Un processore concepito pensando alla sostanza e alla funzionalità, senza indulgere a comodità e frivolezze, una solida pietra angolare su cui costruire un impianto audio-video dalla vocazione professionale.
È fuori dubbio che il progresso tecnologico da un lato ci semplifica tantissime operazioni, dall’altro ci vizia e ci… rammollisce. Le famigerate app fanno ormai parte integrante della nostra esistenza e ci supportano in moltissime operazioni quotidiane, nel lavoro e nel tempo libero, semplificando e velocizzando tante incombenze e soprattutto eliminando la necessità di recarsi fisicamente sul luogo in un tempo preposto allo svolgimento dell’attività: la banca, il supermercato, il botteghino, l’ufficio del comune…
Appare chiaro che, più passa il tempo, più l’interazione con lo strumento tecnologico avverrà tramite il cosiddetto linguaggio naturale, bypassando anche la necessità di digitare comandi sul display. La “quick setup guide”, ovvero l’estratto del manuale di istruzioni che facilita l’utilizzatore di un nuovo apparecchio nell’eseguire correttamente i primi passi essenziali per mettere rapidamente in funzione il prodotto, ha ormai lasciato il posto a procedure automatiche guidate, che divengono ancora più comode quando si possono seguire sullo schermo dello smartphone. L’essere nato oltre mezzo secolo fa mi consente di apprezzare queste comodità, senza però perdere cognizione di quello che c’è dietro.
Un fertilissimo campo di applicazione delle procedure automatiche è quello della calibrazione degli impianti multicanali. L’amplificatore riconosce il numero ed il tipo di diffusori utilizzati e ne ottimizza la resa sia in base alla collocazione sia in funzione delle caratteristiche dell’ambiente; l’unica seccatura che non può ancora essere evitata è quella di posizionare e spostare il microfono obbedendo ai comandi impartiti dal software di taratura. Non ho problemi a confessare che mi sono rammollito al punto da fidarmi ciecamente di queste procedure; nel mio impianto personale non mi sono mai preso il disturbo di affinare i risultati con un ulteriore intervento manuale. Lungi da me l’idea di criticare il progresso, anzi, come dicevo ne sono ormai quasi completamente assuefatto e dipendente. Ma ci sono ancora uomini veri, che si costruiscono la casa con le proprie mani, che non amano in auto il cambio automatico e l’antipattinamento o, fuor di metafora, che ancora vogliono il pieno controllo su ogni fase della messa a punto del proprio impianto.
Il Rotel RSP-1576 è l’apparecchio che fa per loro. Un apparecchio versatile ma essenziale, del tutto privo di ausili software, che lascia all’utilizzatore l’onore e l’onere del lavoro di messa a punto. Pur non avendo la sezione di potenza, pesa come un ampli integrato di piccola taglia ed il primo contatto con l’RSP-1576, quando non è ancora del tutto estratto dalla scatola, impressiona molto positivamente. Certo, non sono i chili a fare di un apparecchio grande un grande apparecchio, ma una costruzione senza risparmi, indice della volontà del costruttore di realizzare un prodotto di qualità, si riflette anche, come in questo caso, nella sua stazza.
Caratteristiche e funzionalità
L’RSP-1576 è un processore audio-video a 7.1.4 canali, in grado quindi di gestire formati “object-based” come il Dolby Atmos e il DST:X. Diciamocelo: pur non arrivando al massimo suggerito dallo standard, un sistema a 7 canali “orizzontali” e quattro a soffitto per ricreare la terza dimensione è un impianto che “magari avercelo”.
Ideale per una saletta home theater, resta comunque ancora realizzabile anche al di fuori di un ambiente dedicato solo a questo. Puntare ad un processore per gettare delle ottime basi per un sistema siffatto è una scelta lungimirante. Il vantaggio di questa soluzione, che la rende preferibile, budget permettendo, ad un integrato multicanale (anche con qualche uscita in più), è che attorno al processore si possono affiancare elettroniche di diversa potenza e livello qualitativo, per creare un sistema modulare con potenzialità non alla portata della soluzione monoblocco, e che può sempre essere migliorato nel tempo intervenendo sui componenti esterni.
Come dicevamo, la messa a punto dell’impianto è lasciata interamente alle capacità dell’utilizzatore, che deve dotarsi di un fonometro se non vuole affidarsi solo ai riscontri uditivi per regolare i livelli dei diffusori. Per ciascuna uscita occorrerà, dopo aver selezionato la tipologia di diffusore connesso (large o small) e la relativa frequenza di taglio per l’eventuale incrocio col sub, regolarne il livello ed impostarne la distanza dal punto di ascolto.
