Qualità sonora e sofisticata correzione di acustica ambientale non solo per il cinema ma anche per la musica.
Il marchio Anthem è nato negli anni Novanta quando Paradigm acquisì Sonic Frontiers, un costruttore canadese di elettroniche valvolari hi-end che aveva un buon seguito tra gli appassionati. Iniziò come linea dedicata al cinema e all’audio multicanale ma presto soppiantò il marchio principale e attualmente è il ramo d’azienda che produce le amplificazioni mentre Paradigm e Martin Logan si dedicano ai sistemi di altoparlanti.
Sempre attivo nell’intrattenimento audio/video, non manca di dedicarsi alla stereofonia di qualità con la serie STR che AUDIOreview ha provato con risultati lusinghieri nel recente passato. La serie MRX è invece quella dei sintoamplificatori AV, rinnovata recentemente nell’estetica e nei contenuti. Vi appartengono tre modelli: l’MRX 540, il 740 (provato su AR 437) e il top di gamma 1140 che approfondiamo in questo articolo.
Progetto e costruzione
L’MRX 1140 è un sintoamplificatore A/V ad undici canali con funzioni di rete. È in grado di gestire i moderni formati audio ad oggetti, Dolby Atmos e DTS:X, con la possibilità di arrivare a 15.2 canali come preamplificatore. La potenza disponibile è di 140 watt su otto ohm per i cinque canali principali mentre per gli altri sei è di 60 watt sempre su otto ohm. I segnali video HD sono gestiti fino a 18 Gbps con compatibilità Dolby Vision, HDR e Hybrid Log Gamma. Tra le funzioni più significative c’è lo streaming di rete e la correzione di acustica ambientale con il sistema proprietario ARC Genesis.
La serie MRX x40 eredita dalla precedente x20 le dimensioni, relativamente compatte, e la tipologia di costruzione del telaio in lamiera ripiegata, una tradizionale base a culla con coperchio di spessore non particolarmente elevato. Costituisce un passo avanti per quello che riguarda l’estetica e i controlli. Il design è decisamente più moderno e accattivante, con un frontale alto diviso simmetricamente in due parti. A sinistra c’è una ampia superficie vetrata che include un display grafico a colori (circa 4 pollici) mentre a destra c’è un pannello in alluminio satinato, che ospita una “sostanziosa” manopola in metallo e una fila di piccoli tasti per i controlli a cui si aggiunge pure l’uscita cuffia da 6,35 millimetri.
Sul pannello posteriore troviamo sette ingressi HDMI 2.0b HDCP 2.2 (aggiornabili a HDMI 2.1 – 8K). Le uscite video HDMI sono tre, la prima delle quali ha funzionalità eARC (acronimo di enhanced Audio Return Channel, per i flussi audio e controllo da TV, da non confondere con il software di correzione acustica ambientale) e la terza dedicata alla zona 2. Le connessioni audio analogiche sono tutte sbilanciate e prevedono cinque ingressi linea, uscite per tutti e undici i canali con regolazione del volume della zona 1 più una pre-out stereo a livello fisso, una uscita stereo zona 2 con sorgente e volume indipendente, e due uscite subwoofer.
Sul fronte digitale abbiamo tre ingressi ottici e due coassiali, compatibili con formati multicanale DTS e Dolby Digital, e un’uscita ottica che effettua il down mixing a stereo dei segnali in transito nella zona 1. La presa Ethernet consente di gestire alcune funzioni fondamentali. Tramite rete, infatti, avvengono le operazioni di calibrazione di ARC Genesis ma anche il controllo di tutte funzioni con una interfaccia web e ovviamente lo streaming audio come approfondiremo nel prossimo paragrafo. Per chi non avesse la rete cablata nelle vicinanze dell’impianto c’è comunque anche la connessione wireless wi-fi con due antenne e il Bluetooth che nella precedente serie mancava.
L’ispezione tecnica di un sintoamplificatore è sempre un’operazione delicata. Si tratta di apparecchi complessi, ingegnerizzati con molta cura in maniera da contenere tante schede in uno spazio che spesso è il medesimo di amplificatori stereo. Difficile cercare di scoprire i componenti impiegati senza rischiare di causare danni. L’MRX 1140 non fa eccezione e presenta in prossimità degli ingressi ben sei livelli orizzontali sovrapposti di PCB rosse a cui si aggiungono alcune innestate in verticale.
