Urbanista Phoenix

Sostenibilità è una parola che tutti abbiamo imparato a conoscere e che sottende a una sfida tesa a cambiare il nostro mondo che Urbanista, brand svedese specializzato in audio in movimento, ha deciso di affrontare.

L’astuccio degli auricolari Phoenix assume forma e dimensioni diversi dal solito proprio per la presenza di una cella per la ricarica della batteria per mezzo della luce solare.

Oggi siamo ancora lontani dal poter affermare che la nostra passione per la musica riprodotta si traduca in una modalità sostenibile. La sostenibilità implica che le risorse utilizzate per realizzare una macchina da musica, prima, e per il suo impiego, poi, siano tali da essere rimpiazzate in poco tempo con equivalenti al fine di non estinguere risorse presenti in quantità finita sul nostro pianeta.

Si tratta dunque di impiegare materiali riciclabili (o riciclati), magari di natura vegetale, e che l’energia consumata sia generata con fonti a loro volta sostenibili (minimo consumo e possibilità di rigenerazione), in modo che la grande ma finita dispensa a disposizione di chi popola il nostro unico pianeta non si esaurisca prima di chi vi attinge. Per affrontare in maniera efficace questo approccio all’economia del pianeta, nel senso originario della parola greca che indicava la gestione ordinaria di una abitazione, è necessario operare su due piani diversi: quello del diritto e quello dell’etica. Che poi sono le due modalità con cui agiamo comunemente, ovvero facciamo qualcosa se ce lo impone una legge oppure se lo riteniamo giusto.

Urbanista nasce nel 2010 in Svezia quale produttore di cuffie, auricolari e piccoli altoparlanti dedicati alla riproduzione audio in mobilità o per lo meno tramite un collegamento senza fili. Urbanista fa dell’accoppiata audio e design di qualità la sua ragione di essere ma è anche sensibile, come di regola nei paesi scandinavi, alle problematiche ambientali e seguendo quel particolare senso etico ha introdotto nel suo catalogo una serie di cuffie e di auricolari che utilizzano come fonte di energia la luce solare. È con piacere ed interesse che abbiamo deciso di recensire i suoi auricolari Phoenix, che adottano appunto una piccola cella solare per la ricarica delle proprie batterie.

Nella confezione sono inclusi tre coppie di gommini in silicone di diverse taglie e una cinghia per facilitarne il trasporto. Cavi? No, non servono…. Ma la connessione USB è comunque presente per ogni evenienza…

Progetto e realizzazione

Gli auricolari Phoenix, insieme alla cuffia modello Los Angeles, rappresentano nel vasto catalogo Urbanista un capitolo della svolta verso la sostenibilità ambientale alla quale prima o poi saranno chiamati tutti i settori della produzione di apparecchiature per la riproduzione audio. È motivo di orgoglio per il marchio svedese dichiarare che questi piccoli auricolari della serie True Wireless sono prodotti Light Powered ovvero alimentati dalla luce, sia essa solare ma anche artificiale.

Una piccola superficie di poco più di 30 cm quadrati posta sulla classica custodia degli auricolari basta a ricaricare le batterie di quest’ultimi e assicurare una durata d’ascolto di circa 8 ore.

Un miracolo per qualsiasi uomo della strada, un traguardo per chi oramai da anni si dedica alla tecnologia che si occupa di conversione di quell’energia che da miliardi di anni investe copiosa il globo terrestre: la luce.

La produzione di energia oggi è considerata uno dei maggiori fattori avversi alla sostenibilità ambientale: sviluppa anidride carbonica e brucia più risorse di quanto il ciclo naturale delle riserve fossili possa ricostruire in tempi compatibili con la sostenibilità della vita sulla terra.

Non è un caso che oramai da anni si parli di transizione ecologica dedicata alla ricerca di nuove fonti di energia ed a questo si siano dedicate tutte le branche del sapere umano, dalla filosofia – si dichiara la fine del capitalismo perché dovrà mutare natura a causa dell’esaurirsi della materia prima a cui fa capo – alla politica che si interroga da anni su come preparare una società che possa essere abitata con soddisfazione dai nostri pronipoti, fino alla ricerca tecnologica più pura che continua a cercare materiali e soluzioni sempre più efficienti per la conversione in energia elettrica di qualsiasi tipo di energia la natura ci offra, come la luce solare, la pressione dell’aria dovuta al vento o il moto delle onde del mare.

Gli auricolari nel contenitore mostrano una forma dei gommini classica che quindi permette la loro sostituzione senza poi creare difficoltà con l’alloggiamento.

