Lo strabismo di venere

Soundbar o, meglio, sistema multicanale Dolby Atmos – DTS.X – Auro 3D, dall’elevato contenuto tecnologico, con una personalità sonora unica, forse caratterizzata, ma di certo estremamente affascinante.
Uno dei pochi ricordi sopravvissuto fino ad ora dello studio della filosofia, risalente ai purtroppo lontanissimi tempi del liceo, è quello del mondo delle idee di Platone. In questo spazio che contiene l’essenza concettuale di ogni cosa, deve aver una sua collocazione anche l’idea della soundbar. Al platonico concetto basico, generale ed universale, Yamaha nel corso degli ultimi 25 anni (risale al 2001 un prototipo con 254 altoparlanti), ha dato una forma unica e particolare. Chi non ricorda l’YSP-1 (anno 2005), il primo, iconico “proiettore sonoro” in grado di generare, grazie ai suoi 42 trasduttori, un sistema virtuale a 5.1 canali? Una vera pietra miliare, capostipite di una lunga serie di modelli di prodotti simili, tra cui l’YSP-5600, la prima soundbar Dolby Atmos – DTS:X e la prima ad incorporare il sistema multiroom dell’azienda giapponese, il MusicCast. Tutto questo per dire che nel campo delle soundbar il costruttore nipponico può vantare una competenza, una perizia e un’abilità uniche, che gli hanno consentito di realizzare prodotti che non hanno eguali.
Quello in prova non è un proiettore sonoro, nel senso che non sfrutta una matrice di altoparlanti frontali per ricreare i canali surround attraverso la riflessione delle pareti laterali, ma ripropone un altro contenuto innovativo, anche in questo caso unico nel suo genere e che probabilmente solo un’azienda con tanti anni di impegno nel rimodellare l’idea di soundbar poteva concepire: nella nuova True X Surround 90A, nel seguito solo 90A, Yamaha torna ad utilizzare la sua tecnologia IntelliBeam, in cui un array di 12 altoparlanti (6 per canale), riproduce in maniera ottimizzata i canali di elevazione dell’audio 3D, sfruttando le riflessioni del soffitto.

Le caratteristiche principali
Di base la 90A è una soundbar 3.1.2 (il subwoofer è ovviamente wireless) espandibile a 5.1.2 grazie agli speaker surround forniti in bundle ma che la casa commercializza anche come prodotti indipendenti. I tre canali frontali sono a due vie. Destro e sinistro impiegano un medio-basso ellittico in combinazione con un tweeter a cupola da 1 pollice; troviamo lo stesso tweeter nel canale centrale ma in questo caso il medio-basso è raddoppiato. Il trasduttore ellittico è stato sviluppato appositamente per questa soundbar. A questo solidissimo impianto di base si aggiungono i due canali di elevazione, realizzati, come dicevamo, non con un singolo altoparlante “upfiring” ma tramite un array di 6 trasduttori disposti sfalsati su due file. Grazie al processore audio, il “fascio” sonoro prodotto da ciascun array può essere “indirizzato” con diverse angolazioni per arrivare esattamente nel punto di ascolto offrendo la massima sensazione di provenienza dall’alto.
Il principio è concettualmente simile a quello del “proiettore sonoro”, solo che in questo caso il sistema non serve a ricreare i canali posteriori partendo da una emissione frontale sfruttando le riflessioni delle pareti bensì i canali di elevazione partendo da una emissione sul piano di ascolto e dalla riflessione del soffitto. I parametri che il software di gestione permette di variare per ottimizzare la resa in funzione del proprio ambiente di ascolto sono 3: angolo, lunghezza focale e altezza del soffitto. In assenza di documentazione specifica (l’esemplare arrivato in redazione è un prototipo) siamo andati un po’ per tentativi ma come vedremo nel seguito la pagnotta l’abbiamo portata a casa. La 90A è la prima soundbar a supportare anche la codifica Auro 3D; personalmente se si fosse potuto togliere qualcosa al prezzo eliminando questa particolarità di cui (ribadisco, personalmente) non sento un forsennato bisogno, sinceramente lo avrei apprezzato; ma resta il fatto che la casa ha voluto stabilire un altro primato e di questo occorre darle atto e riconoscerle il merito.

