Philips 55PUS7600

Il nero sfina

Posizionata al top della line-up presentata all’ultima convention, la serie 7600 guida anche il segmento UHD composto di cinque distinte famiglie: i tagli previsti per questa linea che al momento ricopre il ruolo di portabandiera (in attesa di ulteriori novità per la prossima IFA) sono tre, 48, 55 e 65 pollici.

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Lo chiamano Razor Slim, a sottolineare il ridotto spessore che lo fa assomigliare, almeno nella visione degli addetti al marketing della casa olandese, allo strumento da barbiere, quello antico, con la lama che si estrae dal corpo che funge anche da manico: e questo è vero ma soltanto per una decina di centimetri, un po’ più del contorno propriamente detto, perché a questa distanza dal bordo sul pannello posteriore sporge il contenitore dell’elettronica che riporta la profondità totale ai soliti 4 centimetri (circa) che sembrano essere il canone attuale per questa dimensione. Resta il fatto che visto di profilo, dal bordo, il ridotto spessore è comunque intrigante. Anche perché giocato sul contrasto tra l’argento della cornice laterale ed il nero del resto, tutto il resto.

E sul concetto della lama da rasoio insistono anche i supporti da tavolo, a forma di “V” rovesciata, cromati ed applicati alle estremità del lato inferiore: dove, anche in forza della foggia, quasi scompaiono lasciando il display poggiato con leggera eleganza sul piano.

La superficie frontale è liscia, non ci sono elementi di discontinuità e la cornice che delimita il display, ridotta ai minimi termini, impone un confine visivo discreto: l’attenzione perciò rimane focalizzata sullo schermo, senza distrazioni. Perché davanti al TV acceso si guarda il programma, non il TV!

Gli indispensabili altoparlanti, allora, non possono che essere collocati nel pannello posteriore ed è infatti qui che si aprono due alloggiamenti ellittici occupati dai subwoofer, opportunamente equipaggiati di volume di carico; gli altri trasduttori sono nascosti alla vista, ma disposti nelle vicinanze.

E sempre sul pannello posteriore sono posizionati il piccolo joystick adibito al controllo manuale dell’apparecchio (prima o poi qualcuno dimentica di comprare le batterie!), ed il parco connessioni sulla destra; la dotazione nell’usuale assortimento di porte HDMI (4) e USB (3), affiancate dai connettori per l’audio e la cuffia nonché dalle prese per i segnali video analogici SCART, Component, Videocomposito.
Il sintonizzatore è doppio, DVB-T2 e DVB-S/S2, come denunciano i tre bocchettoni alloggiati nella vaschetta inferiore.

Il robottino nel TV

Non è che sia una notizia dell’ultima ora, perché è qualche tempo (anche se non molto) che il verde umanoide meccanico ha iniziato la colonizzazione del settore TV, dopo aver praticamente conquistato i territori della telefonia e del mobile-computing/chatting/entertaining/time-wasting (se si eccettua qualche sacca di irriducibile resistenza “frutticola” o da serramenti): ma è che i numerosi annunci di prodotti TV a base Android diffusi dai grandi marchi negli ultimi mesi iniziano ora a concretizzarsi ed il 7600 è uno dei primi arrivati appartenenti a questa ondata.

Sì, va bene, ma cosa significa Android TV?
Molto semplicemente la riproposizione dell’ambiente operativo cui siamo stati abituati da Smartphone e Tablet anche in ambito televisori e dunque: accesso allo sterminato market delle applicazioni sviluppate per il sistema Google, sincronizzazione dei dati dell’account (navigazione Internet, posta elettronica etc.), fruizione dei contenuti multimediali (film, musica, notizie e via dicendo).