Fin qui nulla di trascendentale. Ma per ottimizzare la resa complessiva, ovvero per effettuare quella “room correction” che altri apparecchi gestiscono in automatico, l’utilizzatore in questo caso dovrà, se necessario, gestire in autonomia l’equalizzatore parametrico a 10 bande integrato nel DSP dell’RSP-1576. Un controllo sofisticato, perché ciascuna delle 10 bande dispone di tutti e tre i gradi di libertà: frequenza di centro-banda, fattore di merito e guadagno del filtro. Per le prime tre bande, che coprono l’intervallo tra 10 ed 89 Hz, la frequenza di centro-banda è selezionabile a passi di 1 Hz. Per le successive tre, tra 90 e 690 Hz ci si muove a passi di 10 Hz. Per le ultime quattro, da 700 Hz a 24 kHz, a passi di 100 Hz. Il fattore di merito, che determina l’ampiezza della campana di intervento, si regola tra 1 e 10, mentre il guadagno tra -12 e +2 dB. Attenzione, non è una esercitazione: tutte le regolazioni sono indipendenti per ciascuna uscita! Ripeto, non è una esercitazione: tutte le regolazioni sono indipendenti per ciascuna uscita! Per il livello del sub è anche possibile differenziare la regolazione in funzione della modalità surround utilizzata.
Per sfruttare appieno le potenzialità di un controllo così malleabile sarebbe opportuno dotarsi di un sistema di misura della risposta in ambiente, anche se affidandosi solo al proprio orecchio si riuscirà comunque ad ottenere una resa accordata ai propri gusti seppure probabilmente, non perfettamente lineare. Tutta la sezione di elaborazione digitale può essere bypassata, perdendone le funzionalità, nell’ottica di ottenere dalle sorgenti analogiche la resa più pura e “incontaminata”. Per quanto riguarda i settaggi tipici del multicanale, in particolare il tipo di diffusori (large/small), l’apparecchio consente di differenziare la configurazione a seconda della modalità, per avere ed esempio i frontali grandi in stereo e piccoli in surround; in questo modo si può privilegiare la massima trasparenza in stereo e magari avere più dinamica in multicanale.
Sul fronte della connettività video in ingresso, l’apparecchio offre sette ingressi HDMI, di cui uno frontale, compatibili con il solo standard HDR10, ognuno dei quali abbinabile ad un qualunque ingresso audio presente. Una sorgente che supporta altri standard può comunque essere connessa direttamente al display, lasciando al Rotel la gestione dell’audio tramite una seconda connessione dalla sorgente.
Sul fronte audio troviamo 3 classici ingressi linea RCA, un ingresso phono per fonorivelatori MM ed un ulteriore ingresso ad alto livello bilanciato. L’ultimo ingresso analogico è un multicanale 7.1. Per quanto riguarda i collegamenti numerici, l’apparecchio dispone di 6 ingressi, tre coassiali e tre ottici, liberamente abbinabili, come detto in precedenza, agli ingressi video, ma per i quali non è presente sul frontale un tasto di selezione diretta, anche se è possibile assegnare uno dei sei al tasto CD (eventualmente abbinabile anche all’ingresso XLR); a questi si aggiunge un ingresso USB di tipo B. Sul frontale c’è un’ulteriore porta USB che consente il collegamento a dispositivi Apple. Non manca nemmeno il collegamento Bluetooth aptX. La massima frequenza di campionamento accettata dagli ingressi digitali è 192 kHz (24 bit). L’apparecchio non supporta il formato DSD; anche in questo caso si può far fronte alla mancanza affidandosi ad una buona sorgente che provveda alla conversione D/A, magari attraverso la connessione bilanciata.
Le uscite video sono due, una sola delle quali supporta l’OSD e l’ARC. Per quanto riguarda le uscite analogiche, notiamo che sia quella sub che quella per il centrale sono raddoppiate. Per l’integrazione in sistemi domotici l’apparecchio mette a disposizione una porta RS-232 ed una ethernet (che consente anche gli aggiornamenti del firmware, ma non ha funzionalità DLNA). Sempre al fine della gestione centralizzata di tutti i componenti dell’impianto, ci sono poi tre trigger per il controllo di apparecchi esterni, che possono essere configurati per attivarsi in abbinamento a specifiche sorgenti. In aggiunta troviamo un ingresso remote in per ricevere comandi da un sensore ad infrarossi di terze parti e due uscite destinate a trasmettere comandi ad altri apparecchi, sempre via trasmettitore ad infrarossi (mentre la connessione con altri componenti della casa può avvenire anche via cavo).