Poco saggio lasciarsi andare alla curiosità e impugnare il cacciavite per cercare qualche segreto. Ma informazioni utili possono anche venire dall’esame delle parti esposte. Il primo livello è relativo agli ingressi HDMI, è pure rovesciato e quindi non consente di riconoscere i componenti montati.
Lascia comunque una buona parte della seconda scheda scoperta e su questa troviamo parti audio digitali come un paio di PCM9211 di Texas Instruments (ricevitori S/PDIF con funzione A/D a 96 kHz) e dei convertitori stereo PCM 5100A e ES9010K2M coadiuvati da operazionali JRC 8080 a basso rumore specifici per uso audio. In uno spazio centrale, in una zona in cui insiste anche una generosa ventola per il raffreddamento forzato, è collocato un dissipatore in alluminio. Su questo sono fissate cinque coppie di transistor Darlington complementari 2SD2560 e 2SB1647 da 15 ampere che costituiscono lo stadio finale dell’amplificazione lineare da 140 watt su otto ohm. I restanti sei canali sono in classe D da 60 watt, collocati a ridosso del pannello posteriore su di una scheda che si trova proprio dietro ai morsetti corrispondenti.
Sempre al centro dell’amplificatore c’è un grande trasformatore toroidale incapsulato che occupa quasi un quarto dello spazio interno. La sua presenza è indice di una alimentazione lineare, almeno per una parte dell’audio, confermata da due condensatori elettrolitici “incastrati” nel punto più irraggiungibile dell’apparecchio e quindi impossibili da svelare. Dietro alla vaschetta IEC della presa di corrente c’è comunque un modulo di alimentazione switching e nelle vicinanze un’altra ventola (piccola). La parte interna del frontale ospita un’unica grande scheda relativa a display e controlli.
Note d’uso e ascolto
Rispetto alla serie precedente l’MRX 1140 ha guadagnato un bel display grafico, la cui schermata principale è ben visibile da lontano (ma che richiede comunque di avvicinarsi per navigare nei menù di configurazione). Non c’è più la presa HDMI di servizio celata sotto uno sportellino frontale, che era comoda per i collegamenti occasionali. Ancora una volta non c’è una porta USB per la lettura di memorie ma dietro ce n’è una solo per l’aggiornamento del firmware. Un’operazione che si può effettuare anche più comodamente tramite rete internet. Altro cambiamento importante è quello del protocollo per lo streaming che passa da DTS Play-Fi ai più diffusi DLNA, Google Chromecast e Apple AirPlay. Il controllo della riproduzione musicale può avvenire anche tramite Spotify Connect.
Anthem ha un approccio essenziale quanto efficace ai controlli e alle funzioni. Chi fosse stato “viziato” da esperienze con altri marchi nipponici se ne renderà conto abbastanza velocemente. L’on-screen display sul TV è particolarmente spartano, senza grafica, con una barra che scorre nella parte bassa dello schermo. Meglio sfruttare l’interfaccia web, vale a dire visibile collegandosi all’apparecchio tramite PC o smartphone attraverso la rete come se si stesse navigando in un sito internet. Vi si accede digitando sul browser l’indirizzo IP che viene assegnato all’interno della rete domestica all’amplificatore. Lo si può scoprire in vari modi, interrogando il router o con applicazioni mobili come Net-work Scanner ad esempio, oppure più semplicemente dal sottomenù Net-work dello stesso MRX 1140. Con il controllo in modalità web si ha completo e chiaro accesso a tutte le funzioni. Come nota di servizio da segnalare che, almeno per Android, non è più disponibile per il download l’app di controllo Anthem MRX Control.
I menu editabili sono numerosi e comprendono il numero dei diffusori, la configurazione manuale delle distanze, il bass-management (il crossover per integrare i subwoofer), i livelli e le impostazioni sui singoli ingressi. Si può anche cambiare il routing dei canali, assegnando alle uscite amplificate un ruolo diverso da quello per cui sono normalmente predisposte. Interessante la possibilità di impostare la bi-amplificazione per i canali frontali destro e sinistro anche se non consente di assegnargli i finali lineari Surround obbligando di fatto ad una situazione mista con le uscite in classe D.
