Bowers & Wilkins DB1D

Quando “scendere molto in basso” non significa degradarsi ma l’esatto opposto.

Sono uno dei “fans appassionati e potenziali pericolosi” di Corrado Guzzanti, lo sono “in maniera disacerbanti” al punto che la prima poesia che ho insegnato a mia figlia è stata “La mumma”, recitata dal “regista de paura” Rokko Smitherson. Quando quella stessa poesia venne riletta una seconda volta in una successiva apparizione televisiva, la conduttrice/spalla del comico, Serena Dandini, disse che conosceva il motivo per cui Rokko aveva deciso di riproporla: perché era “simbolica”. La risposta di Rokko a questa affermazione fu: “Sì, a simbologgia de chi nun je va da fa… gniente!”.

A questo punto vi chiederete il perché di questa introduzione insolita (e probabilmente poco comprensibile per chi non conosce Corrado Guzzanti). Il motivo è che ho già provato un subwoofer Bowers & Wilkins della serie DB, il DB2D, e non nascondo che, dopo averlo esaminato, di avere vagamente accarezzato l’idea di riproporre, mutatis mutandis, lo stesso articolo (dove per altro avevo citato la poesia “La mumma”). E non solo perché non mi vada di fare “gniente” ma anche perché non potrei fare di meglio o, come avrebbe detto Lorenzo, un altro mitico personaggio partorito dalla fantasia del grande Corrado, quando la Dandini strappò il suo tema sui Promessi Sposi: “Ahò! E quando me riviè così!”. Ciò premesso, se dessi per scontato che tutti abbiate letto e ricordiate il mio precedente scritto, pubblicato nel lontano aprile 2018 (AR n. 397), potrei sintetizzare questo intero test in una sola frase: il DB1D è come il DB2D ma più grande. Ma l’assunto sarebbe presuntuoso oltreché azzardato. Il fatto che chi abbia letto l’articolo probabilmente non lo ricorda, mi permette di attingere ad esso quando necessario; per correttezza riporterò in corsivo le parti già utilizzate. Quindi non indugio oltre con le mie divagazioni, e passo a descrivere il DB1D, che è attualmente il subwoofer più prestante e potente della produzione B&W.

Appartiene alla serie più prestigiosa tra quelle in catalogo e della quale fanno parte altri due modelli, equipaggiati con trasduttori più piccoli e amplificazione meno potente. Due sono gli elementi caratterizzanti di questi tre prodotti: la presenza di due trasduttori contrapposti e la loro tecnologia costruttiva. A questo si aggiunge una potente amplificazione in classe D e la gestione di tutte le funzionalità via app per dispositivi mobili (Android 7 e successive, iOS versione 10 in poi) attraverso la connessione Bluetooth. L’idea di utilizzare due trasduttori contrapposti non è nuova in casa B&W, essendo stata impiegata per la prima volta nel PV1 (siamo nei primi anni del nuovo millennio, 2004 o giù di lì). Dal punto di vista meccanico è concettualmente simile al motore boxer: ogni parte in movimento, nel nostro caso i coni dei woofer, ha una controparte che si muove nella stessa direzione ma in verso opposto. In questo modo il baricentro del sistema non si sposta durante il funzionamento e le forze in gioco hanno risultante nulla. Se da un punto di vista teorico la sola disposizione dei trasduttori è sufficiente a garantire che la quantità di moto totale del sistema sia sempre pari a zero e non ci siano vibrazioni, dal punto di vista pratico l’idea deve essere implementata attraverso una costruzione impeccabile e massima attenzione ad ogni dettaglio, pena risultati non in linea con le aspettative teoriche. La notevolissima rigidità strutturale è garantita da numerosi rinforzi interni al mobile, già molto robusto di per sé in virtù del notevole spessore delle pareti; per minimizzare, per non dire annullare del tutto (come all’atto pratico si può riscontrare) l’insorgenza di vibrazioni, i due trasduttori sono rigidamente interconnessi attraverso una struttura metallica che oltre al vincolo reciproco li àncora al mobile, al fine di annullare ogni movimento indesiderato.

Il subwoofer è dotato di una struttura interna di rinforzo e di ancoraggio dei trasduttori che si muovono in direzioni opposte annullando le vibrazioni.

