Sony KD- 65XE9305

Le novità presentate all’ultimo CES iniziano ad arrivare ed il ruolo di apripista è giocato da Sony con un modello di fascia alta che ben rappresenta lo stato dell’arte nel settore. Arte, per il tramite della tecnica.

Certo che non deve essere facile la vita professionale per i designer dei grandi produttori, quelli che ad ogni rinnovo di stagione sfornano intere collezioni di nuovi prodotti per ogni categoria merceologica: non facile perché se è vero che l’appetito vien mangiando, prima ancora di arrivare ad esaminare le possibilità tecniche, le funzioni, la precisione e via dicendo, l’antipasto rappresentato dall’impatto visivo condiziona in qualche modo l’attrazione verso il nuovo oggetto.

E nel caso dei televisori ciò che sorprende è l’abilità con cui la “faccia” di un apparecchio tutto sommato estremamente vincolato e vincolante dal punto di vista estetico possa essere di volta in volta rielaborata così da assumere un qualche carattere di unicità, qualcosa che prima non c’era e ad un certo punto sboccia; e la cosa è evidente con i display a pannello che ormai rappresentano l’unica geometria possibile, piatta; unicamente una superficie priva il designer della terza dimensione, un elemento importante con cui giocare sul piano dell’impronta esteriore.

L’approccio, da vari anni generalizzato, è marcatamente visibile negli apparecchi di fascia alta, che impreziosiscono le linee con forme articolate e materiali pregiati, rifiniture, colore e decorazioni.

È così che il primo dei nuovi televisori di Sony, quelli presentati in occasione dell’ultimo CES e che iniziano ad essere distribuiti, nonostante la non indifferente superficie generata dalla diagonale di 65”, attira lo sguardo che corre dalla sottile cornice al piedistallo, nella ricerca del legame che rende i diversi particolari un tutt’uno esteticamente raffinato, elegante. Non una novità assoluta perché l’eredità della serie XD93 della passata stagione è evidente, ma una sorta di completamento di quel concetto attraverso piccole modifiche che lo rendono maturo.

Si chiama KD-65XE9305 ed insieme al modello con diagonale da 55” esprime la serie cadetta del costruttore giapponese, quella immediatamente seguente la ZD9 al top della gamma LCD e, per questo, equipaggiata con retroilluminazione “vera”, cioè posteriore; in realtà anche nella XE93 compare una variante da 75 pollici che però è individuata dalla sigla XE9405 e la differenza di siglatura sottolinea, per questo modello, l’adozione della tecnologia di illuminazione back-light in sostituzione della edge-light della XE93. L’impostazione generale dello XE9405 è per il resto in linea con le specifiche della famiglia, fatto salvo il Motion Flow in versione 1.200 Hz anziché 1.000.

L’unità della famiglia, del resto, è ben visibile nei canoni estetici comuni espressi dalla sottile cornice nera che borda il vetro frontale, dal piedistallo metallico e dalla copertura posteriore; il rango è, poi, chiaro dalla qualità e lavorazione dei materiali alla base di questi particolari. Il fondo, ad esempio, è in materiale plastico pesante e robusto, decorato con un motivo a griglia che, date le dimensioni, contribuisce ad alleggerire l’impatto anche del retro; le varie sezioni in cui questa copertura è suddivisa sono pensate per ottenere un efficace occultamento dei cavi di collegamento e possono essere agevolmente rimossi e saldamente bloccati in posizione.

Il piedistallo di alluminio lucidato poggia su una robusta struttura stampata in lega responsabile della stabilità richiesta dalle dimensioni e che, tramite i montanti vuoti, contribuisce a nascondere i cavi. Ovviamente il display può essere montato anche a parete utilizzando l’apposita staffa da acquistare separatamente: si tratta di un’ingegnosa struttura robusta e pieghevole che, anche in virtù del ridotto spessore del TV pari a poco meno di 4 centimetri, permette un montaggio a bassa sporgenza.