Ma anche applicazioni ludiche che nello schermo trovano il giusto supporto: una specifica icona della schermata iniziale apre la porta sul mondo dei giochi senza console, che però dalle console mutuano funzionalità e possibilità operative. È così che per giocare si può usare il pad della Xbox (ma anche alcuni dei più blasonati prodotti da terze parti Logitech, Asus, tanto per citarne un paio) e si possono intavolare sfide online con gli amici, ma si può anche trasferire la partita dal Tablet/Smartphone, quando in movimento, al TV, quando a casa; oppure, semplicemente, utilizzare il telefono o il tablet per controllare il gioco.

A supporto di questo mondo nascente arriva anche Nvidia, il colosso dei processori grafici, che da pochissimo ha commercializzato un’innovativa e potentissima console mobile denominata Shield che, oltre ad una pletora di titoli noti e blasonati (tra cui Doom 3 BFG Edition, Resident Evil 5, Crysis 3, Metal Gear Solid V: Ground Zeroes, Dying Light, Resident Evil Revelations 2, Middle-Earth: Shadow of Mordor) ospita Android TV con uscita video 4K ed, ovviamente, esegue anche i giochi sviluppati per tale piattaforma.
Accanto ai servizi Google, restano però anche quelli proprietari cosicché nella schermata Home compare l’icona della Philips App Gallery.

La famiglia 7600, come tutti i televisori di fascia alta del produttore olandese, è equipaggiata con il piacevole ed intrigante sistema di illuminazione Ambilight che nella implementazione in questione ha ampliato le sue possibilità con qualche profilo pre-impostato in più e con la funzione Ambilight+Hue: l’intensità e la saturazione dei colori emessi dai LED, disposti su tre dei bordi posteriori, possono essere regolate e si può anche compensare l’eventuale colorazione della parete, ma con la Hue si aggiunge la possibilità di accendere in sincronia con i LED del televisore anche eventuali altre sorgenti disposte nell’ambiente. Il controllo del sistema è a cura del TV ed utilizza un canale senza fili.
Le funzioni tipiche dei televisori attuali ci sono tutte, dalla guida programmi al registratore video, che richiede una periferica USB a stato solido o altro per svolgere il proprio compito, alla riproduzione di materiale 3D nativo oppure convertito in tridimensionale: la tecnologia utilizzata in questi casi è attiva e nella confezione ci sono due paia di occhiali che possono essere utilizzati, dopo opportuna impostazione, anche per il Dual-Gaming. E per garantire la fruibilità del prodotto con il materiale 4K nativo, c’è anche il decoder HEVC, una opzione fondamentale anche in relazione alla presenza del servizio Netflix che, salvo imprevisti, dovrebbe partire da qui a qualche mese anche nel nostro Paese.

Prendo il telecomando e andiamo

È un po’ abbondante, il telecomando, almeno in relazione ai compattissimi strumenti che di questi tempi accompagnano i televisori, ed infatti, a differenza di questi, è un telecomando di concezione tradizionale; anzi, direi ultra-tradizionale, visto che oltre alla densa popolazione di pulsanti sulla faccia superiore offre anche una completa tastiera alfanumerica su quella inferiore.

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A differenza della concorrenza che quasi invariabilmente adotta, almeno sui modelli di fascia alta, dispositivi di controllo basati sul movimento, Philips equipaggia il suo 55PUS7600 con un telecomando piuttosto corposo e dalla struttura standard; che poi tanto standard non è visto che alla faccia superiore densa di pulsanti nel più classico degli stili se ne contrappone una inferiore addirittura forgiata per ospitare una completa tastiera alfanumerica (con tanto di simboli, maiuscole etc.). Il fatto è che tra le operazioni sicuramente più seccanti ci sono quelle in cui è necessario scrivere una stringa di caratteri, in una barra indirizzi del browser web o nella casella dell’account di posta elettronica; la procedura tipica consiste nel visualizzare la tastiera su schermo ed abilitare lo scorrimento tramite i cursori del telecomando (o il mouse se presente). Non proprio ottimale come procedura. La tastiera risolve, ovviamente, il problema… però ingombra. E allora viene utile una delle notevoli funzionalità di Android TV, ovvero il riconoscimento vocale, per cui quando si cerca qualcosa è sufficiente utilizzare il microfono affogato nella faccia superiore del telecomando e… Signor Scott, energia!

