Bowers & Wilkins Formation Bar

Design elegante, resa raffinata ed eccellenti compagni di squadra.

Già il nome, da solo, richiede e merita una appropriata introduzione. Formation è infatti la designazione che identifica la serie di prodotti con i quali il costruttore britannico si è inserito nel settore dei sistemi wireless. Gli inglesi si sono presi il loro tempo, avendo approcciato la tematica del multiroom senza fili solo lo scorso anno; ma lo hanno fatto a modo loro, con apparecchi raffinati, caratterizzati da soluzioni originali e con la qualità tipica del marchio.

La serie Formation è capitanata dal Duo, una coppia di diffusori a due vie in cassa chiusa che abbiamo recensito con risultati lusinghieri su AudioReview n. 419. A questo che è a tutti gli effetti un impianto completo di fascia relativamente alta si affiancano altre unità peculiari: il Wedge, unità stereo dalla forma molto particolare che ricorda quella oblunga del “vecchio” Zeppelin, ed il Flex, caratterizzato da un look cilindrico più convenzionale, una coppia dei quali può essere configurata come sistema a due canali. A completare il team dei diffusori amplificati, oltre alla Bar oggetto di questa prova, c’è anche il Formation Bass, il cui nome non lascia dubbi sul fatto che si tratti di un subwoofer. Vedremo più avanti quali sono le modalità di collegamento comuni a tutti i dispositivi Formation; per consentire l’uso di questi apparecchi anche con sorgenti “tradizionali”, la casa ha previsto una sorta di preamplificatore dedicato, il Formation Audio, che accetta in ingresso anche segnali analogici e li ritrasmette ai diffusori Formation. Una delle peculiarità del sistema Formation consiste proprio nella modalità di comunicazione tra i singoli componenti, che avviene attraverso una rete wireless proprietaria, separata da quella wi-fi domestica, utilizzata solo come canale di controllo e gestione dei dispositivi. Questo sistema, appoggiandosi simultaneamente a più bande in parallelo, non solo non appesantisce la rete locale sgravandola dal traffico dati ma garantisce anche tempi di latenza estremamente ridotti ed una perfetta sincronizzazione di tutti i diffusori, ai quali viene veicolato un segnale audio HD 96/24 in PCM. Il percorso del segnale viene automaticamente ottimizzato dal sistema per ottenere la trasmissione migliore. La configurazione ed il controllo dei prodotti Formation viene gestita attraverso una app disponibile per le piattaforme Android e iOS. I componenti possono essere assegnati agli “spazi” per creare impianti multiroom. All’interno di uno spazio si possono anche creare varie configurazioni “complesse”, raggruppando gli elementi per formare ad esempio sistemi multicanale; la soluzione più articolata è la 5.1 composta da una Bar (3 canali), un Bass e due Flex come posteriori.

Tramite la app di controllo è possibile fra l’altro apportare la correzione dei toni e, nel caso di configurazione multicanale, gestire livelli e ritardi dei canali utilizzati.

La Formation Bar

Prima di descrivere le caratteristiche costruttive dell’apparecchio, proseguiamo ad esaminare le altre funzionalità comuni a tutti i componenti Formation e che pertanto fanno parte anche del corredo della Bar. Mi riferisco alle modalità di collegamento. Quella che più di ogni altra salta all’occhio e che è rivelatrice della vocazione audiofila di questi componenti è la compatibilità Roon. Tutti i diffusori Formation sono end-point Roon, ovvero terminali verso i quali il software può indirizzare direttamente i flussi audio prelevati dalle fonti a cui ha accesso (dischi locali e di rete, iTunes, Tidal) e che è specializzato a catalogare ed arricchire di contenuti informativi (copertine, informazioni ecc.). Osserviamo comunque a titolo di cronaca che sebbene Roon sia la modalità principe per il funzionamento del sistema, stante l’assenza della compatibilità DLNA, è possibile impiegare software alternativi come Volumio, del tutto gratuiti, che siano in grado di pilotare end-point Roon. Per un utilizzo meno “impegnato” si può far ricorso alla connettività Bluetooth, che garantisce comunque una buona qualità grazie ai protocolli aptX HD e AAC. L’unità è compatibile con l’Apple AirPlay 2 e supporta in maniera nativa anche lo streaming diretto dalla piattaforma Spotify grazie allo Spotify Connect.

Dal punto di vista costruttivo la Bar è realizzata attorno ad un telaio in ABS che supporta i tre gruppi di altoparlanti (destro, sinistro e centrale), costituiti da due midwoofer da 65 mm con cono in fibra di vetro ed un tweeter a cupola in alluminio da 25 mm (quelli con anello di rinforzo utilizzati anche su alcuni diffusori).

I tre canali della Bar impiegano ciascuno tre altoparlanti, due midwoofer da 65 mm con cono in fibra e un tweeter a cupola in alluminio da 25 mm.

