazione ausiliaria.

Questo è un argomento quasi sempre tralasciato e che vede in Yamaha uno tra i pochissimi costruttori di grande serie che rinunciano, anche nei modelli di alta potenza, a soluzioni più appropriate ad elettroniche professionali, nate più per avere l’affidabilità di un carro armato che non per riprodurre le sottigliezze timbriche proprie di un ascolto, audio o A/V, di livello congruente alla classe dell’integrato in esame.

La realizzazione ricalca, sia pure su un piano improntato ad un dispendio di risorse alquanto minore, l’elevato profilo tipico del DSP-AX-1. Si tratta quindi del tipico esempio di integrato dalle caratteristiche di targa assai poco dissimili da quelle del modello di vertice, ma che da esso si differenzia proprio per le soluzioni tecniche adottate, improntate per forza di cose ad una minor raffinatezza, che va a ripercuotersi anche sul suo comportamento all’atto pratico.

Dunque, se sulla carta il DSP-AX-1 ed il DSP-AX-2 sembrano molto simili, separati solo da una decina di watt per canale e da un pugno di preset in più nella sezione DSP, l’evidenza ci dice che si tratta di elettroniche realizzate a partire da approcci alquanto diversi. Improntato al raggiungimento delle massime prestazioni quello dell’AX-1, ricercate anche per mezzo dell’impiego della miglior componentistica in circolazione, basato su uno spiegamento di mezzi alquanto più accorto quello dell’AX-2, ferme restando le peculiarità di un’elettronica di classe alta.

Data la differenza nel prezzo di vendita non potrebbe essere altrimenti: è comunque un argomento degno di riflessione soprattutto per chi si sta avvicinando ora alla riproduzione multicanali di elevato livello qualitativo e non ha una grande esperienza in materia. Per quanto importanti, le prestazioni dichiarate dal costruttore non dicono tutto riguardo alla qualità intrinseca di un’elettronica o di un sistema di altoparlanti: ferme restando le prime o quasi, la seconda può variare anche di molto.

La diversificazione nei confronti del DSP-AX-1 inizia proprio dai finali, caratterizzati dalla disposizione a due piani sul corpo alettato particolarmente ampio, ma notevolmente semplificato rispetto a quello del modello di punta. È realizzato in estruso di alluminio ed occupa in pratica l’intera profondità del telaio. Per quanto riguarda i componenti attivi, si tratta di esemplari di valore notevole, in grado di dissipare elevate quantità di corrente.

La separazione fisica delle diverse sezioni circuitali, alloggiate su schede indipendenti, è un altro particolare che rispecchia il livello qualitativo della realizzazione, comunque elevato. Nel telaio del DSP-AX-2 si possono contare oltre una decina di stampati diversi, a testimonianza della complessità tipica di un integrato multicanali di potenza superiore alla media.

A maggior ragione ciò vale per l’esemplare in esame, contraddistinto dalla presenza del sesto canale “full power” per il centrale posteriore, nonché dai finali per gli effetti frontali, da 25 watt ciascuno. Gli altri canali hanno invece una potenza di targa di 100 watt su 8 ohm. La sezione di alimentazione denota un ridimensionamento minore del prevedibile rispetto a quanto visto sul DSP-AX-1.

Il trasformatore a lamierini è infatti di notevole consistenza, e in grado di sbilanciare fortemente la distribuzione dei pesi all’interno del telaio, pur se permane un certo gap nei confronti di quello impiegato dal DSP-AX-1, un “bambino” da otto chili e mezzo. Di buon rilievo sono anche le capacità di filtraggio, da 44.000 microfarad complessivi.

Il dissipatore svolge anche funzioni schermanti tra alimentazione e sezioni audio a basso livello, dislocate in posizione opposta, e per le quali è stata utilizzata componentistica passiva di qualità rilevante. Ingressi per sorgenti audio e A/V dispongono di stampati distinti, mentre la sezione di decodifica e DSP è come al solito confinata alla maggior distanza possibile da eventuali fonti di disturbo, totalmente circondata da paratie metalliche che ne impediscono la visione.