Estetica e costruzione, dunque, un binomio imprescindibile per oggetti che si pongono agli alti livelli dell’offerta commerciale; e da questo punto di vista ciò che stona un po’ è il telecomando, unità piuttosto anonima ancorché decentemente organizzata e dall’apparenza solida.
Rimossa la sezione del pannello posteriore posizionata vicino al bordo destro compare il primo gruppo di prese, una delle HDMI, due USB e gli ingressi/uscite audio-video in formato Component e composito; le rimanenti HDMI, ce ne sono quattro in tutto con supporto HDCP 2.2, si trovano nella parte inferiore della rientranza, protette anch’esse da una copertura, assieme ai bocchettoni per le antenne terrestre e satellitare, alla presa di rete RJ45 ed alla terza USB dedicata alla unità di memorizzazione.

Una volta collegati tutti i cavi e rimontate le coperture, grazie ai canali e supporti integrati nel fondello, il sistema si presenta perfettamente ordinato e compatto.
Dato che questa serie occupa il secondo posto sul podio Sony, la dotazione hardware/ software rispecchia il meglio delle tecnologie video messe a punto dalla casa per il mercato consumer: così accanto al processore X1 Extreme 4K HDR, lo stesso montato negli ZD9, troviamo la Slim Backlight Drive+, eredità migliorata della serie XD93 della scorsa stagione (da cui il “+” accanto alla denominazione) che ha riscosso un discreto successo.

Si tratta di un insieme di componenti hardware e software pensato per realizzare una sorta di emulazione del local dimming anche su display illuminati dal bordo che, per costruzione, non possono essere pilotati a settori; si cerca in questo modo di sommare i vantaggi offerti dalle due varianti: il ridotto spessore che caratterizza i sistemi edge-LED e la gestione delle zone illuminate tipica del back-lighting. A questo scopo, la singola guida di luce utilizzata negli edge-LED viene sostituita da un pacchetto composto da due di questi elementi ciascuno dei quali illuminato nei suoi bordi orizzontali.
Pilotando in maniera opportuna i LED delle quattro strisce è ragionevole aspettarsi un comportamento che in qualche modo somiglia a quello di una retroilluminazione canonica.

Chiaramente l’aumentato numero di sorgenti luminose richiede specifici algoritmi di pilotaggio, il che aggiunge un ulteriore livello di complessità al sistema già investito delle elaborazioni relative all’analisi delle immagini UHD in osservanza alle specifiche HDR, con il contorno delle altre funzioni, quali l’X-Tended Dynamic Range PRO. Anche perché il tutto deve funzionare tanto con materiale UHD+HDR nativo, quanto con quello proveniente da sorgenti a risoluzione inferiore e, in generale, prive di HDR: di questo si occupa il processore X1 Extreme che, non a caso, nella sigla espone anche un “4K HDR” a dichiarazione esplicita delle capacità di rimasterizzazione in HDR di materiale SDR (Standard Dynamic Range). Oltre, ovviamente, a riscalare verso il formato UHD, operazione per la quale il processore utilizza un doppio database; è la tecnica utilizzata dai progettisti del costruttore giapponese da qualche anno a questa parte e consiste nel confrontare le informazioni contenute nel segnale video attuale con i dettagli estratti dalle immagini di alta qualità memorizzate nei database. Inutile dire che nel tempo questa tecnica è giocoforza evoluta, quantomeno per tenere conto delle maggiori necessità imposte dalle specifiche HDR, ma che l’idea funzioni è dimostrato sia nella visione di materiale UHD nativo che viene riprodotto con una eccellente ricchezza e naturalezza dei colori e dell’illuminazione, ma anche con i video FHD che nel passaggio acquistano vivacità e dettaglio.

Per questo materiale, ed in generale per tutto il materiale a risoluzione inferiore alla nominale, inoltre c’è anche l’Object-based HDR remaster, la tecnologia che provvede ad una riscalatura intelligente basata sull’aspetto di oggetti reali, anziché limitarsi ad aggiustare globalmente luminosità, contrasto e colore, già utilizzato nella serie ZD9.

Anche il fondello del 65xe9305 rispecchia la classe di appartenenza: è realizzato in materiale plastico pesante e ripartito in vari segmenti che coprono le diverse zone che devono rimanere accessibili. Sulla destra c’è una parte delle prese, il resto essendo collocato sull’adiacente lato orizzontale; al centro i fori per le viti del supporto. Come ulteriore cifra il tutto è stampato in un colore leggero arricchito da un motivo a griglia che rende l’oggetto gradevole alla vista anche da dietro.

