Ruark Audio R4 Mk3

Un piccolo sistema all in one, dal look leggermente rétro, molto ricco funzionalmente e dal suono fedele

La storia di questo marchio britannico inizia con la sua fondazione nel 1985 e con i primi sistemi di altoparlanti commercializzati l’anno successivo. La casa ha continuato a produrre solo diffusori fino al 2004, anno in cui, cavalcando l’onda della crescente popolarità del DAB nel Regno Unito, ha iniziato lo sviluppo di sistemi compatti, che fossero in grado di colmare quella che allora era una grossa lacuna commerciale: le piccole radio che abbinassero ad un buon tuner digitale anche una sezione audio all’altezza.

Nel 2006 viene commercializzata la radio DAB R1, col marchio Vita Audio per non generare confusione con la linea dei diffusori. Nel 2007 è la volta della R2, il cui look è ripreso al 100% dalla R4, la cui prima versione vede la luce nel 2008 e che nella versione successiva del 2009 aveva anche la docking station per l’iPod. Nel 2012 i sistemi compatti iniziano ad essere commercializzati con il nome storico della casa, Ruark Audio, e nel 2015 arriva la versione Mk3 della R4, oggetto di questo test. Sebbene si tratti di apparecchi che a buon diritto rientrano nel calderone dei prodotti “lifestyle”, soggetti quindi sia al susseguirsi delle mode sia al tumultuoso crescendo tecnologico, i sistemi Ruark hanno una inconsueta longevità.

Il look della R4 ha ormai 10 anni ma è ancora molto attuale. Gli spigoli arrotondati del cabinet fanno molto “Brionvega Cubo”, una vera icona intramontabile, ma non è l’estetica il punto di forza dell’R4, nel senso che non è un oggetto che si acquista per il suo aspetto. Non perché non sia bello ma perché c’è molto altro dietro: c’è la ricchezza funzionale, c’è la resa audio, ci sono dei contenuti il cui valore non è sminuito dal passare del tempo e questo ne spiega la resistenza all’invecchiamento.

Le funzioni e i controlli

In poco meno di 14 litri di volume, quindi altro che botte piccola, qui non arriviamo nemmeno a metà di un “mezzo fusto”, troviamo: un sistema 2.1 con 60 watt di amplificazione, un lettore CD, una radio FM/DAB+, la sveglia, il tutto corredato da ingressi analogici e digitali, uscita cuffia, porta USB, connessione Bluetooth e display OLED… Gli altoparlanti impiegati sono due gamma estesa da 3,5” coadiuvati da un sub da 4” downfiring caricato in bass reflex.

Il gruppo dei tasti di controllo è collocato sulla parte superiore. Sebbene tutto funzioni alla perfezione, l’apparenza e la sensazione tattile fornita da questo elemento realizzato in plastica è quella che ci si attende da un prodotto appartenente ad una fascia di prezzo ben più bassa rispetto a quella in cui si colloca l’R4.

La meccanica slot-in accetta anche dischi con file MP3, AAC (Apple) e WMA (Windows) e gli stessi formati sono riproducibili attraverso la porta USB. La radio permette di memorizzare 10 stazioni in FM (con RDS) e 10 in DAB. La connessione Bluetooth supporta la codifica Aptx per lo streaming in qualità CD; possono essere accoppiati all’R4 fino a 10 dispositivi, cuffie escluse. Sulla parte superiore sono collocati i tasti di controllo; l’aspetto non è particolarmente accattivante e anche la sensazione tattile che restituiscono non è esattamente quella che ci si aspetta da un apparecchio di questa fascia di prezzo.