Stavolta però abbiamo fatto uno strappo alla regola e, muniti di cacciavite e grande pazienza, l’abbiamo portata alla luce, operazione necessaria per valutare se e quali differenze siano intercorse nei confronti della stessa sezione del DSP-AX-1. Quest’ultimo vantava l’impiego di integrati a 44 bit, con l’unità dedicata ad elaborazione del segnale surround e riproduzione del campo riverberato, separata da quella per Silent Cinema e Virtual Cinema DSP. Un terzo integrato effettuava l’estensione della decodifica su 6.1 canali. Ora, invece, tutte queste funzioni sembrano essere integrate all’interno di un singolo chip di notevoli proporzioni, l’YSS 928 a 32 bit, ultimo nato nella numerosa famiglia di DSP Yamaha.

Purtroppo, nella scheda relativa a decodificatori e DSP non c’è più traccia dei pregiati CS 3310, impiegati dal DSP-AX-1 per l’attenuazione dei singoli canali, mentre i convertitori D/A non sono indipendenti per ogni canale, ma si occupano di una coppia di essi ciascuno. Si tratta comunque degli stessi esemplari, i Burr Brown PCM 1704, preceduti dai DF 1704 utilizzati probabilmente nella sezione di filtraggio digitale. Per la sezione A/D si fa ricorso ad un convertitore di produzione AKM.

La qualità della componentistica passiva impiegata in questa sezione è ragguardevole, a testimonianza dell’impegno profuso nella sua realizzazione, che pur differenziandosi profondamente da quella adottata dall’AX-1, è comunque più che all’altezza di un’elettronica di classe elevata.

Unico neo, il diodo volante montato sulla facciata posteriore, sintomo di un ripensamento tardivo, intervenuto dopo la delibera finale degli stampati.

La realizzazione nel suo insieme è caratterizzata da una complessità ragguardevole, ma tutto sommato minore rispetto a molte elettroniche di classe simile. Un po’ annoso è infine il cablaggio, con qualche cavo di troppo che corre disordinatamente all’interno del telaio.

Conclusioni

Come per il DSP-A1 il modello immediatamente inferiore DSP-A2 rappresentava la fonte di concorrenza più temibile, a dispetto che fossero realizzati dallo stesso costruttore, così anche il DSP-AX-2 è l’integrato che al momento attuale può dare il maggior filo da torcere all’attuale modello di vertice Yamaha.

La presenza degli aggiornatissimi decodificatori Dolby Surround EX e DTS ES, il gran numero di preset messi a disposizione dalle sezione di elaborazione digitale del segnale, che nelle possibilità di controllo ricalca l’ampiezza di mezzi tipica dell’AX 1, gli stadi finali da 6×100 watt contribuiscono infatti a realizzare un profilo di prim’ordine.

Ulteriormente corroborato da possibilità di connessione molto ampie, che difficilmente troveranno pieno impiego anche nel più complesso degli impianti, e da un livello costruttivo che pur non potendo essere confrontato con quello del DSP-AX-1, è pienamente all’altezza delle migliori realizzazioni provenienti dal marchio dei tre diapason, e rispecchia le caratteristiche tipiche degli amplificatori home theater di vertice.

Il fatto che la sua quotazione sia alquanto inferiore rispetto alla maggioranza di essi, che non sempre possono vantare pari dotazione e flessibilità, costituisce un ulteriore motivo di interesse da aggiungere ai numerosi altri che calamiteranno sull’integrato in prova l’attenzione degli appassionati più esigenti, anche sotto il profilo della qualità sonora, orientati verso la riproduzione multicanale.

