Il suono Panasonic supervisionato da Technics. Un sistema 3.1 con subwoofer wireless dal suono corposo e dalla ampia dotazione funzionale.
Uno dei pochi televisori con una resa audio davvero molto performante nel quale mi sono finora imbattuto è un Panasonic, nella fattispecie il 58DX900 che dalla sua apparizione sul mercato è divenuto il mio personale riferimento. Ma è una delle rare eccezioni al teorema della resa audio dei televisori che recita: “condizione necessaria e sufficiente per ottenere una resa audio soddisfacente da un TV è collegare ad esso un impianto esterno, a componenti separati oppure una soundbar”. Quello in prova è il modello al top del catalogo del costruttore giapponese e trattasi di un sistema 3.1 con subwoofer wireless.
Dal punto di vista “hardware” l’unità principale utilizza sui canali destro e sinistro dei sistemi a due vie costituiti da due woofer da 65 mm caricati in bass reflex coadiuvati da un tweeter a cupola da 16 mm, mentre il canale centrale utilizza due altoparlanti a larga banda, sempre da 65 mm in sospensione pneumatica. Tre le sezioni di amplificazione, ciascuna da 85 watt. Per il subwoofer è stato impiegato un trasduttore da 16 centimetri caricato in bass reflex e pilotato da un ampli da 250 watt.
Sulla parte superiore della soundbar una piccola scritta, “Tuned by Technics”, ci ricorda chi c’è ad assumersi la responsabilità delle prestazioni del sistema… La connessione wireless tra soundbar e sub arriva già preconfigurata e all’utente è richiesto solo di posizionare i componenti ed effettuare i collegamenti con il televisore. Se la collocazione della soundbar occultasse il ricevitore a infrarossi sul televisore e ne impedisse il corretto funzionamento, niente paura: la dotazione comprende un piccolo ripetitore da posizionare dietro la soundbar in corrispondenza del ricevitore sul TV.

Il subwoofer wireless è equipaggiato con un trasduttore da 16 cm downfiring caricato in bass reflex.
Sarà un dettaglio, ma è comunque indice dell’attenzione della casa verso la piena soddisfazione dei propri clienti. Per quanto riguarda le connessioni, sul fondo dell’apparecchio troviamo tre porte HDMI 4K HDR: due sono ingressi, la terza è l’uscita con Audio Return Channel per il TV. Nell’ipotesi invero poco probabile che il televisore non sia provvisto di un ingresso HDMI con ARC, sulla soundbar c’è comunque un ingresso audio in formato digitale ottico. Per quanto riguarda l’HDR, trovo curioso il fatto che le connessioni HDMI non offrano il supporto agli standard con metadati dinamici (HDR10+ e Dolby Vision).
Questa mancanza non comporta assolutamente delle limitazioni pratiche: collegando le sorgenti video al televisore non si perde nulla in termini di qualità, ma è strano che la casa non abbia voluto offrire questo piccolo plus (che nel caso del Dolby Vision avrebbe comportato degli oneri aggiuntivi) quando ha “democratizzato” questa opzione estendendola anche ai televisori più economici. Più importante invece è il supporto ai formati audio ed in questo caso limitazioni non ce ne sono, visto che il sistema è compatibile, attraverso gli ingressi HDMI, anche con i formati audio 3D (Dolby Atmos e DTS:X).
La connessione ARC consente di veicolare il Dolby Atmos, mentre i formati 3D non passano attraverso la connessione ottica. Resta inteso che, non disponendo di altoparlanti fisici dedicati, tutti i canali surround sono virtualizzati, nel senso che la soundbar ne simula la presenza attraverso i soli trasduttori frontali. A questo proposito vale la pena di menzionare le modalità che il processore JENO engine che equipaggia l’unità mette a disposizione dell’utilizzatore: standard, stadium, music, cinema, news e straight. In aggiunta è possibile attivare la funzione 3D Surround che attiva la virtualizzazione.