Per quanto riguarda le connessioni, la dotazione è classica, nulla più e nulla meno di quello che occorre: un ingresso HDMI, un’uscita HDMI eARC, l’ingresso audio digitale ottico e la connessione di rete cablata (la porta USB serve solo per gli aggiornamenti). Per quanto riguarda la connettività wireless, al Wi-Fi si affiancano l’AirPlay 2 e il Bluetooth. I comandi fisici sono collocati sul frontale, nel “riquadro” del display. Mi è piaciuto il fatto che il display non sia, come spesso accade, nascosto per motivi estetici dietro la tela, ma sia direttamente ben visibile. Anche perché non si tratta di un banale display a segmenti, ma è un pannello a matrice di punti con buonissima definizione.

Non credo che nella pratica si farà grande uso dei tastini sul frontale, quando il telecomando, seppur costruttivamente non lussuoso come la classe del prodotto meriterebbe, permette di controllare direttamente diverse funzionalità del sistema, tra cui la selezione delle modalità DSP e il livello dei canali surround opzionali (che è comodo poter gestire rapidamente a seconda delle circostanze). Anche la app MusicCast ha un ruolo significativo nella gestione della soundbar, consentendo tra l’altro di sfruttare i servizi di streaming che il sistema mette a disposizione (Spotify Connect, Tidal Connect, Qobuz, Amazon Music HD, Deezer, web radio), l’accesso alle risorse di rete nonché a tutte le funzionalità offerte dalla compatibilità DLNA.
Ultimo argomento che resta da affrontare è il subwoofer wireless (la connessione è a 5,8 GHz), che impiega un trasduttore da 16 cm accordato in bass reflex; il condotto generosamente dimensionato affaccia sul fondo del box con il tramite di una base di appoggio che lascia aperta una fessura di circa 15 millimetri. Considerando che l’ingombro in pianta è pari a 41×24 cm, il diametro del condotto equivalente (almeno geometricamente, non considerando l’effetto di caricamento della base) è di circa 16 cm. Anche l’estremità interna del tubo di accordo (con estremità flangiate) è “caricata” con una tavoletta in legno; la casa ha denominato questa particolare configurazione “symmetrical flare port”, che forse è in parte responsabile della singolare resa audio, specie in gamma bassa, di cui andiamo appunto a parlare.
L’ascolto
Quando mi accingo a scrivere le note di ascolto di un sistema di altoparlanti, nel 99,99% dei casi il lavoro consiste nel descrivere e quantificare i caratteri essenziali del diffusore, come l’estensione della gamma bassa, la dinamica indistorta che è in grado di restituire, le dimensioni della scena (anche se queste dipendono solo in parte dal sistema in sé e quindi spesso e volentieri sorvolo), e spendere poi qualche parola sull’impostazione timbrica e sul relativo bilanciamento. Da ultimo occorre riflettere se il prezzo richiesto per quanto offerto sia più o meno congruo. Di solito questo basta a far capire il prodotto al lettore e cosa dovrà aspettarsi quando andrà lui stesso ad ascoltarlo. In questa prova ricadiamo nel restante 0,01% dei casi, dove estensione, dinamica, scena e quant’altro passano in secondo piano e l’unica cosa che sento di dover fare è provare a parlare dell’aspetto del suono di questa soundbar. Perché, anche se timbricamente la resa è perfetta, il suono della 90A è “condito” con qualcosa che normalmente non è presente, un qualcosa che è difficile descrivere a parole.

Diciamo innanzitutto che la 90A non suona come una soundbar, non c’è costrizione, non c’è compressione, non c’è sforzo, c’è un suono pieno e vigoroso come quello di un sistema di altoparlanti tradizionale. Ma con una particolare personalità, con connotati unici, che trasformano ma che comunque rispettano il contenuto. Provo, non è detto che ci riesca, a trasmettere quelle sensazioni che ho provato ascoltandola: il suono che mi è arrivato è scintillante come un albero di Natale, profumato come un ciambellone appena sfornato, è ricoperto di cioccolata calda, ha le curve di Scarlett Johansson, è come un materasso ad acqua, è denso come il mercurio, è un fiume di lava; ma allo stesso tempo è anche fresco, trasparente e cristallino come l’acqua che si beveva Reinhold Messner durante le sue passeggiate a 8.000 metri. Ti avvolge, ti spinge, ti scuote, ma allo stesso tempo ti tranquillizza. Non è colorato ma è “speziato”, tutt’altro che asettico, ha anzi una personalità spiccata e per questo ha una sua strana, particolare bellezza, che deriva soprattutto dai suoi insoliti connotati. Qui però devo mettere le mani avanti. L’argomento bellezza è uno dei più soggettivi in assoluto. Le donne come sappiamo sono tutte belle, ma sono più o meno belle passando attraverso il filtro degli occhi (e del cuore) di chi le guarda. Quante volte, parlando tra maschietti, ci è capitato di sentir decantata come una silfide quella che per noi è insignificante? (E suppongo che qualcosa di analogo valga anche per l’altro genere). Cosa voglio dire? Che se il suono della 90A mi ha fatto innamorare, per le sue straordinarie peculiarità, capisco anche che, per gli stessi motivi, qualcun altro potrebbe reputarlo inascoltabile. Potreste chiedervi a questo punto se ha senso e che senso ha recensire un prodotto con una personalità così spiccata.