Nonostante le sue caratteristiche siano molto simili a quelle del DSP-AX-1, il che potrebbe far pensare che si tratti di elettroniche quasi equivalenti, giova ripetere che le soluzioni tecniche impiegate sono di caratura alquanto diversa. Perfettamente all’altezza di un integrato di classe alta quelle dell’AX-2, ma sempre piuttosto lontane da quanto fatto per l’AX-1, che non a caso è un esemplare di vertice assoluto. La notevole differenza di prezzo tra le due elettroniche, del resto, è già un chiaro indicatore di tale stato di cose.

Claudio Checchi


Visione e ascolto

In passato, gli amplificatori Yamaha si sono conquistati una fama di timbrica chiara e brillante, pur se accompagnata da una certa freddezza, che non trovava tutti d’accordo. Da alcuni anni, però, questa caratteristica è andata facendosi sempre più marginale, fino a non lasciare più traccia negli integrati che ho avuto modo di prendere in esame di recente, come il DSP-A2.

Il successore mette in luce una morbidezza sonora di pari rilievo, ma non influenzata da indecisioni nella focalizzazione e nella riproduzione dei segnali di minore entità. L’attendibilità della sua timbrica, decisamente equilibrata, e l’estensione agli estremi banda, sono le prerogative concernenti la sonorità dell’integrato che saltano fuori fin dal suo impiego in una catena audio stereofonica. Assieme ad essa, mette in luce le caratteristiche necessarie a porsi in evidenza anche nei confronti di amplificazioni nate apposta per il solo audio. L’erogazione di potenza appare decisamente sostanziosa, non dissimile, in un confronto a memoria, da quella tipica del DSP-AX-1. Di rilievo sono anche l’impatto ed il contrasto dinamico della riproduzione, sempre abbinati a pulizia, focalizzazione ed assenza di asprezze tipiche delle elettroniche di gran classe. Il merito maggiore del DSP-AX-2 risiede però, almeno a mio avviso, nella totale assenza di quel rigonfiamento del medio basso tanto di moda in ambito HT, quanto poco producente per messa a fuoco e dettaglio. Ne è affetto il 90% degli amplificatori multicanali, che in tal modo, ponendo in evidenza una pienezza ingannevole sulle possibilità energetiche e di estensione del comparto inferiore, mascherano la loro povera selettività timbrica.

Anche con il parco diffusori al gran completo non si notano perdite particolarmente consistenti quanto a spunto dinamico e capacità di erogazione in assoluto. Con tutti questi canali, foraggiati peraltro da un numero di watt piuttosto consistente, non si dovrebbe assolutamente trascurare l’acustica ambientale, pena l’impossibilità di trarre tutto il potenziale sonoro di un simile amplificatore, e del sistema di altoparlanti che gli verrà affiancato. 650 watt complessivi, più la potenza dei subwoofer, non sono per nulla pochi, e rischiano di porre in seria crisi un ambiente inadatto ad ospitarli, penalizzando oltremodo le capacità di coinvolgimento dell’impianto al completo, che imperniato su un amplificatore di qualità simili avrebbe tutte le possibilità per dare grandi soddisfazioni al suo possessore.
Passando all’impiego in ambito home theater, si deve rilevare innanzitutto il notevole realismo degli effetti presettati. Anche nel loro impiego si devono osservare alcune norme improntate al buon senso, come quella di non riprodurre un disco di heavy metal in un’ambientazione da cattedrale, che non potrebbe far altro se non dar luogo ad una riverberazione eccessiva e in grado di penalizzare fortemente la corretta percezione del segnale diretto.

La flessibilità dell’elaboratore di campo sonoro mette a disposizione dell’utilizzatore un gran numero di opzioni riguardanti l’emissione del segnale riverberato. Numero che in uno “smanettamento” a casaccio rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio capace di condurre a risultati per nulla raccomandabili. Viceversa, un intervento sui vari parametri improntato alla parsimonia, nonché al compimento ed alla successiva verifica di un singolo passo alla volta, può essere la chiave di volta per la riproduzione di campi sonori di grande coinvolgimento.