Tra le funzionalità di controllo segnaliamo la possibilità di effettuare un aggiustamento fine del livello del sub (oltre ai classici controlli di tono) e di regolare il livello sia dell’ingresso aux frontale che di quello digitale ottico. Dell’effetto 3D saprete di più andando avanti con la lettura; cito infine la possibilità di regolare la luminosità del display, sia nel funzionamento normale sia in stand-by, ed attivarne lo spegnimento dopo 20 secondi. L’R4 può rallegrarci il risveglio con la musica, con la possibilità di impostare due allarmi distinti, ma anche di farci addormentare con i nostri brani preferiti, grazie al timer per lo spegnimento automatico. L’apparecchio è prodotto in tre finiture: bianca, nera e noce.

Lo spazio a disposizione sul retro dell’apparecchio non è sfruttato in maniera ottimale. Giusta la collocazione dell’interruttore principale sulla parte superiore, in posizione facilmente raggiungibile. Incomprensibile invece la scelta di posizionare la porta USB non solo dietro, ma in basso e per di più a ridosso dell’ingresso digitale ottico, col quale interferisce pesantemente. Sempre in quell’intorno si trovano un secondo ingresso RCA che si aggiunge a quello jack sul frontale e l’uscita RCA a livello fisso.

L’ascolto

Quella di non citare mai i dischi utilizzati per le prove è una caratteristica delle mie recensioni, dovuta a due motivi molto semplici. Il primo è che i dischi sono sempre gli stessi; in effetti questo spiega solo perché non li ripeta nel corso del tempo, ma non perché non li abbia mai menzionati in passato, le prime volte, o perché non vi rinfreschi la memoria ogni tanto, magari a beneficio di nuovi lettori.

La seconda ragione chiarisce anche questo aspetto: mi piace scrivere gli articoli pensando a me stesso come lettore, e da un articolo mi aspetto di capire come suona il prodotto in generale, e non se opacizza i legni alla settima battuta del quarto movimento della terza sonata di Zufolovich, nella esecuzione dell’orchestra sinfonica di Wadiya, magistralmente diretta dal maestro Efisio Rutti nella incisione del ’74 della Pacco Records. Ho la mia scaletta, quasi immutabile, che parte da alcune, poche, selezionate tracce, che da sole riescono a sviscerare gli aspetti fondamentali (timbrica, scena, dinamica, estensione, dettaglio, naturalezza, tenuta in potenza), scaletta che si allunga a seconda delle circostanze: un buon suono invoglia a proseguire l’ascolto, come anche la necessità di approfondire alcuni aspetti della resa o ad accertare un difetto al di là di ogni ragionevole dubbio. Un apparecchio come l’R4, per sua natura, non mi è parso prestarsi a questa seppur consolidata prassi.

Il subwoofer da 4” si affaccia sul fondo dell’apparecchio, ove sbocca anche il condotto dell’accordo reflex.

La cosa giusta da fare mi è sembrata andare a pescare i miei brani musicali “jeans”, quelli che metti tutti i giorni, quelli che non importa se c’è una patacchetta, quelli che ti fanno sentire a tuo agio. Quelli che servono ad adeguare l’idoneità sottofondica (questa la capisce solo chi ama Corrado Guzzanti). Insomma, quelli che ascolto con piacere col mio impianto e che ascolterei da possessore dell’R4. Ebbene, non appena si preme il tasto play per la prima volta, due sono le sensazioni che le note provenienti dal piccolo apparecchio fanno giungere immediatamente all’ascoltatore, rilassato per la scelta del brano e del tutto impreparato ad accoglierle, perché ancora col sedere a metà strada tra il mobile con l’R4 poggiato sopra e il divano: la notevole correttezza timbrica e la grande spazialità. Ormai ci siamo abituati a piccoli sistemi dal buon suono, completo in estensione ma senza improponibili esagerazioni che possono stupire ma che odorano di finto ad un chilometro di distanza.