A differenza della concorrenza che quasi invariabilmente adotta, almeno sui modelli di fascia alta, dispositivi di controllo basati sul movimento, Philips equipaggia il suo 55PUS7600 con un telecomando piuttosto corposo e dalla struttura standard; che poi tanto standard non è visto che alla faccia superiore densa di pulsanti nel più classico degli stili se ne contrappone una inferiore addirittura forgiata per ospitare una completa tastiera alfanumerica (con tanto di simboli, maiuscole etc.). Il fatto è che tra le operazioni sicuramente più seccanti ci sono quelle in cui è necessario scrivere una stringa di caratteri, in una barra indirizzi del browser web o nella casella dell’account di posta elettronica; la procedura tipica consiste nel visualizzare la tastiera su schermo ed abilitare lo scorrimento tramite i cursori del telecomando (o il mouse se presente). Non proprio ottimale come procedura. La tastiera risolve, ovviamente, il problema… però ingombra. E allora viene utile una delle notevoli funzionalità di Android TV, ovvero il riconoscimento vocale, per cui quando si cerca qualcosa è sufficiente utilizzare il microfono affogato nella faccia superiore del telecomando e… Signor Scott, energia!

 

Come concessione alle nuove tendenze, la superficie integra un piccolo pad da utilizzare come se fosse un mouse: ed è proprio questo che nell’uso si rivela un po’ legnoso, nel senso che spesso è necessario applicare una certa pressione durante lo scorrimento del dito. In alternativa al pad, che in effetti per come è concepito il televisore è piuttosto inutile, per gli spostamenti nelle quattro direzioni si possono usare i pulsanti posti sui bordi della superficie sensibile ed funzionamento è in tal caso ovviamente impeccabile.

Eccellente è il riconoscimento vocale, e d’altra parte questa funzione è presente in Android da lungo tempo e dunque è stata accuratamente sviluppata, collaudata, modificata e ri-collaudata: è una funzione molto comoda visto che permette di fare ricerche senza dover digitare alcunché. Alla richiesta del sistema è sufficiente premere l’apposito pulsante del telecomando e pronunciare le parole nel microfono in esso integrato. Il tasso di riconoscimento è praticamente del 100%, un dettaglio significativo in relazione alla semplicità d’uso.
E la semplicità d’uso è il concetto che in Philips hanno posto al centro della serie 7600, in tutta evidenza progettata per il target famiglia: il riflesso di questa scelta è ben visibile, ad esempio, nella varietà dei parametri di regolazione e nell’organizzazione del menù che rappresenta l’interfaccia con le molte funzioni del TV.

Così, le regolazioni disponibili consentono un margine di intervento del tutto adatto ad una utenza generalizzata, ma c’è anche un parco degli strumenti più sofisticati, quelli che richiedono la “mano”, l’esperienza e magari anche il colorimetro, soltanto un po’ più “nascosto” tra le pieghe del menù; e ancora per agevolare la navigazione nei vari livelli del menù, che comunque è ricco e dettagliato, è previsto che ogni volta che si accede ad un particolare “capitolo” delle regolazioni, ad esempio quello relativo all’audio, rimangano visibili anche i capitoli dei livelli superiori così da avere sempre sott’occhio l’intero percorso seguito per arrivare al parametro attualmente in uso.

Lungi dal seguire un’impostazione minimalista, dunque, il sistema di controllo del televisore privilegia l’immediatezza e per questo offre una nutrita serie di impostazioni preconfezionate, tanto per ciò che riguarda la qualità delle immagini, quanto per la riproduzione dell’audio, compresi eventuali effetti ambientali, o per la modalità di intervento dell’Ambilight.