La dotazione comprende una serie di accessori per far fronte alle diverse situazioni che possono presentarsi in fase di installazione; a seconda delle caratteristiche della superficie di appoggio, si potrà optare per dei piedini in gomma dura per pavimentazioni rigide, delle punte in caso di moquette e tappeti ed infine dei piedini morbidi e smorzanti adatti a superfici non rigide come i pavimenti flottanti. I trasduttori impiegati sul DB1D sono da 12” (30 cm), che invece sono da 10” (25 cm) e da 8” (20 cm) nei due modelli più piccoli. Quello che li accomuna tutti è la tecnologia costruttiva dei coni, che la casa ha denominato Aerofoil e che viene impiegata anche sulla serie top di gamma 800. I coni sono realizzati con un sandwich in materiale composito (due strati di fibra di carbonio con interposta un’anima in schiuma sintattica) con profilo a spessore variabile, maggiore nelle zone più sollecitate per garantire rigidità e più sottile ove non occorre la massima resistenza, per contenere il peso complessivo dell’equipaggio mobile limitando al massimo l’insorgenza dei break-up a parità di peso complessivo. Rispetto alla generazione precedente, la bobina mobile è ora in 2 strati anziché 4, con minore induttanza. Sospensione esterna e centratore sono stati ridisegnati per offrire maggiore linearità. La sezione di potenza in classe D è in grado di erogare 2.000 watt, contro i 1.000 degli altri due componenti della serie. L’elettronica è alloggiata in un contenitore metallico posto alla base del mobile; su uno dei lati si affacciano le connessioni, che constano di una coppia di ingressi sbilanciati RCA e di una coppia di ingressi bilanciati XLR. Ciascuna coppia è dotata di settaggi individuali quindi, qualora il sub fosse integrato contemporaneamente in due impianti distinti, uno stereo ed uno multicanale, non è necessario effettuare regolazioni o modificare alcunché per passare dall’uno all’altro.

La sezione elettronica è alloggiata alla base dell’apparecchio. Il finale in classe D eroga 2.000 watt.

Gli ingressi possono essere configurati in modalità stereo o LFE. Nel primo caso tutte le regolazioni vanno effettuate attraverso la app. Nel secondo il pre non interviene sul segnale che deve essere filtrato a monte. In modalità stereo si possono impostare la frequenza, la pendenza e la fase del taglio (Fig. 1) oppure scegliere uno dei numerosi preset specifici per i diffusori della casa (Fig. 2).

Figura 1. La frequenza di taglio personalizzata può essere selezionata tra 25 e 150 Hz a passi di 1 Hz, con pendenza selezionabile tra 12 o 24 dB per ottava. Per la fase invece si va a passi di 90°.

Figura 2. La app contiene le impostazioni per l’abbinamento a 22 modelli della casa, che possono essere presi come punto di partenza qualora si disponesse di un sistema simile.

L’impostazione del taglio è l’unica in comune tra i due ingressi qualora fossero settati entrambi in modalità stereo. Il pre mette anche a disposizione un sistema di equalizzazione, con due modalità preimpostate (musica o cinema) ed una modalità utente liberamente configurabile (Fig. 3).

Figura 3. L’equalizzatore, con 5 bande di intervento a bassa frequenza, dovrebbe essere in grado di risolvere ogni eventuale problema di “incompatibilità” ambientale.

Tra le altre connessioni presenti troviamo due trigger, per comandare l’accensione e la selezione dell’ingresso. C’è poi una porta RS232 per il controllo attraverso sistemi di home automation. Non è presente l’uscita linea filtrata passa-alto, che sarebbe necessaria nel caso in cui il sub fosse collegato in affiancamento ad un sistema di altoparlanti stereo che va in saturazione in gamma bassa ai livelli di ascolto più elevati che si potrebbero raggiungere grazie alla presenza del sub. Credo che la casa abbia rinunciato all’uscita high-pass perché si presuppone che l’unità, in modalità “affiancamento”, vada comunque abbinata a sistemi di un certo livello qualitativo.

Sul lato del cabinet che sarà presumibilmente posizionato verso una parete, sono alloggiate le connessioni: due coppie di ingressi (una bilanciata XRL ed una sbilanciata RCA), due trigger (accensione e selezione ingresso) ed una RS232 per l’interfacciamento a sistemi domotici. Non ci sono controlli: tutte le regolazioni si effettuano tramite una app via Bluetooth.