Si deve comunque tenere presente che l’intervallo di regolazione dei diversi parametri non ha un’ampiezza tale da far trascendere in un’effettistica gratuita e di dubbio gusto. Molto comunque è demandato alla saggezza dell’utilizzatore. Utilizzato con un po’ di sale in zucca, il surround del DSP-AX-2 si rivela realistico e poco incline a dar vita ad effetti speciali di bassa lega. Come sempre spettacolare è la riproduzione degli album dal vivo registrati al Roxy Theater ed al Village Gate, particolarmente numerosi in ambito jazz e rock. Anche con altre registrazioni di varia provenienza si ha una riproduzione di impatto e coinvolgimento notevoli, specie se abbinate al preset più giusto tra i numerosi a disposizione. Anche nella visione di semplici programmi televisivi monofonici si può apprezzare un ampliamento del fronte sonoro parecchio consistente, che permette di apprezzarli in una forma fin quasi inimmaginabile. Con alcuni preset emerge di tanto in tanto un certo assottigliamento per l’equilibrio della riproduzione, ripristinabile con il dispositivo Bass Extension.

Impeccabile naturalmente anche il lavoro di decodifica, ulteriormente corroborato dall’operatività combinata con il DSP, che determina la riproduzione di campi sonori ancora più ampi e coinvolgenti. In definitiva, il DSP-AX-2 impone nuovamente il primato di Yamaha nel campo dell’home theater e dell’audio multicanali. Pur non potendo essere paragonato direttamente al modello di vertice AX-1, dal quale lo separano una raffinatezza circuitale alquanto minore ed il più contenuto dispendio di componentistica molto pregiata, si impone in ogni caso come uno tra gli integrati di classe alta più degni di attenzione, anche in considerazione del fatto che i pochi amplificatori sul mercato dotati di decodificatori e stadi finali 6.1 canali sono alquanto più costosi. C.C.


Le misure

Con due canali in funzione la potenza dell’amplificatore Yamaha eccede il dato di targa e l’erogazione aumenta con una buona pendenza al diminuire del modulo di carico, mostrando compatibilità con altoparlanti dall’impedenza minima di poco superiore ai 2 ohm. Con 5 canali la massima potenza ovviamente scende, ma nel complesso l’apparecchio riesce a fornire 570 watt su 4 ohm e 660 su 2 ohm, che in regime impulsivo salgono rispettivamente fino a 1060 e 1620 watt: valori più che adeguati per ascolti emozionanti anche con altoparlanti impegnativi, anche perché il test di tritim impulsiva è superato brillantemente. La sezione di conversione digitale/analogico, misurata sulle uscite pre, mostra una buona linearità ai bassi livelli, pur distorcendo lievemente di più rispetto al valore di risoluzione inferibile dalla quota del rumore (16 bit). La risposta attenua di poco la gamma bassa, per il resto non si discosta sensibilmente dallo zero.
F. Montanucci


Yamaha DSP-AX-2
Lettore DVD

Costruttore: Yamaha Corporation, P.O. Box 1, Hamamatsu, Giappone
Distributore per l’Italia: Italaudio, Via Torquato Tasso 13/15, 20025 Legnano (MI). Tel. 0331 548416
Prezzo: L. 4.400.000 (listino 12/2000)


Caratteristiche dichiarate dal costruttore
  • Potenza continua: 6×100 W + 2×25 W su 8 ohm.
  • Fattore di smorzamento: >200.
  • Risposta in frequenza: linea 10 Hz-100 Hz -3 dB; phono 20 Hz-20 kHz –0,5 dB.
  • Rapporto S/N: phono 86 dB; linea 96 dB.
  • Sensibilità/impedenza di ingresso: phono 2,5 mV/47 kohm; linea 150 mV/47 kohm.
  • Controlli di tono: ±10 dB a 50 Hz e 20 kHz.
  • Dimensioni: 449x191x468 mm.
  • Peso: 22 kg.

Da Digital Video HT n. 20 Gennaio 2001

Author: Redazione

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