Il problema è l’efficienza, ovvero data una certa quantità di energia naturale cercare di convertire questa in un altro genere di energia a noi più consona all’utilizzo e nella quantità più grande possibile senza perderne alcunché. Oggi ad esempio per quanto riguarda la luce solare siamo arrivati a materiali commerciali che non vanno oltre al 20% di conversione della luce ricevuta, valore questo forse apparentemente modesto e che non permette un uso efficace della resa delle celle fotovoltaiche lì dove è richiesta una potenza elevata e un impiego immediato che non consente l’accumulo di energia.

Ma lì dove le potenze in gioco sono modeste come l’alimentazione di un paio di auricolari audio che assorbono pochi milliwatt, allora anche il 20% della luce solare che investe il sensore di luce ha un suo più che apprezzabile perché. L’incontro quindi tra la casa svedese Urbanista e la conterranea Exeger votata alla tecnologia delle celle solari ha fatto nascere un’intesa che si è tramutata nell’applicazione di poco più di 30 cm quadrati sul contenitore che alloggia i due trasduttori durante il trasporto e che garantisce a questo punto una durata “infinita” della carica a disposizione per l’uso. L’effetto collaterale di questa scelta si è riverberato sulla forma del contenitore che si è allungato e presenta un volume leggermente più grande di quanto siamo abituati con altri oggetti simili.

La forma degli auricolari è il classico tubetto che sporge oltre il padiglione dell’orecchio, all’interno vi è situato un driver dinamico dal diametro di 10 mm e l’elettronica necessaria alle funzioni di cancellazione del rumore (ANC), di gestione dei microfoni per la cattura dei suoni ambientali che circondano l’ascoltatore e l’equalizzazione della risposta in frequenza. Oltre a ciò è presente la batteria ricaricabile che assicura un bel po’ di ore d’ascolto (il costruttore dice 8), con un tempo inferiore a quello dichiarato quando è attiva la funzione ANC. La risposta dei due driver è visibile in Figura 1 assieme alla distorsione introdotta. Le curve seguono molto bene la classica curva Harman, soprattutto nella prima parte dello spettro.

Figura 1. L’andamento della curva di risposta in frequenza segue bene quanto oggi si propone come canone per le cuffie da utilizzare in mobilità. Globalmente basso il valore della distorsione con una risalita nella prima parte della banda.

La distorsione che sale scendendo in frequenza ci dice che l’andamento della porzione iniziale della risposta in frequenza è ottenuta facendo ricorso all’elettronica dell’equalizzatore e la conferma la dà anche il diagramma dei decadimenti nel tempo descritti dalle waterfall: l’escursione della membrana del driver nella prima ottava è stressata. Non è nulla di grave soprattutto perché in quella zona sono rari i brani che presentano un reale contenuto energetico.

Il decadimento descritto dalla waterfall è rapido in gamma media ed acuta, mentre in basso si notano effetti di stress da escursione della membrana.

Come i più classici degli auricolari True Wireless anche i Phoenix offrono la cancellazione del rumore adattiva che sfrutta sia i microfoni rivolti verso l’esterno che un microfono rivolto verso il canale auricolare quale sensore di verifica della corretta cancellazione.

La connessione con la sorgente è naturalmente wireless tramite il protocollo Bluetooth arrivato alla versione 5.2, e i codificatori del segnale sono unicamente di tipo SBC o AAC. Si tratta dunque dei due profili di base dedicati ai sistemi operativi Android/Microsoft e Apple, niente alta risoluzione.

Il costruttore non ha adottato i più moderni codec della famiglia APTX o LDAC probabilmente per non legarsi commercialmente a Qualcomm o a Sony, ed è un peccato perché questi ultimi, pur rimanendo nella codifica a perdita di informazione, hanno nettamente migliorato le prestazioni di ascolto rendendosi quasi indistinguibili dalla qualità CD.

Note di uso e di ascolto

Gli auricolari Urbanista Phoenix si indossano in maniera molto comoda, la dotazione standard offre tre taglie di gommini in silicone che coprono praticamente tutte le esigenze degli utilizzatori. Visto però che l’attacco dei gommini è standard, il mio consiglio è di sostituirli con gommini in foam a celle chiuse. Se il rimpiazzo mantiene la stessa forma sferica (come la maggior parte dei gommini in commercio) non ne soffrirà la compatibilità con l’alloggiamento di ricarica mentre ne beneficerà in maniera sostanziale la resa sui i bassi estremi e l’isolamento dai rumori esterni. Infatti i gommini in silicone in dotazione sono molto sottili, per risultare comodi, ma poco isolanti rispetto ai suoni provenienti dall’esterno ed inficiano un po’ l’efficacia della cancellazione del rumore.

