Per me si va nella vision suadente, per me si va nel profondo colore, per me dinamica è sì potente… Fortunatamente Ultra HD e High Dynamic Range non sono come la dantesca porta che conduce agli inferi, ma il reale punto di accesso al nuovo paradiso della riproduzione video. Una delle strade che ad essa ci conduce è rappresentata dai servizi di streaming.
Non possiamo ancora considerare definitivamente conclusa la fase di passaggio dalla definizione standard al Full HD, visto che nel 2020 forse assisteremo (subiremo?) al pensionamento del DVB-T in favore del DVB-T2, ché già l’Alta Risoluzione è stata soppiantata da quella Ultra. Detto così sembra che la cosa non mi piaccia, quando in realtà (e chi ci segue con costanza me lo avrà sentito ripetere fino alla noia) questo ulteriore passo in avanti ha comportato un aumento della qualità della riproduzione video che è a mio avviso almeno di un ordine di grandezza superiore a quello introdotto a suo tempo dal superamento della risoluzione standard. L’inghippo sta proprio negli “standard”. Purtroppo la storia, maestra di vita, è un’insegnante a cui non diamo mai abbastanza ascolto. Ricordate le guerre VHS vs Betamax, DVD vs HDDVD, SACD vs DVD-Audio?
L’avvento dell’UHD, e con essa dell’HDR, non è stato l’occasione per dimostrare che abbiamo capito gli sbagli fatti in passato e purtroppo, ancora una volta, siamo ricaduti negli stessi errori: HDR10 Plus, Dolby Vision, Hybrid Log-Gamma, metadati statici e dinamici… Se questi nomi vi creano confusione, date un’occhiata all’articolo apparso su AR 385 e riproposto anche sul sito di Digital Video (vedi riquadro). Comunque sia, quel che è stato è stato. Alla fine l’importante è che i televisori UHD HDR possono ora offrirci una qualità di visione che potremmo definire “hi-fi”, nel senso che riescono ad approssimare la realtà con un grado di realismo fino ad ora mai raggiunto. Ma come per l’audio, così anche per il video, l’hardware senza software non è nulla di più di un soprammobile. Per godere appieno delle meraviglie di cui questi apparecchi sono capaci occorrono i contenuti.
Nonostante la piccola tempesta che si abbatterà tra tre, o forse cinque anni (o forse ancora di più, se si opterà per il simulcast) su chi ha ancora un decoder esterno o un televisore particolarmente datato, disporre di programmi Full HD è finalmente divenuto un diritto acquisito: televisione pubblica e privata trasmettono ormai costantemente in HD e l’offerta di contenuti in HD diviene ancor più ricca, sia qualitativamente che quantitativamente, nel caso dei servizi a pagamento.
I display UHD non possono far altro che riprodurre questi contenuti riscalandoli. E arriviamo quindi al nocciolo della questione, quello dei contenuti UHD, HDR e SDR. Inutile dire che la situazione è in continuo divenire e non credo che si stabilizzerà prima di qualche anno, naturalmente sempre in una accezione “elastica” del termine “stabile”. Come la storia ci insegna, in generale di stabile c’è poco o nulla, figuriamoci in questo ambito…
Tecnicamente i canali utilizzabili per la distribuzione di contenuti UHD sono sostanzialmente tre: supporti preregistrati, broadcasting e streaming. Relativamente ai supporti, quest’anno vedranno la luce i primi titoli con codifica HDR Dolby Vision. A parte questa novità, la situazione in fondo non è complicata. Chi non dispone di un impianto (TV più lettore) compatibile Dolby Vision non deve temere nulla, nel senso che i dischi conterranno comunque la traccia “obbligatoria” HDR10 che tutti i lettori leggono e che tutti i display riproducono.
Se i titoli in uscita con codifica Dolby saranno in grado di offrire un sensibile aumento della qualità, ben venga; al momento non ho ancora avuto modo di assistere ad una comparazione diretta tra i due standard, con lo stesso contenuto proposto simultaneamente nelle due varianti. Potenzialmente il Dolby Vision, grazie ai metadati dinamici, può offrire una qualità superiore all’HDR10. Posso assicurare però che il risultato ottenibile con il “vecchio” HDR10 è comunque favoloso. E comunque anche per l’HDR10 è già in arrivo un “upgrade”, ovvero l’aggiunta del supporto ai metadati dinamici. Parliamo dell’HDR10 Plus. Diversamente dal Dolby Vision è royalty free, ma è ancora prematuro parlarne perché lo standard è stato definito da pochissimo ed ancora non ci sono apparecchi compatibili.
Veniamo quindi alle due piattaforme per il broadcasting, digitale terrestre (DVB-T2) e satellitare. Attraverso il digitale terrestre i broadcaster possono già diffondere trasmissioni UHD; un esempio è stata la finale di Champions trasmessa da Mediaset Premium. Si trattava di una trasmissione SDR, che differiva da una normale Full HD solo per la risoluzione quadruplicata. E per l’HDR? Le specifiche sono state definite alla fine dello scorso anno e prevedono la possibilità di utilizzare per l’High Dynamic Range tanto l’HDR10 quanto il Dolby Vision o l’Hybrid Log-Gamma.
Più probabilmente sarà quest’ultima la scelta preferita dai fornitori di contenuti, perché retrocompatibile con le trasmissioni SDR e quindi in grado di avere il maggior numero di spettatori. Chi si accinge a comprare ora il televisore non deve trascurare questa funzionalità, forse ancor più importante del Dolby Vision. Teoricamente nulla vieta poi al broadcaster di trasmettere in HDR anche programmi in Full HD. Aggiungo che, tanto per aumentare un tantino il livello di panico, dall’anno prossimo è prevista la possibilità di trasmettere in High Frame Rate fino a 120 frame per secondo, l’ideale per gli eventi sportivi ove la fluidità e la nitidezza delle immagini in movimento è fondamentale. Ma anche qui siamo ancora nel mondo delle idee, visto che al momento non ci sono nemmeno i display compatibili.
Per quanto riguarda la piattaforma satellitare a pagamento, che prevede l’utilizzo di un decoder esterno, sarà il broadcaster a doversi preoccupare che il suo hardware sia in grado di interfacciarsi con il maggior numero di televisori possibile. Questo tema dovrà essere presto oggetto di un articolo di approfondimento. Per quanto riguarda i canali satellitari free, non molto tempo fa la Rai ha trasmesso la serie “I Medici” in UHD SDR attraverso la piattaforma TV Sat. E veniamo finalmente alla terza via che conduce verso la porta del paradiso, lo streaming. La quantità di contenuti disponibili è già significativa, ma la complicazione è elevata al quadrato. Il motivo è presto detto: non solo ci sono i vari standard in gioco, ma esistono anche accordi di esclusiva tra fornitori di servizi e produttori di televisori.
Nel prossimo numero esamineremo in dettaglio le varie proposte del mercato, sia per i contenuti offerti, sia per la compatibilità, sia per il costo.
Mario Mollo
L’HDR senza segreti
Per quanti non avessero familiarità con l’HDR, punto chiave dei contenuti UHD, e volessero approfondire l’argomento, abbiamo reso disponibile sul sito, dove vengono spiegati con un certo dettaglio i segreti di questa tecnologia. Dolby Vision, Hybrid Log-Gamma, Wide Colour Gamut non saranno più sigle misteriose…