Il nocciolo della questione sta nel fatto che seppur così carico di sfumature caratterizzanti, resta comunque un prodotto dal suono fedele. Lasciando da parte le metafore, uno degli aspetti più singolari del suono di questa soundbar è la gamma bassa, perché la sua presenza potente ed immanente infonde e contamina tutto lo spettro riprodotto. È una gamma bassa poco naturale e un po’ ruffiana? Forse è proprio così ma ciò non toglie che anche le medie frequenze ne traggono corpo e che anche gli acuti sembrano avere punch. Eppure non vieni mai aggredito, anzi, sei avvolto da questa soffice e pesante coperta sonora. Da tenere presente il fatto che, rispetto al livello di default, io che per natura propendo sempre per un basso molto presente, mi sono visto costretto ad attenuare il livello del subwoofer di 11 (undici!) dB. L’esemplare giunto in redazione invero è marchiato come prototipo e dalla casa ci sono arrivati diversi upgrade del firmware. Resta evidente che i progettisti non sono ancora arrivati a finalizzare completamente il prodotto. Ma spero di cuore che i futuri affinamenti non eliminino lo strabismo di Venere che finisce per rendere unicamente bella (almeno per le mie orecchie) questa soundbar. Ma non si tratta solo del livello della gamma bassa, che è potente e tutt’altro che frenata, uno smottamento infrasonico; è tutto lo spettro che, come dicevo, ha una ariosità, uno spessore, una tridimensionalità, una vibrazione che rende speciale la 90A, diversa ma pur sempre canonicamente hi-fi. Mai come in questo caso chi mi legge avrà capito pochissimo su cosa aspettarsi, se non qualcosa che potrebbe essere piacevolmente sorprendente o clamorosamente insopportabile.

Dopo aver ascoltato la sola soundbar con il sub abbiamo messo in funzione due speaker WS-X3A in modalità surround non solo per il multicanale ma anche per verificare se il processore della soundbar può dare una marcia in più ai contenuti stereo grazie alle elaborazioni di cui Yamaha da sempre è stata portatrice sana anche con i suoi sintoampli. Se il suono del sistema era già “tipicizzato” in modalità liscia, con l’aggiunta dei surround e della modalità “3D Music” il cambio è ancor più radicale, portandoci in una dimensione che invero non è esattamente ad alta fedeltà, ma sempre offrendo una resa che, inquadrandola per quel che è, risulta ancora molto gradevole. La resa avvolgente, “spazializzata” senza esagerazioni si può assumere senza controindicazioni come una buona medicina contro lo stress. A questo riguardo posso fare una confessione, essendo il reato andato in prescrizione. All’epoca del video analogico, dovendo dotarmi di un sintoampli per il mio impianto HT (il videoproiettore aveva una risoluzione di 1.068 x 480 pixel, all’epoca il top) scelsi lo Yamaha DSP-A2. Dell’apparecchio mi piaceva tutto tranne la presenza del DSP e dei relativi effetti, che naturalmente mi ero ripromesso di non utilizzare mai. Invece dovetti ricredermi; per quanto forzati, riuscivano a dare una bella carica alle tracce audio meno ricche e più piatte. Ed in questo momento, mentre scrivo, sto ascoltando in sottofondo le mie tracce preferite in modalità “3D Music”. E quando è arrivata una traccia live di un disco dell’81 (altra confessione, si tratta di “Icaro” di Renato Zero) ho alzato a palla e devo dire che il DSP dà una vera spinta a razzo: sembrava di essere nel tendone di Zerolandia…