Il menù a schermo non regala nessuna concessione alla grafica, è testuale ed in bassa risoluzione, ma è perfetto allo scopo di mettere l’utilizzatore in grado di controllare la macchina.
La realizzazione del telecomando è in linea con quella dell’apparecchio: di generose e comode dimensioni, pratico e robusto.
Dispone anche di una piccola luce di cortesia, che può tornare utile in tanti modi. È la prima volta che mi imbatto in questa simpatica funzionalità.
L’RSP-1576 è disponibile anche in finitura nera.
La prova d’uso
Il test sul campo dell’apparecchio ha riguardato prevalentemente la trasparenza degli ingressi analogici e la qualità della sezione di conversione, posti a confronto con quelli della nostra sorgente di riferimento, l’Oppo BDP-105D.
Per prima cosa abbiamo giocato un po’ con i controlli. L’apparecchio è formalmente semplice da usare, ma questo non significa che sia facile sfruttare appieno l’equalizzatore parametrico. Abbiamo poi saggiato la qualità audio, alla quale davvero non può essere mossa alcuna critica. La resa è veloce ma mai pungente.
La sezione digitale è all’altezza di quella analogica; difficile dire se le differenze introdotte dalla doppia conversione siano reali o frutto di suggestione… Il bypass in effetti bypassa tutte le elaborazioni relative al multicanale (tipo di diffusore, filtraggi, ritardi ecc.), ma non esclude l’equalizzatore parametrico, che volendo va disattivato da menu ma la cui presenza, in flat, non sembra penalizzare la trasparenza.
Conclusioni
L’RSP-1576 è un processore audio-video solido, che lascia all’utilizzatore il controllo di ogni funzione di gestione e che ha tutto quello che serve per mettere in piedi un impianto di notevole complessità e di buonissima qualità. Le prestazioni strumentali sono soddisfacenti e perfettamente idonee a supportare ottimamente qualunque componente a contorno, sia a monte che a valle.
di Mario Mollo
LE MISURE
Analizzato come preamplificatore “classico”, ovvero analogico, il Rotel mostra le prestazioni che ci si attendono da un prodotto di questa casa: risposta lineare e ampiamente indifferente alla posizione del volume, bilanciamento perfetto, rapporti segnale/rumore elevati su tutti gli ingressi, deenfasi RIAA del fono MM ben accurata con piccola tendenza ad enfatizzare le basse profonde. La sezione DAC, analizzata con il massimo segnale compatibile ovvero con il PCM a 192 kHz/24 bit, mostra una risposta ben estesa, con un limite utile superiore a 70 kHz, ed un corretto comportamento ai bassi livelli, pur in un contesto di rumore residuo non particolarmente basso. Il jitter è elevato nella componente casuale, ma in pratica quasi tutta l’energia è collocata a frequenze di pochi hertz, musicalmente irrilevanti, mentre la componente periodica è ben contenuta.
di Fabrizio Montanucci
Ci è piaciuto:
- L’apparecchio, che lascia all’utente il compito di effettuare tutte le regolazioni, è versatile e ben realizzato.
- Le possibilità di intervento sulla configurazione sono modellabili a seconda della modalità di funzionamento.
Non ci è piaciuto:
- Abbiamo riscontrato il mancato supporto al formato DSD e agli standard HDR diversi dall’HDR10.
Distributore per l’Italia: Audiogamma, Via Pietro Calvi 16, 20129 Milano. Tel. 02 55181610 – www.audiogamma.it
Prezzo: Euro 2.499,00
Caratteristiche dichiarate dal costruttore
- Risposta in frequenza: 20 Hz-20 kHz (ingresso phono e ingressi digitali, ±0,5 dB), 10 Hz-100 kHz (Analog Bypass, ±1 dB)
- Distorsione armonica totale: 0,0006% (Analog Bypass), 0,003% (ingressi digitali)
- Distorsione di intermodulazione: <0,005% (60 Hz-7 kHz, 4:1)
- Rapporto S/N: 112 dB (pes. A, ingressi analogici e digitali)
- Sensibilità/impedenza d’ingresso: 3,5 mV/47 kohm (phono), 270 mV/100 kohm (linea), 500 mV/100 kohm (bilanciato)
- Livello uscita pre: 1 V
- Separazione stereo: >75 dB
- Dimensioni (LxAxP): 431x144x348 mm
- Peso: 8,8 kg