In trasparenza, attraverso la griglia, si intravedono i tre altoparlanti, i due woofer da 6,5 cm caricati in reflex ed il tweeter a cupola da 16 mm, che equipaggiano ciascuno dei due canali principali.
C’è anche una modalità “Berlin Philharmonic Hall”, che riproduce l’acustica della sala dove suona l’orchestra berlinese alle cui esecuzioni si può accedere tramite il servizio di streaming audio/video gestito dalla “app-osita”. Inoltre, sempre attraverso il menu gestibile da telecomando, si passa ad una serie di funzioni accessorie, come la regolazione del livello del sub, la gestione delle funzioni relative al miglioramento dei dialoghi, quelle relative alla gestione del volume (ottimizzazione a bassi livelli, controllo automatico del livello) e diverse altre.
Insomma, un set di impostazioni abbastanza consistente per ottimizzare la resa; il piccolo display sul frontale consente di seguire con facilità tutte le operazioni di settaggio e di verifica dello stato operativo. Ma non di sole colonne sonore vive una soundbar; infatti quello di riprodurre l’audio del video non è l’unico compito che la SC-HTB900 può svolgere. La connettività di rete (cablata e wireless) unitamente a ChromeCast integrato nell’unità permette di usufruire dei servizi di streaming; allo scopo si può utilizzare sia Google Play come pure la app Panasonic Music Control.
Inoltre la compatibilità con il protocollo DLNA permette di sfruttare anche tutte le app di terze parti compatibili utilizzando un dispositivo mobile oppure il proprio PC con Windows Media Player. A questo si aggiunge la presenza del Bluetooth, con tutte le possibilità operative che questa ulteriore via di comunicazione offre. Costruttivamente la soundbar è ben realizzata, protetta interamente da una griglia metallica. Il sub è un po’ più leggerino, anche se l’altoparlante downfiring è ben protetto.

Sulla parte superiore dell’apparecchio alcuni tasti a sfioramento consentono la selezione degli ingressi e la regolazione del volume, ma non l’accesso alle funzioni di regolazione per le quali è necessario il telecomando.
L’ascolto
Il brano con cui immancabilmente inizio ogni mia valutazione di ascolto è una traccia test di sola voce (femminile), teoricamente concepita allo scopo di effettuare la verifica del corretto collegamento dei canali destro e sinistro (la voce proviene in sequenza dai singoli canali e dal centro). E teoricamente questo passaggio, nel caso di una soundbar, sarebbe del tutto superfluo: l’unico modo per avere i canali invertiti, escludendo un malfunzionamento delle apparecchiature, è infatti quello di poggiare la soundbar a testa in giù.
Ma i pochi secondi di questa traccia, grazie all’allenamento fatto di ascolti ripetuti da oltre 20 anni, sono già sufficienti a comprendere che aria tira… E la soundbar Panasonic fa una buonissima prima impressione: la voce è naturale, le sibilanti sono giuste, il respiro anche. La stessa semplice traccia mi consente di effettuare anche un’altra importantissima, nel caso di una soundbar a 3.1 canali, valutazione: la gestione del canale centrale a partire da un segnale stereo.

Il piccolo telecomando, oltre alla gestione delle funzionalità di base, consente di effettuare tutte le numerose regolazioni a disposizione dell’utilizzatore per ottimizzare la resa.
In un sistema di altoparlanti tradizionale, la provenienza centrale può essere alterata solo da marcate differenze di livello e/o pesanti asimmetrie di posizionamento, mentre l’ampiezza del fronte sonoro dipende dalla distanza tra i diffusori. In un apparecchio come quello in prova, dove poi il canale centrale è privo del tweeter che invece equipaggia i laterali, affinché non si verifichino sbilanciamenti timbrici l’elaborazione deve lavorare alla perfezione. Ed anche in questo caso la Panasonic supera abbastanza bene l’esame, con alterazioni timbriche non particolarmente evidenti o fastidiose.
L’unico appunto è che il palcoscenico sonoro non è più ampio della dimensione della soundbar stessa almeno in modalità straight. Passata questa prima verifica tecnica, che comunque già molto ci ha potuto far capire delle doti dell’apparecchio, ho proceduto con il mix musicale prima e con le colonne sonore poi. Il quadro che emerge è quello di una resa vivace, completa, ma un po’ troppo esuberante in gamma bassa anche nella nostra ampia sala di ascolto audio-video. Un buon compromesso si ottiene abbassando di uno step l’emissione del sub (che per default è su 2), la cui regolazione ci sembra un po’ grossolana: 4 livelli sono infatti un po’ troppo pochi. Dopo questo aggiustamento l’equilibrio diviene molto buono.
Evidentemente la casa ha voluto “premiare” l’estremo inferiore, il cui posizionamento “in vista” gioca un ruolo importante nella riproduzione degli effetti nelle colonne sonore, alle quali la soundbar riesce a dare credibilità pur con il volume complessivo confacente ad un ascolto in appartamento. La gamma medio-alta è pulita e credibile, priva di “accenti” che possono essere di primo acchito accattivanti ma che prima o poi si rivelano poco naturali.