La voce avanti, musica e applausi anche dietro, una elaborazione davvero ben fatta. In fondo per ottenere queste sensazioni esistono proprio i dischi multicanale, ma se il disco è solo stereo allora… W il DSP.
Per quanto riguarda l’usabilità, la 90A mi è parsa un prodotto eccellente. Completa, funziona in maniera fluidissima sia con la sua app che con quella basata sul protocollo DLNA che uso di solito, ovvero Bubble UPnP.
Resta da parlare della resa dell’IntelliBeam nella riproduzione della terza dimensione con le codifiche audio 3D. Allo scopo il nostro ambiente di ascolto, con soffitti molto alti, non ha concesso nessun vantaggio al sistema. Abbiamo ascoltato varie tracce test in Dolby Atmos e devo dire che il sistema funziona. Il suono si stacca nettamente dalla soundbar, offrendo una buona provenienza dall’alto; nel nostro ambiente la provenienza tende ad essere molto protesa verso la posizione di ascolto. Che dire, un altro centro!
Conclusioni
Anche considerando la presenza degli speaker surround forniti in bundle, la 90 A costa una bella cariolata di euro. Li vale? Per utilizzarla solo come impianto home theater direi proprio di no, perché non ne potrete apprezzare l’unicità; magari resterete decisamente soddisfatti dalla naturalezza delle voci, questo sì. Ma spendendo molto meno si possono prendere sistemi in grado di dare sostanza alle colonne sonore con pari intensità, anche se per ottenere la stessa qualità (e quantità) dovrete comunque affondare la mano nelle tasche un po’ più del solito (non pensate di cavarvela con 600 euro, ecco). Se invece verrà utilizzata anche per ascoltare musica, come secondo ma anche come primo ed unico sistema presente in casa, ed ovviamente se avrete trovato lo stesso feeling che ho trovato io con il suo suono così particolare, allora il discorso cambia. Con la stessa cifra ci si può dotare di un impianto tradizionale, che suonerà bene, ma che non avrà quella stessa, stramba bellezza. Cosa ci aspettiamo da un impianto hi-fi? Fedeltà, ovviamente.
Personalmente il piacere che ricavo dall’ascolto fedele, oltre ovviamente a quello “cerebrale” legato al messaggio sonoro (che otterrei comunque anche attraverso una radio FM), è dovuto alla componente fisica del suono. La Yamaha 90A oltre a dare la componente fisica, introduce un pizzico di godimento in più, condendo il suono, senza alterarlo, senza snaturane la fedeltà, introducendo quegli ingredienti che ho cercato di descrivere. La logica dice che se è diverso allora non può essere fedele. Eppure la resa di questa soundbar sembra fedele. E se all’ascolto ci dà piacere, allora perché no? Alla fine l’unica cosa che posso dire è che se non la ascolterete non saprete mai cosa potreste perdervi.
Mario Mollo
Ci è piaciuto
- La resa audio coinvolgente e di notevole impatto presenta connotati sonori particolari che ci sono piaciuti molto.
- La qualità costruttiva del sistema, la completezza funzionale e l’unicità del sistema IntelliBeam non possono non colpire favorevolmente.
- La fluidità di funzionamento è ottima indipendentemente dal tipo di app utilizzato, proprietario o di terze parti.
Non ci è piaciuto
- La resa audio, coinvolgente e di notevole impatto, presenta connotati sonori particolari che potrebbero non incontrare il gusto di tutti.
- Il telecomando, seppur funzionale, è di fattura un po’ basica se relazionato alla fascia di appartenenza del sistema.
Yamaha True X Surround 90A + speakers WS-X3A
Sistema surround 5.1.2 (Soundbar 3.1.2, 2 speakers surround wireless, subwoofer wireless)
Distributore per l’Italia: Yamaha Music Europe GmbH – Branch Italy,
Via A. Tinelli, 67/69, 20855 Lesmo (MB). Tel. 039 9065212
Prezzo di listino: euro 2.519,00 (IVA inclusa)
CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE
- Altoparlanti soundbar: canali destro e sinistro 1 fullrange ellittico 110x 53 mm, 1 tweeter a cupola 25 mm, canale centrale 2 fullrange ellittici 110×53 mm, 1 tweeter a cupola 25 mm; canali di elevazione destro e sinistro 6 fullrange 28 mm.
- Altoparlante subwoofer: 1 altoparlante da 16 cm.
- Dimensioni (LxAxP): soundbar 118×8,5×14,3 cm, subwoofer 24,1×37,8×41,4 cm.
- Peso: 11 kg (soundbar), 12,7 kg (subwoofer)


