iBasso DX300

Un Digital Audio Player sorprendente per accuratezza progettuale, qualità costruttiva, connettività estesa e prestazioni. E lo stadio di amplificazione può essere perfino upgradato…

Ancor oggi c’è chi dice “cinesate” per rivolgere un pensiero di sufficienza ai dispositivi provenienti dall’ex impero del Catai, come lo chiamava Marco Polo. Poi però guardi un dispositivo come l’iBasso DX300 e capisci che si tratta di pregiudizi superati: in questo apparecchio tutto sembra gridare “Premium!”, tanta è la cura di materiali e assemblaggio che esibisce.

La vera sorpresa arriva in ogni caso dalle specifiche costruttive, che colpiscono per la quantità e tipologia degli accorgimenti tecnici messi in campo per conseguire prestazioni elevate anche in un lettore digitale portatile. Ma andiamo con ordine, e anzitutto ricordiamo che iBasso è un marchio cinese nato nel 2006 per produrre unicamente DAP, convertitori DA, amplificatori per cuffia, in-ear monitor (IEM) e cuffie.

La casa si concentra sempre su prodotti di buon pregio costruttivo e ama adottare soluzioni tecniche tanto personali quanto curate: in questa ottica si inquadra per esempio la possibilità di acquistare nuovi stadi di amplificazione analogica che vanno a sostituire in maniera slot-in quello già presente nel DAP, e per questa via migliorarne le già buone prestazioni.


Architettura e costruzione

DX300 ha l’aspetto di un grande smartphone grazie al suo display IPS da 6,5”/2.340×1.080 pixel con tecnologia capacitiva per reagire al tocco. Spessore e peso sono però all’incirca doppi rispetto a un telefono perché parliamo di 17 mm e 300 grammi: anticipando per un attimo le conclusioni dell’articolo va detto che questi dati, insieme al prezzo importante, sono in fondo gli unici veri limiti che potrebbero rendere questo prodotto non adatto a tutti, dato che per il resto funzioni e prestazioni sono di prim’ordine. È però corretto evidenziare come iBasso abbia inserito talmente tanti contenuti nel DX300 che probabilmente sarebbe stato impossibile farlo più piccolo.

Il dispositivo opera sotto Android 9.0 ma può lavorare in alternativa con un OS proprietario denominato Mango, basato su Linux e ottimizzato esclusivamente per la riproduzione musicale. Il passaggio da un OS all’altro avviene tramite reboot, a scelta dell’utente. Il processore principale è un SoC (System-on-a-Chip) Qualcomm Snapdragon 660 con 6 GB di RAM e 128 GB di storage a disposizione. La riproduzione audio però è qui governata da un altro chip, un FPGA programmato dalla casa per richiedere i dati audio al SoC e sincronizzarli al clock che piloterà il circuito DAC in modo da minimizzare il jitter rispetto a un sistema non dedicato a questa sola funzione.

Gli oscillatori di clock sono due, uno per i multipli di 44,1 kHz e uno per quelli di 48, e sono realizzati dalla specialista Accusilicon. La conversione in analogico avviene tramite l’impiego di ben quattro chip AKM CS43198 utilizzati in doppio parallelo per fornire un segnale bilanciato e al contempo ridurre distorsione e rumore rispetto all’uso di un singolo chip.

La card di amplificazione opzionale AMP12 ospita uno stadio in classe A capace di elevata potenza di uscita e suono raffinato. Le connessioni sono solo bilanciate su jack Pentaconn, e sono separate per linea (LO) e cuffia (PO).

L’alimentazione è separata tra sezione digitale e sezione analogica: allo scopo il DX300 contiene due batterie indipendenti a polimeri di litio, rispettivamente da 4.000 e 2.000 mAh. Ora: FPGA proprietario, doppio clock, DAC parallelati e alimentazioni separate sono tutti accorgimenti tipici dei convertitori da tavolo di fascia hi-end, per cui ben si capisce lo sforzo progettuale di iBasso per integrarli in un dispositivo portatile e farlo suonare al meglio. A tutto questo si aggiunga la sezione di amplificazione su scheda estraibile (slot-in) e rimpiazzabile con un’altra di diverse caratteristiche.

Il modulo fornito con l’apparecchio offre già prestazioni elevate e dinamica generosa, grazie alla disponibilità in uscita di ben 3,5 volt RMS in sbilanciato e 7,1 in bilanciato: il DX300 permette infatti di pilotare anche cuffie con quest’ultimo tipo di collegamento, come oggi sempre più spesso è richiesto nei modelli di più alte prestazioni.