L’ascolto

Uno dei motivi per cui i lettori acquistano la nostra pubblicazione, oltre alla unicità delle rilevazioni strumentali che nessuna altra testata è in grado di effettuare, è anche il giudizio di ascolto sugli apparecchi in prova, aspetto che – in fin dei conti – conta anche più delle misure, perché un prodotto si compra per come suona e non per come va in laboratorio (ma le due cose, come il nostro Fabrizio Montanucci sta illustrando nella serie di articoli dedicati appunto al suono delle misure che stiamo attualmente pubblicando, devono comunque andare di pari passo). A volte la parola del recensore è l’unica fonte a disposizione, magari perché il prodotto in prova non è di reperibilità capillare e l’unico modo per “ascoltarlo” è proprio attraverso le pagine della rivista. Il test del DB1D è l’eccezione alla regola per antonomasia, perché è molto probabile che tra le persone che stanno leggendo questo articolo ce ne siano non poche che hanno ascoltato questo subwoofer. Infatti lo abbiamo utilizzato nel corso degli eventi “AudioReview Live” all’auditorium di Roma Parco della Musica ed i lettori che vi hanno preso parte hanno quindi avuto modo in quella circostanza di ascoltarli. Ascoltarli, al plurale, perché nell’impianto ce n’erano due. Colgo l’occasione per annunciare a tal proposito l’imminente pubblicazione di un interessantissimo articolo a firma di Andrea Allegri, dedicato proprio al tema dell’inserimento del/dei sub all’interno del proprio sistema di ascolto, inteso come insieme di apparecchi ed ambiente. Quanti hanno avuto modo di ascoltare questi subwoofer nelle sale dell’auditorium converranno con me che il loro punto di forza è che… non si facevano notare ma si sentivano e come! Lo splendido suono delle ammiraglie 800 D3 alle quali i due DB1D erano abbinati non sembrava minimante alterato, la loro timbrica trasparentissima non appariva in nessun modo snaturata. Solo disattivando i subwoofer ci si poteva rendere conto di quanto determinante fosse il loro giustamente discreto contributo. Probabilmente, più che estendere la già profondissima risposta del sistema principale, ne intensificavamo la pressione generata, rendendo realistico il livello di ascolto anche in un ambiente di grandissime dimensioni come quello utilizzato nei nostri incontri.

Riuscire a realizzare un subwoofer in grado di suonare così forte mantenendo l’articolazione, la lucidità, la coerenza di un sistema di altoparlanti come le 800 D3 è un compito che pochi costruttori sono in grado di portare a termine. Nella nostra sala ovviamente abbiamo utilizzato un solo esemplare, pur avendone a disposizione due. Già nel corso del test del DB2D siamo riusciti a far “suonare” ogni suppellettile presente nella sala, ogni elemento dell’arredo, ad eccitare ogni possibile risonanza, la stragrande maggioranza delle quali non sapevamo nemmeno esistesse. Il DB2D immette energia acustica nell’ambiente ad ogni frequenza a cui è chiamato a lavorare, a ogni livello immaginabile, apparentemente con una riserva di potenza illimitata. Mi è venuto persino un dubbio riguardo una crepa sul muro che non avevo mai notato prima di questa prova e ho chiesto ai miei colleghi se per caso non fosse stato il sub ad averla generata. Il tutto senza che dalle membrane del sub provenisse il benché minimo suono rivelatore di sforzo, senza che il mobile producesse la più minuscola vibrazione. Lo stesso vale per il DB1D, ed anche in questo caso dubito fortemente di essere riuscito anche solo ad avvicinarmi ai limiti delle sue possibilità. Non c’è modo di metterlo all’angolo, né con le più sconquassanti sequenze cinematografiche né con i più intensi pieni orchestrali; c’è sempre un altro elemento della catena che si arrende prima, a meno di non abbinare questo sub ad un sistema del calibro delle B&W 800. Sì, perché non bisogna pensare al DB1D solo come ad un componente di un sistema multicanale, al quale darebbe per altro la dignità di una sala Dolby Cinema, dove anche l’effetto speciale più esagerato sembra “ricomporsi”, guadagnando in credibilità senza nulla perdere in “fragorosità”, o ad un complemento di un sistema di altoparlanti limitato in estensione, al quale comunque donerebbe la completezza e la qualità della risposta tipica dei diffusori di fascia più alta. Affiancarlo ad un sistema già di per sé ottimo, e l’impianto dell’Auditorium ne è la prova provata, non sarebbe infatti uno spreco di risorse, quando assieme ad una esemplare correttezza timbrica si richiedono livelli di pressione che possano ricreare l’illusione dell’evento dal vivo, che è poi il fine ultimo di ogni impianto ad alta fedeltà.