Ci sono quattro profili memorizzabili per ogni opzione, assegnabili in maniera differente ad ogni ingresso. Per chi volesse sperimentare l’up-mixing ha tre diverse modalità, fra cui una dedicata alla musica che non elabora il segnale con echi o riverberi aggiuntivi ed escludendo il centrale (scelta dal nostro punto di vista discutibile visto che il diffusore centrale è di grande aiuto come Fabrizio Montanucci ha dimostrato già anni fa con il Deep Stereo).
Il sistema di correzione di acustica ambientale ARC Genesis è senz’altro uno dei piatti forti offerto dal MRX 1140. È un software sviluppato oramai da diversi anni in collaborazione con il National Research Council of Canada e rappresenta uno dei sistemi più avanzati attualmente disponibili sul mercato. Nell’ultima versione, denominata Genesis, se ne giovano anche i diffusori attivi di Paradigm e Martin Logan.
Come altri sistemi simili sfrutta un computer per far girare il software ed effettuare le misure ambientali preliminari attraverso un microfono, elaborarle e creare un file di correzione che sarà caricato attraverso la rete domestica sull’amplificatore. Quest’ultimo opererà poi in autonomia, tramite il suo DSP, la correzione in tempo reale del segnale musicale. Le procedure sono guidate, c’è una modalità di calibrazione automatica e una avanzata che lascia facoltà di intervento su molti parametri. Non è la prima volta che ho avuto a che fare con ARC e in tutte le occasioni tutto è sempre filato liscio. Il nuovo microfono USB incluso con l’MRX 1140 (che non richiede di scaricare il file di calibrazione dal sito Anthem come in passato) si interfaccia direttamente con il PC e non con l’apparecchio come avviene ad esempio in altri sistemi concorrenti (vedi Dirac Live).
La grafica del software è chiara e praticamente a prova di errore, il set-up dell’impianto si può scegliere da un semplice 2.0 fino ad un più complesso 7.2.4. Le misurazioni richiedono un minimo di cinque cicli per ciascun diffusore, in punti prestabiliti intorno alla seduta di ascolto principale. Si può incrementare l’accuratezza con un numero maggiore di riprese o allargare lo sweet-spot d’ascolto. Al termine vengono mostrati i grafici della risposta in frequenza e una curva che ARC Genesis ritiene più consona al sistema rilevato.
Se si è scelta la modalità automatica non resta che dare conferma per il caricamento del file. Nella modalità professionale si può invece intervenire cambiando numerosi parametri, un’opportunità che soddisferà i più tecnici e i più accurati. La sessione si può salvare ed eventualmente riutilizzare successivamente le misurazioni per effettuare dei cambiamenti. Il file di correzione viene inviato via rete all’MRX 1140 che ha quattro profili differenti disponibili e assegnabili indipendentemente per ogni ingresso.
Nella confezione c’è una guida rapida che non ci dice poi molto. Sul manuale completo, scaricabile dal sito, c’è qualcosa in più, ragion per cui è bene approfondire sul sito internet che Anthem ha dedicato al sistema ARC. Stranamente ARC Genesis non imposta la distanza dei diffusori dal punto di ascolto. Tale impostazione andrà effettuata manualmente come ulteriore affinamento del sistema.
Per la prova mi sono orientato ad un ascolto prevalentemente musicale, con un set-up crescente dallo stereo puro al 2.1 fino al multicanale 5.1 con frontali Bowers & Wilkins 804 D3 e HTM2 D3 e canali surround KEF LS50 più subwoofer JL Audio Fathom F110. Una situazione con diffusori di diversa tipologia a posteriori, in cui la DRC può svolgere un ruolo importante nel garantire una buona omogeneità timbrica. L’audio 3D con diffusori a soffitto o frontali di ambienza al momento mi è stato caldamente sconsigliato dal mio avvocato divorzista di fiducia…
Il primo contatto sonoro è stato in stereo, dopo aver effettuato le misure e la calibrazione ARC secondo la modalità automatica. L’MRX 1140 ha suonato immediatamente in maniera egregia, colpendomi per la scena sonora ampia, profonda e molto stabile. Una esposizione spaziale davvero notevole in cui gli strumenti sono sembrati posizionarsi perfettamente dove intendeva l’ingegnere del suono e ricreando una sensazione di grande ambiente già con soli due canali. Il dettaglio è apparso notevole, molto accurato. Anzi a ben rifletterci, dopo alcuni brani, persino troppo accurato.