È poi possibile upgradare tale scheda con il modello opzionale AMP12 che incrementa la tensione di uscita disponibile (max 8,3 VRMS in bilanciato) ma soprattutto propone una timbrica diversa grazie all’impiego di un circuito a componenti discreti in classe A. È una soluzione con uscite unicamente bilanciate e presenta due prese jack Pentaconn di cui una dedicata al collegamento linea. Il segnale in uscita su quest’ultima non viene infatti amplificato a livello di potenza e quindi è adatto nel caso si pensi di usare il DX300 in abbinamento a un impianto esterno perché si eviterà una doppia amplificazione.

Funzionalità

L’apparecchio arriva con una buona dotazione in modo da adattarsi a diversi impieghi: oltre a una custodia in pelle e a pellicole salvaschermo utili in mobilità, è fornito un cavo USB-C col quale connettersi a un PC per caricare il DX300 di energia e di contenuti audio.

Un ulteriore cavetto terminato su pin RCA consente poi di sfruttare l’uscita coassiale S/PDIF e usare l’iBasso solo come “meccanica di lettura”, demandando la conversione D/A a un’unità esterna dell’impianto di casa.

Il DX300 viene fornito con una buona dotazione di accessori: custodia in pelle, cavo USB-C, cavo S/PDIF, e infine un cavo per il rodaggio dell’apparecchio (in pratica un carico passivo che sostituisce la cuffia). A questo proposito il costruttore raccomanda ben 300 ore di funzionamento per “slegare” i circuiti.

Su tale porta si possono veicolare file con risoluzioni fino a 24 bit/384 kHz o DSD128 in DoP. Vale anche la possibilità opposta, e cioè quella di usare il DX300 come DAC per un PC collegato via USB nel caso si voglia sfruttare la pregevole sezione di conversione interna.

La parte superiore del DX300 alloggia le connessioni digitali, in forma di uscita S/PDIF elettrica e porta USB-C. Le posizioni dei connettori sono dettate dalla disposizione hardware dei componenti interni.

Chiaramente l’uso principale rimane quello di player tutto in uno, e su questa funzionalità ci concentreremo. Se attivato in Android, il DX300 supporta le app che non richiedono la connessione cellulare e la fotocamera (qui non presenti), ma per il resto l’interfaccia è analoga a quella di uno smartphone: in alto a destra nello schermo compaiono l’icona del Bluetooth (supportato il 5.0), il campo del segnale WiFi (abilitato il protocollo 802.1ac, detto anche di livello 5), l’orologio e l’indicatore di carica sdoppiato per le due batterie a bordo.

È però a sinistra che “succedono” le cose più interessanti, visto che qui troviamo l’icona del volume di riproduzione, l’indicazione del Gain, il tipo di filtro digitale e il preset di equalizzazione selezionati. DX300 infatti possiede tre livelli di Gain che determinano il guadagno della catena di amplificazione: in Lo l’uscita diventa di livello linea per la connessione a un amplificatore o altro apparato esterno, mentre gli altri due possono essere opzionati in funzione della sensibilità della cuffia connessa.

La macchina dispone di cinque profili di filtraggio digitale tra cui scegliere per meglio adattare il player al tipo di sonorità più gradita. Con alcuni filtraggi la risposta in frequenza appare più lineare, asciutta, ma i contorni dei dettagli sono più netti, mentre con altri il risultato timbrico è più “d’insieme” a scapito di un filo di precisione ai transienti in meno. Si tratta certamente di dettagli, ma il bello di un sistema così sofisticato è anche nella libertà di selezionare alcuni aspetti della sua personalità sonora. Se invece si desiderano interventi più radicali sulla timbrica si può attivare un equalizzatore che funziona in modalità grafica a ottave, o in alternativa come parametrico a sei bande.

L’equalizzatore grafico agisce su 10 bande ed è dotato di preset per diversi generi musicali.
In alternativa è possibile invocare l’equalizzatore a sei bande interamente parametriche, con diverse opzioni di configurazione per ciascuno dei sei filtri e pieno controllo del loro comportamento (fc, Q, livello).

Le funzioni di esecuzione sono gestite dall’app proprietaria Mango Player che permette la lettura di file in una grande varietà di formati (MQA, APE, FLAC, WAV, WMA, AAC, ALAC, AIFF, OGG, MP3, DFF, DSF, DXD). Le capacità di decodifica sono delle più generose in assoluto, arrivando a ben 32 bit/384 kHz in PCM e fino a 256x in DSD nativo. I file possono risiedere sulla memoria interna di 128 GB oppure su una card Micro SD (supportate le SDXC e SDHC).