Nessuna sorpresa quindi se il suono dell’R4 convince in estensione, pur nei limiti del livello complessivo ottenibile, sufficiente a creare un idoneo sottofondo in un ambiente anche grande (adeguare l’idoneità sottofondica). Quello che sorprende è invece la notevole correttezza della timbrica, il suo equilibrio, unitamente alla finezza della resa, soprattutto in gamma medio-alta, nitida, pulita, naturale. Un risultato molto convincente. Oltre alla scelta dei brani, nel corso della prova ho contravvenuto anche ad un’altra regola. Infatti, contrariamente ad ogni buona prassi di conduzione di test di apparecchi hi-fi su riviste specializzate, sono partito direttamente con l’ascolto (sì… prima ho attaccato la spina…), bypassando completamente quella che è universalmente, concordemente, unanimemente considerata non la prima fase, ma l’operazione propedeutica ad ogni altra: la lettura del manuale. Non sto affermando che per poter utilizzare l’R4 occorra leggere il manuale, ché anche un bambino (di quelli di oggi, non di quando ero piccolo io) potrebbe collegarlo al telefonino col Bluetooth.

Né con questo sto affermando che nelle altre prove mi attenga strettamente alla suddetta best practice. Ma in questo caso una scorsa, anche veloce, alle istruzioni avrebbe fugato un dubbio. O forse rovinato la sorpresa… la seconda sorpresa: la grande spazialità. Il suono che sgorga dal sistemino sembra infatti quasi avvolgerlo in una nuvola. Lo stupore mi ha indotto a rivedere la strategia e sono tornato ai miei brani da “ingegnere”, che hanno confermato al 100% la sensazione che ci fosse qualcosa di (molto piacevolmente) strano. Se avessi dato una scorsa al manuale, non avrebbe potuto sfuggirmi il paragrafo “Suono 3D” ove si dice che con l’effetto su ON, cito testualmente, “crea un suono più avvolgente e coinvolgente”.

Il piccolo telecomando ha una forma originale e risulta molto ergonomico; permette di svolgere quasi tutte le funzioni permesse dai tasti fisici sull’apparecchio, essendo privo dell’elemento rotativo la cui funzione è sensibile al contesto.

E l’effetto di default è attivo… Avevo detto che nel mio lavoro mi piace far capire qual è la sostanza sonora dell’apparecchio in prova e constato con disappunto di aver divagato molto… In estrema sintesi l’R4 suona “pulito”, forse non particolarmente forte, ma con un suono completo, estremamente equilibrato seppur negli ovvi limiti di corpo all’estremo inferiore, che è comunque ben riprodotto nei tratti somatici. L’effetto 3D, per quanto di primo acchito possa stupire, alla fine non stanca, anzi piace e lo si lascia acceso. Non è la resa in sé che può motivarne da sola l’acquisto, ma l’R4 offre una sinergica combinazione tra la complessiva piacevolezza all’ascolto e la notevole completezza funzionale, che lo rende particolarmente meritevole di attenzione.

Conclusioni

Piacevole alla vista, ricco nelle funzionalità, ben suonante. Nella sua categoria di appartenenza ci sono prodotti più costosi con meno funzionalità, ma dall’aspetto più lussuoso. Forse è questo l’unico punto debole dell’R4; non è una debolezza tecnica ma psicologica. Chi spende 900 euro per un sistema compatto vuole che non sia solo bello ma che appaia anche costoso. L’R4 è per chi compra ciò che ha valore e non ciò che sembra averne.

Mario Mollo


  • Ruark Audio R4 Mk3
  • Sistema all in one
  • Distributore per l’Italia: HiFight Srl, Via Enrico Fermi 20/2, 35030 Rubano (PD). Tel. 0497450108 – www.hifight.it
  • Prezzo: euro 899,00

Caratteristiche dichiarate dal costruttore

  • Tipo: sistema all in one con lettore CD, MP3, radio FM/DAB, Bluetooth.
  • Altoparlanti: 2 larga banda 3,5”, 1 subwoofer 4” bass reflex. Ingressi: 1 RCA posteriore, 1 jack 3,5 mm frontale, 1 digitale ottico, 1 USB posteriore.
  • Uscite: 1 RCA, 1 cuffia.
  • Dimensioni (LxAxP): 440x250x125 mm.
  • Peso: 8 kg (coppia)

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