La soundbar dispone di due ingressi HDMI per la connessione alle sorgenti, ma il più delle volte sarà sufficiente il collegamento con il TV tramite l’uscita HDMI con ARC. In caso di necessità c’è sempre l’ingresso digitale ottico.
Quindi, sia che si stia ascoltando della musica o si stia guardando un film movimentato, si ottiene una riproduzione corretta e dotata di quel coinvolgimento di cui un televisore da solo non può essere capace. Alla buona ricchezza della componente audio si accompagna una tridimensionalità non del tutto convincente. La virtualizzazione del surround ha probabilmente patito per le ampie dimensioni della sala di ascolto; il fronte sonoro si allarga ma non molto al di là dell’apparecchio e la provenienza degli effetti posteriori non è convincente.
Con le tracce 3D ed in generale col 3D surround attivo si riesce a percepire una espansione sull’asse verticale ma non una vera e propria focalizzazione. L’effetto non è comunque di un suono piatto, ma ci si trova immersi in un volume dai contorni non propriamente definiti.
Conclusioni
Il sistema 3.1 SC-HTB900 è ricco di funzionalità, si presenta con una veste estetica sobria ma gradevole e soprattutto offre una resa audio soddisfacente, adatta non solo all’ascolto delle colonne sonore ma anche alla riproduzione puramente musicale come quella che potrebbe offrire un sistema mini, anche se con una scena sonora meno ampia.
La costruzione è nel complesso accurata e specialmente la soundbar è ben rifinita. Alle spalle dell’apparecchio c’è l’occhio vigile di Technics, che vi ha apposto il suo sigillo di garanzia.
Mario Mollo
Ci è piaciuto
- Resa corretta ed armonicamente ricca
- La dotazione funzionale è sostanziosa
Non ci è piaciuto
- La regolazione del livello del sub è un po’ grossolana
- La resa 3D, seppur non piatta, non è molto a fuoco
Panasonic SC-HTB900
Sistema audio 3.1 (con sub wireless)
Distributore per l’Italia: Panasonic Italia, Branch of Panasonic Marketing Europe GmbH, Viale dell’Innovazione 3, 10126 Milano. Tel. 02 67881 www.panasonic.com/it
Prezzo (IVA inclusa): euro 799,99
Caratteristiche dichiarate dal costruttore
- Potenza dell’amplificazione: canali frontali 2×85 W (4 ohm, 1 kHz, 10% THD, 20 kHz LPF); canale centrale: 85 W (4 ohm, 1 kHz, 10% THD, 20 kHz LPF); subwoofer: 250 W (8 ohm, 100 Hz, 10% THD, 20 kHz LPF).
- Altoparlanti: canali frontali: 2 woofer da 6,5 cm caricamento reflex, 1 tweeter a cupola 16 mm (per ciascun canale); canale centrale: 2 fullrange da 6,5 cm caricamento sospensione pneumatica; subwoofer: 1 woofer 16 cm caricamento reflex.
- Formati audio supportati (collegamento in rete): WAV (fino a 192 kHz 24 bit), FLAC (fino a 192 kHz 24 bit), AIFF, ALAC, AAC, MP3.
- Ingressi: 2 HDMI, 1 S/PDIF ottico.
- Uscite: 1 HDMI (ARC).
- Dimensioni (LxAxP): 1.050x 78×129 mm (soundbar), 180x408x306 mm (subwoofer).
- Peso: 6 kg (soundbar), 5,4 kg (subwoofer)