Ciascuna via è pilotata da un amplificatore in classe D da 40 watt; i sei finali sono asserviti ad un DSP che provvede alle elaborazioni. Oltre alla connettività di rete la Bar dispone di un singolo ingresso digitale ottico. È davvero il minimo sindacale, visto che anche prodotti più economici dispongono di un ingresso HDMI. D’altronde la Formation Bar non gestisce le codifiche audio 3D e non è presente nessun sistema di “virtualizzazione” dei canali di elevazione; la connessione Toslink è quindi più che sufficiente allo scopo che si sono prefissi in casa B&W. Supponiamo infatti che i progettisti abbiano ritenuto più opportuno che il sistema, quando utilizzato in multicanale, fornisse una buona resa 2D piuttosto che una resa 3D approssimativa, cosa che non si sarebbe sposata con la filosofia del costruttore.

Oltre alla presa ethernet, l’unico altro connettore presente sul fondello della Formation Bar è quello digitale ottico per il collegamento con il televisore. Sulla parte superiore sono collocati i tastini di controllo, anche se nella pratica si useranno il telecomando della TV di cui la Bar apprende i comandi e l’app per smartphone.

L’ascolto

L’apparecchio può essere utilizzato semplicemente appoggiandolo sul piano dove è collocato il display o utilizzare la staffa di fissaggio a parete fornita in dotazione. Per quanto snello, il sistema potrebbe interferire visivamente coi TV dotati di piedini poco rialzati; il costruttore ha anche previsto la possibilità di ripetere il segnale del telecomando del TV (che la Bar è in grado di apprendere) qualora la sagoma della soundbar ne ostacolasse la trasmissione. Per testare le potenzialità audio della Formation Bar abbiamo messo in campo diverse configurazioni, dalla più semplice, ovvero quella costituita dalla sola soundbar, ad una intermedia ottenuta aggiungendo il sub fino ad arrivare ad una configurazione a 5.1 canali utilizzando anche una coppia di Flex come canali posteriori. Utilizzando la Bar per l’ascolto di musica è impossibile non riconoscerne la naturalezza. Il fronte sonoro non è ampio, ma il timbro è corretto, qualità che gli estimatori del marchio sicuramente apprezzeranno. La gamma alta è molto ben rifinita, quella media trasparente. Insomma, sembra più di trovarsi di fronte a un bookshelf che ad una soundbar, ampiezza della scena a parte.

La presenza in gamma bassa, stante la pulizia complessiva della resa che non cede alla tentazione di impressionare con trucchi di bassa lega, è sufficiente. L’aggiunta del subwoofer aumenta l’estensione in basso e l’impatto viscerale, permettendo alle colonne sonore di essere riprodotte con il dovuto fragore. Se l’home theater non è una nostra priorità, ma si desidera migliorare (e di molto) la resa del nostro televisore ed al contempo disporre di un sistema per diffondere un sottofondo musicale comunque molto rispettoso del contenuto, la Bar da sola è più che sufficiente. Se invece non ci dispiace avere quel po’ di fisicità che rende più verosimili schianti ed esplosioni e ci piace ascoltare la musica a volumi non troppo bassi col giusto corpo, allora l’impiego del Bass è consigliato.

L’aggiunta dei due Flex posteriori ci consente di ottenere quella esperienza di visione davvero molto immersiva e coinvolgente che solo un sistema multicanale può offrire. Il tutto con estrema facilità. L’unico limite che abbiamo riscontrato consiste in una certa “rigidità” della app di gestione. Una volta configurato nel nostro “spazio” un sistema a 5.1 canali, non è possibile (o almeno io non ci sono riuscito) riassegnare gli stessi componenti a spazi diversi. Perché dovremmo farlo? Ad esempio per usare i due Flex in altri due ambienti e portarli all’occorrenza nella sala TV per il multicanale senza dover ogni volta riconfigurare tutto. Ma in fondo il cliente tipo di un sistema del calibro del Formation preferirà acquistare altri speaker piuttosto che portare a spasso quelli che ha, per quanto facile possa essere.

Conclusioni

La Formation Bar, come del resto ogni membro della stessa famiglia, si colloca nel segmento alto del mercato dei componenti wireless multiroom. Offre prestazioni di ottimo livello ed un’esperienza d’uso di prim’ordine, unitamente ad una estetica originale e raffinata. Oltre a migliorare la resa audio del televisore può essere utilizzata con piacere anche per l’ascolto della musica. È un prodotto che non mancherà di accontentare chi al termine “qualità” attribuisce un significato molto ampio, che sfuma nel lusso.

di Mario Mollo


Ci è piaciuto

• La fluidità e la prontezza con cui il sistema risponde ai comandi rende l’esperienza d’uso molto gradevole
• La resa audio della soundbar è all’altezza delle aspettative del marchio

Non ci è piaciuto

• L’assenza di una connessione HDMI è insolita per un componente della sua classe e prezzo
• Il sistema di gestione presenta qualche “rigidità”


Bowers & Wilkins Formation Bar

Soundbar wireless

Distributore per l’Italia: Audiogamma S.p.A., Via Nino Bixio 13, 20900 Monza (MB). Tel. 02 55181610 – www.audiogamma.it
Prezzo: euro 1.249,00

Caratteristiche dichiarate dal costruttore
  • Altoparlanti: 6 midwoofer da 65 mm in fibra di vetro, 3 tweeter a cupola in alluminio da 25 mm
  • Risposta in frequenza: 40 Hz-28 kHz
  • Amplificazione: 6×40 W
  • Ingressi: 1 digitale ottico
  • Dimensioni (LxAxP): 124x 10,9×10,7 cm
  • Peso: 5,5 kg

Author: Redazione

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