In ogni caso, anche se preimpostati, i profili lasciano un buon margine di regolazioni a disposizione dell’utente, così da salvaguardare la flessibilità senza incidere negativamente sulla semplicità ed in più, proprio perché destinati ad un’utenza non particolarmente esperta, offrono la modalità di recupero che annulla tutte le regolazioni e le riporta ai valori impostati in fabbrica.

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Questa è la schermata che da oggi in poi vedremo di frequente, è la posizione da cui partire per qualsiasi attività, la faccia di Android TV; la struttura è semplice, una serie di righe, in quantità dipendente dalle scelte dell’azienda, tra cui obbligatoriamente compare quella delle App di Google, con alcune icone preimpostate, ma con l’usuale espandibilità offerta dal Google Play. Una grande quantità di applicazioni fino a questo momento lasciate agli accordi dei singoli produttori con i fornitori di servizi è ora compresa in Android TV, e parliamo di servizi di News, di streaming, di giochi, ma per non scontentare nessuno ai fabbricanti è lasciata la possibilità di inserire una “riga” di contenuti proprietari, cosa che allarga ancora il già vasto panorama delle opzioni. Pensato però come interfaccia verso il TV nella sua accezione di elettrodomestico per la famiglia, Android TV integra anche funzionalità più propriamente relative all’apparecchio, come la selezione degli ingressi, opportunamente e comodamente compendiati sotto forma di icone, o l’accesso al menù di impostazione. Una sorta di superstandardizzazione trasversale tra i produttori, che ne assimila le specificità e le integra con l’ecosistema di dispositivi mobili (Smartphone e Tablet in primis) o meno, e con le possibilità offerte dalla rete in un tutt’uno completamente trasparente per l’utente che, così, può utilizzare indifferentemente le varie opzioni senza preoccuparsi del come. In previsione del prossimo sbarco di Netflix anche nel nostro Paese, il televisore LG arriva equipaggiato di tutto punto, decoder HEVC compreso; ma siccome Netflix ancora non c’è viene visualizzata la rassicurante pagina qui accanto.

Questa è la schermata che da oggi in poi vedremo di frequente, è la posizione da cui partire per qualsiasi attività, la faccia di Android TV; la struttura è semplice, una serie di righe, in quantità dipendente dalle scelte dell’azienda, tra cui obbligatoriamente compare quella delle App di Google, con alcune icone preimpostate, ma con l’usuale espandibilità offerta dal Google Play. Una grande quantità di applicazioni fino a questo momento lasciate agli accordi dei singoli produttori con i fornitori di servizi è ora compresa in Android TV, e parliamo di servizi di News, di streaming, di giochi, ma per non scontentare nessuno ai fabbricanti è lasciata la possibilità di inserire una “riga” di contenuti proprietari, cosa che allarga ancora il già vasto panorama delle opzioni. Pensato però come interfaccia verso il TV nella sua accezione di elettrodomestico per la famiglia, Android TV integra anche funzionalità più propriamente relative all’apparecchio, come la selezione degli ingressi, opportunamente e comodamente compendiati sotto forma di icone, o l’accesso al menù di impostazione. Una sorta di superstandardizzazione trasversale tra i produttori, che ne assimila le specificità e le integra con l’ecosistema di dispositivi mobili (Smartphone e Tablet in primis) o meno, e con le possibilità offerte dalla rete in un tutt’uno completamente trasparente per l’utente che, così, può utilizzare indifferentemente le varie opzioni senza preoccuparsi del come.
In previsione del prossimo sbarco di Netflix anche nel nostro Paese, il televisore LG arriva equipaggiato di tutto punto, decoder HEVC compreso; ma siccome Netflix ancora non c’è viene visualizzata la rassicurante pagina qui accanto.

