Anche i gamers si accorgono della compressione

Il compositore di Doom Eternal Mick-Gordon.

Per molti audiofili e musicofili il mondo dei videogiochi è un blocco oscuro e poco comprensibile, che spesso viene visto con scetticismo e senza alcuna attrattiva. Eppure dietro c’è un immenso lavoro creativo, che riguarda non solo la parte grafica e di moving ma anche i contenuti musicali, e tanti sono i nomi che hanno prestato la loro opera nella creazione di colonne sonore da abbinare a ogni tipo di videogioco. Il caso specifico che esamineremo riguarda Doom, serie sparatutto in prima persona sviluppata a partire dal 1993. Le avventure di un marine (lo Slayer) facente parte di un’organizzazione chiamata UAC, che combatte contro orde di demoni e non morti per sopravvivere e salvare la Terra e l’umanità. L’ambientazione è dark, e il genere musicale normalmente utilizzato è l’heavy metal.

L’ultima versione di Doom, Doom Eternal, molto atteso dagli appassionati, è stato un titolo su cui la Id Software ha investito moltissimo. Anche nella colonna sonora, affidata a Mick Gordon, noto musicista americano non nuovo a questo tipo di esperienze. L’editore ha puntato talmente tanto su questo aspetto da far uscire più di una versione del gioco, comprendendo in quella De Luxe un CD con l’intera soundtrack.

Il problema è stato l’inserimento delle musiche all’interno del videogioco, che hanno subito delle compressioni dinamiche tanto accentuate da provocare le ire di molti appassionati.
Mick Gordon ha subito risposto alla polemica dichiarando che il mixing all’interno del gioco è stato fatto senza interpellarlo e operando severe compressioni dinamiche che ne hanno fortemente penalizzato la qualità, e quindi l’espressività.

L’idea dell’artista era originale: far realizzare il brano Kar En Tuk – pezzo principale dell’opera – da un eclettico gruppo di vocalist heavy metal, provenienti da diverse esperienze e background, con in comune la passione per Doom. Frutto di un’audizione aperta, il coro ha incluso nomi del calibro di Tony Campos (Ministry; Static X), Sven De Caluwé (Aborted), LinzeyRae (The Anchor), e molti altri. La lirica è stata creata mettendo insieme frammenti di un’antica e misteriosa lingua che rievoca le origini dello Slayer. Insomma, i contenuti c’erano tutti, e non solo nel brano Kar En Tuk, ma anche in tutti gli altri.

Facciamo un passo indietro. Quello che lamenta Gordon è un uso eccessivo del Dynamic Range Compressor, ovvero dinamica compressa. Perché si fa? La risposta è semplice e comune anche a molte incisioni musicali in commercio: con cosa ascoltano i comuni mortali? Buona parte della giornata si passa con lo smartphone o in macchina in mezzo al traffico. Quindi si utilizzano come principali mezzi di riproduzione audio il cellulare o lo stereo dell’automobile. E con cosa si ascoltano i videogiochi?

Quasi sempre con piccole casse dalle prestazioni molto limitate. Ascoltare con questi mezzi un contenuto a gamma dinamica intera significa avere un livello troppo basso nei pianissimo e distorto nei picchi più forti, perché nessuno di questi sistemi ha anche solo un’accettabile capacità di risoluzione. Pertanto la DRC, la compressione dinamica, è una pratica INDISPENSABILE per uniformare i contenuti e fare in modo che essi possano essere fruibili con qualsiasi sistema di riproduzione. La dinamica viene “ingoiata” letteralmente: i picchi abbassati di livello, mentre i pianissimo, i piccoli dettagli, enfatizzati, in un minestrone infernale.

Quello della nonna, che metteva qualsiasi cosa fosse avanzata in frigo, tanto nessuno se ne sarebbe accorto. E pensare che Barenboim nel suo “La musica sveglia il tempo” ha affermato che il primo ingrediente della musica è il silenzio, che con i sistemi di DRC viene letteralmente stravolto, dovendo esso aumentare i pianissimi e diminuire i fortissimi, senza quasi tenere conto dei silenzi, che del resto molto raramente possono apprezzarsi in un sistema con scarsa risoluzione.

Ma per fortuna l’uomo è un “oggetto di qualità”, e molti appassionati, ascoltando la soundtrack di Gordon all’interno di Doom Eternal, si sono accorti che qualche cosa proprio non tornava.

Ma a questo punto c’è da fare una considerazione più ampia che riguarda la bassa qualità media dei sistemi di riproduzione e la conseguente limitazione creativa alla quale sono costretti gli artisti. E proprio su queste pagine, dove i lettori sono tutti orientati a un ascolto di qualità.

Uno screenshot di Doom Eternal.

Una lancia, prima di tutto, spezziamola a favore del povero Mick Gordon; la compressione dei suoi brani è stata fatta in modo troppo massivo: c’è modo e modo di fare DRC, e nel suo caso dire che hanno usato l’accetta significa essere riduttivi. Dall’altra parte, però, lo abbiamo visto, è indispensabile diminuire la dinamica, e anche le incisioni più elitarie, di un album Jazz o di classica, solo per fare due esempi, devono subire un minimo di compressione dinamica, di “aggiustamento selettivo” che omogeneizza, tra l’altro, i diversi livelli tra di loro.

Il problema è che ad oggi, con la scarsità dei mezzi di riproduzione a disposizione della massa, e la poca scolarizzazione verso un ascolto di qualità, il range dinamico al quale è necessario attenersi è quasi inesistente.Chi fa post-produzione deve faticare moltissimo per non mortificare la creatività, cercando di rendere l’arte il più possibile espressiva, ma utilizzando una tavolozza che permette troppi pochi colori. E voi lettori di “lusso” che avete la sensibilità di capire cosa vuol dire tutto questo, avete ancor di più il grande compito di farvi testimoni dell’ascolto di qualità!
Giancarlo Valletta

Author: Redazione

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