Mango Player – sia nel funzionamento come app sotto Android che come OS dedicato – offre complete capacità di organizzazione e ricerca dei brani (tagging), capacità di visualizzazione della cover-art sul display, possibilità di riproduzione lineare, continua, casuale o ripetuta, supporto di playlist, modalità gapless attivabile. È disponibile anche un timer per temporizzare lo spegnimento della macchina o asservirlo al termine della playlist.

Sul lato destro sono allineati i comandi di traccia -/rewind, play/pausa, traccia+/fast forward. Chiude la grande manopola dorata e a scatti per il volume.

Infine è supportata la funzione di Bluetooth DAC in modo da riprodurre tramite il DAC del DX300 uno stream in arrivo da uno smartphone o altro dispositivo Bluetooth. La lettura è comandata da tre pulsanti sul lato destro del dispositivo: uno ha funzioni Play/Pause e gli altri due di traccia +/- e Fast Forward/Rewind.

La grossa corona dorata posta sopra di essi comanda il volume su 100 passi e l’accensione/ spegnimento del dispositivo.

Le prese per cuffia sono poste sul fondo dell’apparecchio e accolgono minijack sbilanciato nonché connettori da 2,5 e 4,4 mm bilanciati. La porta USB-C è posta superiormente.

La scheda di amplificazione standard possiede connessioni sbilanciate su mini-jack e bilanciate su micro-jack e connettore Pentaconn. È possibile selezionare tre diversi livelli di guadagno.

Utilizzo e ascolto

L’operatività del DX300 è semplice e soprattutto intuitiva: la lettura del manuale è pressoché superflua e tutte le operazioni di configurazione e selezione dei brani si svolgono attraverso gesti che vengono spontanei.

La selezione dei cinque profili di filtraggio digitale è interessantissima, in quanto le differenze sonore sono in questo apparecchio ben chiare e tali da offrire un concreto portfolio di scelte alternative in termini di timbrica, ampiezza della scena, precisione dei dettagli.

La schermata di esecuzione di un brano, che riporta tutte le sue informazioni e i principali comandi.
Le impostazioni del DX300 sono raccolte nella schermata Settings e consentono di modificare tutti i parametri di lettura, filtraggio ed elaborazione sonora.

Di base comunque la macchina resta sempre molto analitica e pulita, siamo davanti al classico “digitale bello”, quello cioè che è dinamico, esteso, vivace e articolato senza risultare trapanante o aspro.

Anche l’ascolto comparato della stessa incisione in diversi formati è illuminante, con differenze nette e tali da convincere anche gli scettici dell’audio hi-res: a risoluzione CD il suono del DX300 è già molto valido grazie soprattutto a un basso coinvolgente e una buona tridimensionalità di insieme, ma passando a un campionamento di 88,2 kHz e 24 bit di risoluzione si ha la stessa sensazione che nei primi anni ’80 noi audiofili di vecchia data provammo nel passare da LP a CD: il suono si pulisce, si “lucida”, le componenti dinamiche si svincolano le une dalle altre e tutto il messaggio sonoro appare meno legato, ma senza per questo diventare disarticolato.

Ascoltando poi la versione a 384 kHz le cose cambiano ancora: il senso di pulizia e nitore diventa estremo, la timbrica diviene massimamente liquida. Il successivo ascolto della stessa traccia con codifica in DSD aggiunge infine un pizzico ulteriore di tridimensionalità e naturalezza, tali certamente da far apprezzare i benefici di questo formato e farlo spesso preferire per la sua “impossibile” caratteristica di coniugare analiticità e musicalità. Decisamente iBasso DX300 ha la capacità di seguire e differenziare i diversi formati della musica liquida odierna, e questa è una grande testimonianza delle sue doti di risoluzione, estensione e sostanziale assenza di fenomeni di distorsione.

Da questa schermata si selezionano i cinque diversi filtri digitali. Nella barra in alto sono riportate le indicazioni su volume, gain, filtro digitale attivo, frequenza di campionamento in uso e, sulla destra, stato di carica delle due batterie per le sezioni analogica e digitale.

Non c’è ovviamente un genere musicale prediletto dalla macchina, ma solo un suono sempre pulito, dinamico, chiaro eppure non aspro. Il basso scende in profondità con grande autorevolezza e dettaglio, mentre la gamma vocale si caratterizza soprattutto per trasparenza.

La macchina tende a scaldare un po’, specie quando riproduce i formati a risoluzione più elevata: nulla di preoccupante o fastidioso. L’autonomia si mantiene nei parametri dichiarati, intorno alla decina abbondante di ore, ma risente ovviamente del volume di ascolto e delle codifiche a SR più elevata. Con la scheda di amplificazione standard il livello di uscita può diventare anche molto alto, ma soprattutto è interessante notare che la prestazione in bilanciato è più salda, compatta ed estesa sui bassi in misura apprezzabile rispetto al collegamento sbilanciato.