Insomma, le molte facce di questo TV soddisfano gli utenti che vogliono semplicemente estrarre l’oggetto dall’imballo e godersi lo spettacolo, senza invischiarsi in procedure e letture di manuali; ma aiuta anche quelli che sono disposti a perdere un po’ di tempo per avere qualche cosa in più ma non hanno le conoscenze/esperienza necessarie per un intervento più incisivo. Il funzionamento delle varie sezioni è in generale corretto e soddisfacente, anche se qualche incertezza ogni tanto esce fuori, come con alcuni profili audio che in funzione delle elaborazioni selezionate e del segnale in ingresso emettono un suono distorto.

La resa audio non è per niente male, certo, non arriva alla pienezza dei sistemi di diffusori interni che abbiamo visto utilizzati da vari costruttori da un paio di anni in qua, ma allo stesso tempo è un bel po’ distante dallo striminzito audio che accompagnava la quasi totalità dei televisori di qualche anno addietro (e che ancora oggi, fortunatamente in pochi casi, fa pessima mostra di sé).

Ma, d’altra parte, è chiaro, la qualità percepita del programma nasce dalla sinergia delle immagini con il commento audio e siccome la qualità delle immagini è di buon livello…
Di buon livello, sì! Già durante il setup iniziale, quando non ci sono ancora impostazioni personalizzate attive, l’occhio si ferma sul confine tra il display e la cornice nera, trovando soltanto una leggera, molto leggera, illuminazione residua, un indizio che fa ben sperare; ed in effetti, senza accendere le varie opzioni disponibili le bande nere superiore ed inferiore visualizzate nella riproduzione di materiale cinematografico risultano proprio nere, ed il termine di paragone è appunto il bordo della cornice.

Per questo tipo di programma la scelta migliore è senza dubbio il profilo Film sia per il corretto equilibrio delle componenti cromatiche, almeno nelle zone più luminose, sia per la gestione del chiaro-scuro che restituisce dettaglio e definizione a particolari quali le ombreggiature di una tenda in penombra, visibili senza sforzo, che avvicinano quanto visualizzato sullo schermo a ciò che l’esperienza ci fa ricordare.

Tra le cose più fastidiose che si incontrano in fase di regolazione dei televisori è la mancanza di indicazioni sulla posizione del parametro attuale, particolare che porta a perdere tempo scorrendo in su e in giù tutta la gerarchìa di capitoli: per facilitare le cose, i progettisti Philips hanno pensato di elencare l’intero percorso, visualizzandolo sulla sinistra, come se fosse un pacchetto di schede, individuate ciascuna, dal proprio titolo. Decisamente comodo!

Tra le cose più fastidiose che si incontrano in fase di regolazione dei televisori è la mancanza di indicazioni sulla posizione del parametro attuale, particolare che porta a perdere tempo scorrendo in su e in giù tutta la gerarchìa di capitoli: per facilitare le cose, i progettisti Philips hanno pensato di elencare l’intero percorso, visualizzandolo sulla sinistra, come se fosse un pacchetto di schede, individuate ciascuna, dal proprio titolo. Decisamente comodo!

Nonostante sia un Edge-LED, come sono la maggior parte dei televisori LCD, insomma, il 7600 mostra una gestione dell’illuminazione decisamente convincente e sicuramente una parte del merito è da ascrivere al Micro Dimming Pro, ossia il sistema software di scomposizione delle immagini in un grande numero di parti separatamente controllate e regolate.
Quando, poco sopra,  abbiamo detto dell’equilibrio cromatico, il riferimento era alle immagini dei programmi reali, più che al comportamento evidenziato con i segnali di test utilizzati al banco di misura, ed in questo senso il sistema pannello+elettronica+algoritmi messo in piedi dalla casa olandese ci sembra di buon livello e, soprattutto, tale da rendere il televisore dignitosamente fruibile da subito, senza intervento sulle regolazioni. E nell’ottica di un prodotto ad uso familiare, questo  è un plus perché consente di mettere al lavoro il TV così com’è, come del resto avviene nella gran parte dei casi, visto che non sono poi molti gli utenti a conoscenza delle regolazioni fini dell’apparecchio.  Che volendo ci sono.
Che siano, dunque, immagini da studio o scene di film, rileviamo una sostanziale neutralità fatta di colori saturi al punto giusto, vivi, correttamente modulati e pastosi, che accompagnano lo scorrimento fluido delle sequenze prive di artefatti: almeno se ci si limita ai programmi 2D/3D nativi, perché quando si usa il convertitore per la 3D-izzazione di materiale HD su Blu-Ray, l’elaborazione subisce delle micro-interruzioni del tutto casuali e scorrelate, visualizzate con una brusca variazione di luminosità, come se il ricalcolo degli elementi del frame portasse il sistema a lavorare ai suoi limiti.

