Concludendo la serie di articoli dedicata alle misure, ci occupiamo stavolta dei sistemi di altoparlanti.
Ultimo anello della catena, ma da sempre considerati come i primi responsabili (nel bene e nel male) del suono di ogni impianto audio, i sistemi di altoparlanti hanno reagito alla rivoluzione home theater crescendo e moltiplicandosi: cinque o addirittura sette diffusori più un sub rappresentano una sorta di incubo logistico, spesso alla base di furibonde discussioni familiari, ma sono a tutt’oggi la strada obbligata per ricreare la magia della sala cinematografica anche dal punto di vista sonoro, nonché per fruire dei nuovi formati musicali ad alta risoluzione (Super Audio CD e DVD-Audio) che sfruttano spesso anch’essi i vantaggi evidenti del multicanale ai fini della ricostruzione di una scena sonora credibile e realistica.
Dedicare una buona fetta del budget disponibile ai sistemi di altoparlanti resta comunque una saggia decisione per chiunque si appresti a costruire un impianto home theater: se i formati, gli standard e più in generale le innovazioni tecnologiche si susseguono ad un ritmo sempre più veloce, abbreviando il “ciclo vitale” di sorgenti ed elettroniche, i sistemi di altoparlanti godono di una “longevità” sensibilmente maggiore; la ricerca e l’innovazione si applicano certamente anche a loro, sotto forma di nuovi materiali, di processi produttivi più raffinati ed efficienti, che si traducono in ultima analisi in un sensibile miglioramento del rapporto prestazioni/prezzo, ma in buona sostanza chi acquista oggi un buon sistema di altoparlanti, adatto al suo impianto, alle sue esigenze e al suo ambiente di ascolto, potrà goderselo tranquillamente per molti anni.
L’aiuto delle prove e delle misure risulta dunque prezioso. Per fortuna, le prestazioni oggettivamente “misurabili” e la qualità soggettivamente rilevabile all’ascolto vanno stavolta molto più facilmente d’accordo, tanto da rendere se possibile ancora più importante la comprensione dei grafici e delle tabelle che corredano le prove dei sistemi di altoparlanti.
Il primo dato espresso per ogni diffusore è quello relativo alla sensibilità, che indica il livello sonoro ottenibile a parità di potenza fornita dall’amplificatore; si tratta di un dato che non è tanto importante in sé quanto in relazione all’ampli che si possiede o che si intende acquistare: una sensibilità elevata consente di ottenere livelli sonori realistici con amplificatori di potenza contenuta, e dunque più economici.
Assai più importanti i tracciati del grafico che segue, relativo all’andamento della distorsione al variare della frequenza; senza entrare troppo in dettagli tecnici, possiamo pensare alla distorsione come ad una sgradevole tendenza a riprodurre qualcosa che non era presente nel segnale originale; ovvio, dunque, che questa tendenza vada il più possibile contrastata; i tracciati in questione, relativi alle diverse “componenti” di questi segnali spuri, dovrebbero essere il più possibile appiattiti verso il fondo del grafico (i valori sui lati del grafico consentono di valutare il livello relativo e l’incidenza percentuale di queste componenti rispetto al segnale utile); eventuali scostamenti rispetto ad una linea perfettamente orizzontale del tracciato relativo al segnale utile (che ha la stessa intensità per tutto l’intervallo di frequenze) consente poi di valutare l’alterazione dinamica introdotta dal diffusore, ovvero la tendenza a suonare “più piano” o “più forte” del necessario alterando dunque il rapporto tra suoni di intensità diversa nel segnale originale.
Molto importante anche il grafico denominato “MOL” (Maximum Output Level, ovvero massimo livello di uscita), che indica la capacità del diffusore di fornire pressioni sonore elevate senza superare un certo tasso di distorsione; se il tracciato rosso si mantiene nei dintorni dei 110 decibel per la maggior parte dell’intervallo di frequenze, potremo essere certi di ottenere una riproduzione di qualità anche con materiale dalla dinamica esuberante.
Dal grafico della risposta in frequenza si possono invece trarre indicazioni sulla personalità timbrica del diffusore: un rigonfiamento verso l’alto del tracciato nell’intorno dei 150-200 Hz lascerà presagire ad esempio una timbrica calda e rotonda, mentre un’esaltazione della zona tra 1 e 2 kHz farà pensare ad una spiccata “presenza” delle voci, o ancora una linearità verso l’estrema destra del tracciato suggerirà una buona “trasparenza”, anche se questo equilibrio potrebbe facilmente essere sconvolto dalle interazioni con l’ambiente d’ascolto (la misura viene effettuata con una modalità che consente di escludere queste interazioni); nel caso dei diffusori centrali e surround sono indicate anche le risposte che si ottengono spostandosi man mano dall’asse (in questo caso sono in generale preferibili variazioni dolcemente “progressive” rispetto a stravolgimenti in corrispondenza di una particolare angolatura); nel caso dei subwoofer viene poi illustrato l’effetto dei controlli sulla risposta (ad esempio per le posizioni estreme del potenziometro che regola la frequenza di taglio).
L’ultimo grafico è relativo al modulo e all’argomento dell’impedenza, e fornisce indicazioni preziose soprattutto riguardo l’accoppiamento con l’amplificatore: moduli contenuti in corrispondenza con argomenti “accidentati” richiederanno qualche attenzione in più alla “robustezza” della sezione di alimentazione dell’ampli di turno e alla sua capacità di fornire corrente. Un’attenta sessione di prova, con materiale di vario genere e possibilmente nel proprio ambiente d’ascolto (alcuni rivenditori specializzati offrono questo preziosissimo servizio), resta comunque il metodo migliore per la scelta finale tra una rosa di candidati selezionati studiando attentamente caratteristiche e misure.
di Paolo Arduini
da Digital Video n. 79 maggio 2006