Anche le voci in alcuni frangenti mi sono apparse un po’ asciutte e con la “solita” Diana Krall ad evidenziare qualche sibilante oltre la soglia di attenzione. Aggiungendo l’impiego del subwoofer in 2.1 e poi passando finalmente al coinvolgimento con l’ascolto in 5.1 ho riconstatato l’atteso controllo quasi perfetto delle code e delle enfasi che hanno gli apparecchi dotati di una efficace DRC. Personalmente utilizzo la correzione di acustica ambientale, attraverso l’uso del PC, ma in questo caso la presenza del diffusore dedicato ai bassi mi è sembrata superiore a quella a cui normalmente sono abituato. Lo ha dimostrato un album realizzato calcando un po’ la mano sulle basse frequenze, “The Future Bites” di Steven Wilson, che mi ha convinto finalmente a rivedere la calibrazione.
Il software ARC consente di riprendere il lavoro ed effettuare quindi regolazioni successive facilmente. L’impostazione automatica effettua di default una correzione parziale dalla gamma bassa fino a 5 kHz. Una soluzione purista secondo il produttore, efficace nella maggior parte dei casi che vuole escludere possibili errori di misura dovuti alla direzionalità delle alte frequenze. Nella mia situazione ho notato che veniva a crearsi una certa enfasi tra la risposta in frequenza non corretta del tweeter e il livello medio del resto dello spettro che era stato opportunamente linearizzato. All’opposto dello spettro invece ARC Genesis imposta un +1,5 dB sul parametro di Room Gain, applica in pratica un lieve rinforzo nella zona gestita dal subwoofer, un intervento secondo me non necessario nelle condizioni di questa prova.
Ho esteso quindi la correzione a tutta banda e limato appena l’enfasi sul basso; tutto è andato a meraviglia e sono emerse maggiormente le doti musicali di questo sintoamplificatore. Ai pregi sopra descritti si è affiancato un apprezzabile equilibrio timbrico, tale da mettere l’MRX 1140 in competizione con ottimi amplificatori pensati esclusivamente per la musica stereo.
Questo Anthem, come anche altri componenti del marchio provati in passato, si dimostra un performer di alto livello musicale, in stereofonia quanto in multicanale. È in grado di soddisfare pienamente anche chi ha una sensibilità audiofila. Siamo fuori dallo stereotipo del sintoamplificatore che sacrifica sonorità naturali o precise agli effetti cinematografici o a vari gadget funzionali.
Con l’MRX ci si può godere un coinvolgente film d’azione tanto quanto un raffinato quartetto d’archi in semplice stereofonia. Sì, perché anche con gli strumenti dell’orchestra l’MRX 1140 si comporta in maniera egregia. Si apprezzano legni fluidi e raffinati al pari degli archi che hanno una grana molto fine dove il software lo consente. Di spessore poi il registro basso con violoncelli e contrabbassi e le percussioni che hanno un bell’impatto. Conferma senza ombra di dubbio che la musica sinfonica è fra i generi che meglio possono giovarsi di un buon mix multicanale, realizzato avendo rispetto della naturalezza e del coinvolgimento ambientale.
La potenza dell’MRX 1140 è apparsa sempre più che sufficiente. Alla fine, mi sono tolto anche lo sfizio di provare la bi-amplificazione e devo dire che pure i finali in classe D se la sono cavata più che bene.