Di tutto questo non c’è traccia nella visualizzazione di clip o film che nascono in 3D, modalità per la quale si possono riportare impressioni del tutto sovrapponibili a quanto detto poco sopra.

Gli ingressi sono, come al solito, disposti su due lati dello scatolotto posteriore: sul fianco destro ci sono due HDMI e due USB assieme agli slot Common Interface, sul lato inferiore, invece, troviamo le altre due HDMI, la terza USB, i bocchettoni di antenna (digitale terrestre e satellitare), l’RJ-45 per la rete ed il connettore TosLink per l’audio digitale in formato ottico. Ci sono poi le prese per i segnali analogici che fanno capo ad una SCART ed un gruppo di pin-jack per il Component e l’audio.

Gli ingressi sono, come al solito, disposti su due lati dello scatolotto posteriore: sul fianco destro ci sono due HDMI e due USB assieme agli slot Common Interface, sul lato inferiore, invece, troviamo le altre due HDMI, la terza USB, i bocchettoni di antenna (digitale terrestre e satellitare), l’RJ-45 per la rete ed il connettore TosLink per l’audio digitale in formato ottico. Ci sono poi le prese per i segnali analogici che fanno capo ad una SCART ed un gruppo di pin-jack per il Component e l’audio.

Conclusioni

In attesa della prossima IFA, la serie che Philips propone come portabandiera mostra di avere le qualità necessarie al televisore di famiglia: la qualità delle immagini è complessivamente di buon livello, l’unico appunto è limitato alla peraltro marginale visualizzazione 3D di materiale nativo 2D e quindi lascia il tempo che trova, la presenza di Android TV garantisce le applicazioni ludiche e social interessanti per i figli (per i figli, eh?), ma anche le varie opzioni di fruizione di contenuti in streaming che rappresenta una valida alternativa ai programmi TV. L’unica cosa che rimane da valutare è il prezzo e questa è forse la valutazione più complicata perché date le condizioni attuali la relazione tra listino e street price è spesso più aleatoria che altro.

di Giancarlo Corsi


Ci è piaciuto

  • La buona qualità del video
  • La ricchezza della dotazione
  • La semplicità d’uso

Non ci è piaciuto

  • Le incertezze nella conversione 2D->3D
  • La “durezza” del touch-pad
  • Le incertezze con alcuni programmi audio

 

Le misure di Mario Mollo

Imp. per l’esec. dei test: Modalità ottimale: “Film”, sensore luminosità off. Modalità aggressiva: “Vivace”, sensore luminosità off

Intensità luminosa massima, area 100%, Y 100%:
  • 156,6 nit (mod. ottimale)
  • 465 nit (mod. aggressiva)
Picco del bianco, area 20%, Y 100%:
  • 156,6 nit (mod. ottimale)
  • 465 nit (mod. aggressiva)
Livello del nero, area 100%, Y 0%:
  • 0,065 nit (mod. ottimale)
  • 0,12 nit (mod. aggressiva)
Rapporto picco del bianco/livello del nero:
  • 2.409 (mod. ottimale)
  • 3.875 (mod. aggressiva)

Risultati piuttosto convincenti in entrambe le modalità. In ottimale la luminosità è un po’ più bassa del solito, ma anche il nero scende di conseguenza.