L’uso di gommini più isolanti può comunque beneficiare della funzione Ambience che, impostabile con un tocco sul guscio esterno degli auricolari, riporta subito i suoni dell’ambiente circostante captati tramite il microfono. Tutte le funzioni descritte sono accessibili non solo tramite i comandi touch ma anche utilizzando l’app Urbanista messa a disposizione del brand svedese. Con questa applicazione si comandano in maniera completa gli auricolari, ed oltre alle funzioni già descritte è possibile scegliere fra un buon numero di equalizzazioni preimpostate e impostare le proprie preferenze sulla modalità touch dei comandi.

A proposito della cancellazione del rumore abbiamo misurato la risposta in frequenza sia con la funzionalità inserita che disinserita, verificando che l’andamento della riposta non cambia. La ricarica solare è efficace quando la custodia è sempre esposta alla luce e non vi sia alcun problema di tempo tra un impiego e il successivo, qualora sia richiesta una carica veloce si deve invece ricorrere alla connessione USB dedicata.

L’applicazione permette di sorvegliare le fasi di ricarica mostrando un grafico della corrente assorbita e la conseguente misura del tempo di futuro utilizzo. Nell’uso gli auricolari si sono dimostrati più che all’altezza del loro compito durante le conversazioni telefoniche e nella cancellazione del rumore e del sonoro ambientale (ma con i gommini in foam), mentre le codifiche SBC e AAC hanno mostrato tutta la loro vetustà. Per testare musicalmente i due trasduttori ci siamo rivolti al recente album di Sarah Willis, la simpaticissima promotrice multimediale di tanti programmi della Digital Hall dei Berliner Philharmoniker nonché uno dei corni della prestigiosa orchestra. L’album “Mozart y Mambo – La bella Cubana” scorre veloce e gradevole all’ascolto, gli estremi della banda sono un po’ indietro ma la resa è piacevole e musicale.

Nel Concerto per corno lo strumento ha il giusto equilibrio timbrico e la parte melodica è ben eseguita dai driver dinamici, e anche il passo dei brani specificamente cubani è più che adeguato. Il codec sottrae alla riproduzione un pelo di veridicità ma forse stiamo chiedendo troppo ai due auricolari che sono stati pensati per un impiego suddiviso tra voci e musica di intrattenimento. Infatti la resa sulle voci non mostra alcun fianco a critiche; ad esempio, ascoltando l’ultimo album degli U2, “Songs of Surrender”, è possibile apprezzare tutte le sfumature dei lustri oramai trascorsi della voce di Bono. In “Sunday, Bloody Sunday” canto e controcanto si pongono sui giusti piani del palcoscenico sonoro e l’invocazione di quel terribile giorno ha il giusto pathos riprodotto inalterato dai piccoli Phoenix.

Conclusioni

Gli auricolari Urbanista Phoenix rappresentano una buona scelta per l’uso quotidiano e l’ascolto di musica in mobilità. La qualità del suono è un po’ penalizzata dall’adozione dei codec Bluetooth lossy SBC e AAC per cui sollecitiamo Urbanista all’impiego di componentistica di codifica che includa almeno le versioni APTX. La scelta etica e consapevole dello sfruttamento della luce solare rappresenta un punto di forza di questo oggetto il cui prezzo è in linea con il mercato.
Mario Richard


Urbanista Phoenix
Auricolari intraurali
Distributore per l’Italia: Urbanista AB, Mäster Samuelsgatan 10, 111 44 Stoccolma (Svezia). support@urbanista.com
Prezzo (di listino): euro 149,00 (sul sito del produttore urbanista.com) (IVA inclusa)

CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE
  • Tipologia: auricolari intraurali.
  • Risposta in frequenza: 20-20k Hz.
  • Altoparlante: dinamico, diametro 10 mm.
  • Impedenza: 34 ohm.
  • Sensibilità: 97 ±3 dB / mW @ 1 kHz.
  • Connessione: Bluetooth 5.2.
  • Profili BT: A2DP, AVRCP, HSP, HFP. Codec BT: SBC, AAC.
  • Funzionalità: Active Noise Cancelling / Transparency; chiamata telefonica; controlli touch

Author: Redazione

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