Il test della parte audio/video è stato condotto attraverso i contenuti forniti dalle piattaforme di streaming, Amazon Prime e Disney+ e qualche Blu-ray tirato fuori per l’occasione. Passato a pieni voti per qualità e funzionalità con l’ingresso HDMI eARC che non ha perso un colpo nel ricevere il segnale dal TV. Anche con l’audio da film l’MRX 1140 ha dimostrato un notevole controllo e potenza adeguata. Ultime note relative al funzionamento dello streaming audio, testato senza problemi sia con Google Chrome Cast che DLNA.
Consigliato, come sempre, il collegamento via cavo anche se il Wi-Fi, che i possessori della precedente serie lamentavano un po’ instabile in alcune situazioni, è stato pressoché impeccabile durante il periodo di prova.
Le misure di Fabrizio Montanucci
Il test di potenza in funzione del tempo con 5 canali in funzione rivela che l’alimentazione di questo Anthem è bi-livello, ovvero commuta su un valore basso quando l’assorbimento supera una determinata soglia, con conseguente limitazione della potenza erogata.
Tale soglia viene però raggiunta solo sui moduli bassi e solo oltre un minimo di 300 millisecondi (300 ms su 2 ohm, 400 ms su 4 ohm), il che, stante la normale persistenza dei picchi nei segnali musicali e nelle colonne dei film, nonché l’evenienza quasi solo teorica di massima richiesta di potenza contemporanea su tutti i canali, comporta che in termini operativi è quasi impossibile determinare la disattivazione del livello più elevato.
Il risultato è una ragguardevole capacità dinamica, ben sfruttabile anche sui moduli bassi ed altoparlanti dall’impedenza non facile, come indicano gli esiti dei test di Carico Limite e di TRITIM su carico a componente capacitiva. La sezione di conversione D/A può raggiungere i 70 kHz di banda utile con segnali campionati a 192 kHz, e in banda audio non devia per più di un quarto di decibel. Il comportamento ai bassi livelli è valido, nello spettro del tono a -70 dB si notano solo microspurie e nessuna componente armonica.
Il jitter ha molte componenti ma tutte molto deboli, la parte periodica non supera i 161 picosecondi 137 dei quali concentrati in una singola componente a 29 Hz, ben lontano dall’area di massima sensibilità dell’orecchio.
Fabrizio Montanucci
Conclusioni
L’MRX 1140 è uno dei sintoamplificatori più dotati sotto il profilo sonoro che si possano scegliere al momento. Le sue prestazioni spiccano soprattutto sotto il profilo musicale e possono essere inquadrate in un segmento di alto livello anche se valutato con i parametri di giudizio audiofili.
Il sistema di correzione d’acustica ambientale digitale ARC Genesis si è rivelato ancora una volta molto efficace, lodevole per risultati e versatile per il tuning fine. Un componente ideale per chi avesse intenzione di allestire un impianto di alto spessore sonoro dalla stereofonia all’intrattenimento cinematografico.
Andrea Allegri
Ci è piaciuto
- Qualità audio, anche in stereo
- Potenza dell’amplificatore
- Correzione acustica ambientale ARC Genesis
Non ci è piaciuto
- Assenza lettura memorie USB
Anthem MRX 1140
Sintoamplificatore integrato 11.2
Distributore per l’Italia: Audiogamma S.p.A., Via Nino Bixio 13, 20900 Monza (MB). Tel. 02 55181610 – www.audiogamma.it
Prezzo (IVA inclusa): euro 4.699,00
Caratteristiche dichiarate dal costruttore
Preamplificatore
- Uscita massima (<0,1% THD): 5,2 VRMS, 7,1 VRMS.
- Risposta in frequenza (20 Hz-30 kHz): ±0,2 dB.
- THD+N (uscita 2 VRMS): -100 dB.
- Rapporto S/R (uscita 2 VRMS, filtro IEC-A): 110 dB
Preamplificatore + Amplificatore (uscita 1 W)
- Rapporto S/R: 91 dB canali 1-5, 86 dB altri.
- Potenza continua (1% THD): 140 watt (Canali 1-5: due pilotati su 8 ohm); canali 1-5: 170 W, due pilotati su 6 ohm; canali 6-11, 60 W, due pilotati su 8 ohm; canali 6-11: 75 W, due pilotati su 6 ohm.
- Dimensioni (LxAxP): 432x152x364 mm.
- Peso: 15,2 kg