Uniformità illuminazione (bianco con intensità al 40%)

Uniformita-PHILIPS-55PUS7600-12

Scarti modesti, solo in due punti di pochissimo superiori al 10%.

Equilibrio cromatico e temperatura di colore in funzione del livello di illuminazione (bianco con intensità tra il 10% ed il 100%)

Equilibrio-PHILIPS-55PUS7600-12

Comportamento un po’ inusuale, con scarti marcati progressivamente decrescenti al crescere del livello.

Linearità in funzione del livello di illuminazione (bianco con intensità tra il 5% ed il 100%)

Gamma-PHILIPS-55PUS7600-12

Il gamma, normalizzato al valore rilevato al 50%, è molto lineare al di sopra del 40%, mentre tende a salire verso le basse luci, ad indicare valori della luminosità prodotta un po’ più bassi rispetto al dovuto.

Tavola CIE 1931 coordinate cromatiche del bianco e dei colori primari

CIE-1931-PHILIPS-55PUS7600

Gamut da manuale.

 

Commento finale alle misure

Ottimo rapporto full on/full off, linearità molto sofferta, buona uniformità. Voto 7,5


La carta d’identità

Marca: Philips
Modello: 55PUS7600
Tipo: televisore LCD UHD 3D con Ambilight
Dimensioni: 1.228x763x58 mm con supporto
Peso: 17,9 kg

Caratteristiche principali dichiarate

  • Diagonale: 55”.
  • Risoluzione: 3.840×2.160 pixel.
  • Potenza audio: 30 W.
  • Connettori: HDMI x4, Component, RGB, Videocomposito, Audio digitale S/Pdif, Cuffie, USB x3, Ethernet

Distribuito da: Philips S.p.A. Via L. Mascheroni 5, 20123 Milano Tel. 0392031


Vincitore del premio EISA 2015-2016 come European Best Buy TV 2015-2016

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4 Comments

  1. Sono molto interessato a questo modello per via del design e dell’ambilight, e pare che dalle tue prove si comporti piuttosto bene. Non hai però considerato nella prova la parte relativa al gaming: sai dirmi il valore di input lag di questo televisore con una console? Grazie

    • Caro Pietro,
      innanzi tutto ti ringrazio per il suggerimento che implicitamente ci dai, misurare l’input lag dei display: fino ad ora, infatti, dato il taglio della rivista principalmente dedicato all’Home Cinema, questo parametro è rimasto al di fuori del set misurato e, quindi, anche nel caso del Philips che tu citi non lo abbiamo; per curiosità ho ricontrollato le specifiche pubblicate dal produttore, casomai mi fosse sfuggito, senza però trovarne traccia. Ed a quanto pare questa è la pratica comune dei fabbricanti: cercheremo di attrezzarci per inserirla.
      Un caro saluto
      Giancarlo Corsi

    • ANCHE IO ERO INTERESSATO A QUESTO TV… PER L’AMBILIGHT SOPRATTUTO VISTO CHE HO UN SISTEMA LUCI HUE DI PHILIPS IN SALOTTO COMPATIBILI CON QUESTO PER ESTENDERE L’AMBILIGHT…
      PERO LEGGENDO UN ALTRA RECENSIONE HO SCOPERTO CHE HA UN IMPUT LAG 87ms UNO DEI PIU ALTI DELLA CATEGORIA.. PECCATO VISTO CHE VOLEVO COLLEGARLO AL PC PER QUELCHE PARTITA AD I VIDEOGAME..

      P.S. MI CHIEDO PERCHE IN OGNI RECENSIONE DEI TV PHILIPS CHE HO LETTO NESSUNO DIA IMPORTANZA E RILIEVO ALL’AMBILIGHT… MAH…

      • L’ambilight è una caratteristica unica dei TV Philips presente da molti anni. In qualche prova se ne è parlato, positivamente, in altre è stata data per scontata.

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