Grazie infatti a una Sennheiser HD 660S che ammette entrambi i tipi di connessione è stato possibile fare una prova diretta di quanto il collegamento bilanciato influisca sulle performance della stessa cuffia pilotata dallo stesso dispositivo, e la differenza rispetto alla connessione sbilanciata è stata illuminante. Se dunque disponete di una cuffia con tale opzione di collegamento, il DX300 è il suo compagno ideale. Il passaggio alla scheda di amplificazione AMP12 muta un po’ il carattere del dispositivo: la spazialità aumenta, i contorni strumentali si fanno ancor più precisi e senza neanche un minimo di grana, la microdinamica cresce e così un globale senso di naturalezza e pulizia.

In cambio, il basso si asciuga un po’ e la dinamica “macro” è meno estroversa di quella offerta dall’amplificazione base. Complessivamente AMP12 offre un suono più elegante e controllato, molto bello, mentre la versione base è più coinvolgente e contrastata ma un filino più ruvida. Alla fine, la scelta tra le due schede è soprattutto questione di gusti: con entrambe il livello qualitativo resta comunque sempre rimarchevole e la qualità di ascolto in cuffia è tale da rivaleggiare con apparecchi fissi almeno della stessa classe di prezzo.

Conclusioni

Vi sono dispositivi che aiutano a godersi meglio la musica anche quando sembrerebbe impossibile ascoltarla come piace a noi appassionati. Il DAP iBasso DX300 è uno di questi e offre prestazioni davvero rare da ottenere in mobilità. Certo, la contropartita monetaria non è banale, peso e ingombro nemmeno, e per finire l’adozione di una cuffia di livello è obbligatoria.

Ma tutto questo impegno – che certamente appartiene soprattutto agli audiofili più motivati e più orientati allo “smart living” – ci consente di accedere in cambio a una qualità elevatissima rispetto al suono di uno smartphone o dell’uscita cuffia di un PC.

Inoltre il DX300 può diventare il cuore di un’ampia collezione di musica liquida in altissima risoluzione e in qualsiasi formato, e grazie alla sua versatilità si presta ugualmente bene all’impiego in casa una volta che quello outdoor è terminato. È possibile immaginare questa macchina in mano a un appassionato che si muove spesso sui mezzi pubblici, in aereo, in hotel e poi finalmente torna a casa, sempre con la sua mediateca al seguito e sempre con un livello di qualità da conoscitori.

Il prezzo, dicevamo, non è banale ma è ancora raggiungibile, e soprattutto deve ritenersi pienamente giustificato in rapporto agli elevatissimi contenuti offerti all’ascolto e al piacere di possedere un oggetto bello ed esclusivo.

Giulio Curiel


iBasso DX300
Lettore audio digitale portatile

  • Distributore per l’Italia: Extrasound, Via Archimede 605, 47521 Cesena (FC). Tel. 0547 645626 – www.extrasound.it
  • Prezzo (IVA inclusa): euro 1.200,00 (DAP DX300), euro 240,00 (modulo amplificatore AMP12)
CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE
  • Formati supportati: MQA, APE, FLAC, WAV, WMA, AAC, ALAC, AIFF, OGG, MP3, DFF, DSF, DXD
  • Risoluzione massima: 32 bit/384 kHz in PCM e DSD 256x (modalità DAP); 24 bit/384 kHz e DSD 128x (modalità “meccanica di lettura” con uscita digitale S/PDIF); 32 bit/384 kHz in PCM e DSD 128x (modalità DAC USB)
  • Prestazioni uscita sbilanciata: uscita massima 3,5 VRMS/350 mW@32 ohm; risposta in frequenza 10 Hz-40 kHz ±0,3 dB; S/N 123 dB; impedenza di uscita 0,43 ohm
  • Prestazioni uscita bilanciata: uscita massima 7,1 VRMS/1240 mW@32 ohm; risposta in frequenza 10 Hz-40 kHz ±0,3 dB; S/N 125 dB; impedenza di uscita 0,39 ohm
  • Prestazioni uscita bilanciata con AMP12: uscita massima 8,3 VRMS; risposta in frequenza 10 Hz-45 kHz ±0,9 dB; S/N 126 dB
  • Connessioni: mini-jack 3,5 mm (sbilanciato); micro-jack 2,5 mm e jack Pentaconn 4,4 mm (bilanciato); S/PDIF su mini-jack 3,5 mm; USB-C
  • Dimensioni (LxAxP): 77x162x17 mm
  • Peso: 300 g

Author: Redazione

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