Conclusioni

Il DB1D è un subwoofer che rappresenta la più alta espressione (almeno fino ad ora…) delle capacità di un costruttore del calibro di Bowers & Wilkins, ove costruzione e prestazioni audio sono a livelli altissimi. Nella costruzione il know-how del marchio si riflette tanto nella qualità realizzativa quanto nell’unicità dei materiali impiegati. Le prestazioni audio ne fanno un sub adattato a qualsiasi impiego, un componente ideale e privo di controindicazioni tanto nelle applicazioni home theater, in sistemi che ambiscono a portare in casa la qualità delle migliori sale, quanto in sistemi audio multicanale e/o stereofonico, in abbinamento a diffusori sia piccoli che grandi, grazie alla capacità del DB1D di scendere in basso in frequenza non solo a livelli di pressione davvero importanti ma con la pulizia che solo i migliori diffusori possono vantare e coi quali si sposerà alla perfezione, indipendentemente dalla loro stazza.

di Mario Mollo


Le misure

La sessione di misure del poderoso subwoofer della B&W è iniziata scaricando l’app dal sito del costruttore, evitando comunque ogni tipo di equalizzazione e di trattamento del segnale, e scegliendo la pendenza maggiore per l’incrocio, in modo da avere una prestazione “cruda” ed essenziale dei due woofer. La prima rilevazione ha mostrato che le risposte dei due altoparlanti sono assolutamente identiche, così che ho potuto procedere alla misura effettuandola su un solo woofer. La risposta è stata inoltre effettuata senza filtratura, con la filtratura alla massima frequenza raggiungibile dall’app, alla media ed ovviamente alla minima. Notiamo come le risposte a bassa frequenza siano assolutamente uguali a sé stesse anche variando di molto la frequenza di taglio. Ciò accade soltanto quando l’estensione reale è molto vicina o addirittura inferiore ai 20 Hz, in modo che la frequenza di taglio sia sufficientemente lontana. Va notata una leggera enfasi tra i 40 ed i 50 Hz. Da rilevare inoltre che senza alcuna correzione si raggiungono i 20 Hz a -3 dB. Al banco dinamico notiamo come la distorsione armonica pur partendo da valori discreti a bassissima frequenza si riduca notevolmente già a 40 Hz, con la terza armonica che, pur estremamente contenuta, risale all’aumentare della frequenza. Le armoniche superiori si vedono appena a bassissima frequenza ma spariscono sul fondo all’aumentare della frequenza. La MOL dopo il primo terzo di ottava a 101 dB sale a 110 dB per tutta la durata della misura. Con un subwoofer di questa caratura abbiamo insolitamente effettuato anche una waterfall senza alcuna frequenza di taglio, giusto per notare come il decadimento a bassissima frequenza sia davvero importante e come la situazione peggiori leggermente all’aumentare della frequenza.

di Gian Piero Matarazzo


Bowers & Wilkins DB1D

Subwoofer attivo

Distributore per l’Italia: Audiogamma S.p.A., Via Nino Bixio 13, 20900 Monza (MB). Tel. 02 55181610 – www.audiogamma.it
Prezzo: euro 4.450,00

Caratteristiche dichiarate dal costruttore
  • Tipo: cassa chiusa
  • Altoparlanti: 2 woofer Aerofoil da 300 mm
  • Gamma frequenze: 8,5 Hz-500 Hz (-6 dB)
  • Risposta in frequenza (centrata a 100 Hz): 10-350 Hz (-3 dB)
  • Potenza massima amplificatore: 2.000 W
  • Ingressi: 2 XLR, 2 RCA
  • Dimensioni (LxAxP): 42,9x46x 41 cm
  • Peso: 43 kg

Author: Redazione

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