È un’altra delle particolarità di questo piccolo gioiello ed essendo un argomento particolarmente “cool” ho voluto parlarne separatamente: la capacità di questo iFi Nano iDSD BL di decodificare in riproduzione i brani MQA.
Di MQA si fa un gran parlare. Tra detrattori totali e fervidi sostenitori abbiamo nel mezzo moltissime sfumature di opinioni. Dal canto nostro abbiamo cercato un approccio oggettivo andando ad analizzare cos’è l’MQA e quali sono i suoi limiti, tutto racchiuso in una descrizione che Fabrizio Montanucci ha sviluppato sul numero 387. Tuttavia la prova di questo Nano iDSD BL dimostra che sembra essere stato costruito anche per sfruttare le caratteristiche positive di un formato, l’MQA, per molti versi criticabile nei termini e nei modi di implementazione.
Per chi fosse a digiuno dell’argomento, un rapidissimo (e mi si perdoni il “volo d’angelo”) riassunto. MQA è una codifica software a cui sono sottoposti brani musicali con lo scopo di ridurre le dimensioni del file che li contengono. Diviene intuitivo che la riduzione è più importante quanto più “pesanti” sono le dimensioni dei file, quindi più importante per i file ad alta risoluzione. Il motivo di questa codifica è quello di incidere meno nell’occupazione di spazio nei sistemi di archiviazione e soprattutto nella banda in caso di trasmissione in streaming. Di conseguenza, riuscire a mandare in streaming brani di maggior risoluzione e quindi maggior qualità occupando una porzione di banda ragionevolmente simile a quella occupata da brani a risoluzione diversa.
MQA è una codifica sviluppata da Meridian (che naturalmente riceve delle royalty per l’utilizzo) che viene applicata ai brani in sede di mastering. I brani con codifica MQA vengono quindi rilasciati a cura delle etichette che ne vogliono diffondere questa versione. I servizi di streaming (Tidal per primo) hanno iniziato da tempo a distribuire brani codificati MQA. Le case discografiche stanno non solo producendo i nuovi titoli anche in versione codificata MQA ma stanno codificando anche librerie di album musicali del loro catalogo.
Dunque, collegandosi a Tidal e ascoltando musica in streaming, se dotati di un DAC in grado di decodificare file MQA si può scegliere di ascoltare questo formato piuttosto che un formato “lineare”, con la differenza che, decodificato, il file MQA “dovrebbe” corrispondere ad un file in Alta Risoluzione. Quindi la codifica MQA oggi rappresenta un modo per veicolare file di qualità, in alta risoluzione, attraverso sistemi di streaming.
Indipendentemente dal modo in cui i file MQA vengono codificati, se vengono rimaneggiati in questo frangente con equalizzazioni o compressioni, se il “contenitore” sia un FLAC, ho voluto mettere alla prova il piccolo iFi per ascoltare un po’ di musica MQA ed il risultato di questa esperienza è stato il seguente.
Ascolto di file per solo scopo dimostrativo, ovvero scaricare i brani demo dal sito 2L e verificare le differenze tra codifica MQA e brano “lineare”. Risultato? Beh, differenza minima. Preferisco i brani lineari.
Ascolto su streaming. La differenza è su brani MQA contro brani in risoluzioni inferiori; i primi sembrano appena più rotondi, più completi. Appena. Quanto basta per dire “perché no, ascoltiamoli in MQA”, allo stesso prezzo (a parità di abbonamento Premium che consente di accedere agli MQA e altri formati cosiddetti “HI-FI”) e alle stesse condizioni. Certo che, disponendo dei file originali, dei master in formato “lineare”, non compresso (diciamo non lossy) né codificato, sono più sicuro della mia musica. E la preferisco, in attesa che il 5G mi permetta di veicolare, in streaming, anche file di maggior risoluzione, lineari…
R. Patriarca