La dotazione è analoga a quella della serie top, di alto rango e, quindi, un decisivo punto a favore della XE93.
Per quanto riguarda il software di base, anche questa serie è motorizzata dall’onnipresente Android, una scelta sensata che libera le risorse necessarie allo sviluppo del software “da televisore” che, data la sempre crescente complessità e ricchezza, richiede un notevole impegno nella ricerca e sviluppo: la versione del sistema operativo con cui la macchina è equipaggiata è la 6.0 Marshmal-low, ma il produttore giapponese ha da poco iniziato la distribuzione dell’aggiornamento alla 7.0 Nougat tanto per il modello in questione, quanto per un nutrito gruppo di altri tra cui una ventina appartenenti alla collezione dello scorso anno.

L’aggiornamento viene effettuato preferenzialmente in modo automatico (da abilitare, se già non lo fosse, dall’apposita voce del menù di impostazioni), ma è comunque possibile scaricare il file di upgrade dal sito Sony e procedere manualmente.
Per questa famiglia Sony ha puntato su un sottosistema audio di livello adeguato alla classe dei prodotti e, per questo, costruito attorno a diffusori a tre vie alimentati da amplificatori da 10 W per ciascuno dei sei canali: gli altoparlanti sono montanti frontalmente il che equivale ad un “quasi miracolo” visto il ridotto spazio disponibile per questi componenti notoriamente ingombranti.
A monte di questa sezione di uscita c’è l’unità DSP capace di trattare i contenuti audio in formato Dolby Digital (anche nella variante Plus), Dolby Pulse e DTS Digital Surround, per presentarli allo spettatore tramite gli algoritmi compresi nelle ClearAudio+, S-Force Front Surround, Clear Phase e DSEE (dedicata all’audio ultra-compresso, per esempio quello che accompagna parecchi video distribuiti in Internet).

A completare il tutto, e per comodità dello spettatore, ci sono anche quattro diversi profili di ascolto calibrati per la riproduzione associata a contenuti cinematografici, musicali e sportivi (main target: football).
Android di suo mette a disposizione tutto il catalogo di funzioni e gadget cui siamo abituati da smartphone, tablet e via dicendo, con l’aggiunta di quelle specifiche (leggi Chrome-Cast) per la TV: e allora Ricerca vocale (tramite il microfono integrato nel telecomando), riproduzione dal telefono/tablet, mirroring e condivisione di file anche tramite il collegamento Wi-Fi direct, collegamento all’account Google etc.

A proposito di questa ultima opzione, l’upgrade alla più recente versione del sistema operativo offre anche la possibilità di collegamento con diversi account, cosa utile nelle famiglie, oltre a diverse altre migliorie tra le quali citiamo il Google Cast 4K per lo streaming di materiale 4K HDR e Hybrid Log-Gamma.
Anche se al momento non è ancora utilizzata, questa ultima novità è di quelle su cui tenersi informati perché e una delle due forme raccomandate dall’ITU per la trasmissione di contenuti video con HDR; ad ogni transizione da un formato video all’altro, i broadcaster si trovano a dover affrontare il problema della disomogeneità funzionale dei televisori a quel momento disponibili. La situazione attuale è, se si vuole, più complessa di quanto fin qui affrontato perché attualmente (e per ancora un consistente lasso di tempo) ci sono in circolazione apparecchi HD, FHD ed UHD, equipaggiati con pannelli ad 8 e 10 bit, che supportano in pieno il formato a maggior risoluzione e che lo fanno tramite varie elaborazioni: un panorama di diversità troppo ampio per stabilire una strategia di produzione/distribuzione video ragionevolmente sensata ed a costi sufficientemente bassi da essere realizzabile. L’HLG affronta la questione definendo una opportuna funzione di trasmissione che segue la classica curva gamma quando le immagini hanno contenuti di illuminazione compatibili con il formato SDR (che a confronto dell’HDR potremmo definire “a basse luci”), per commutare su una forma logaritmica in presenza di materiale HDR. Tecnicamente la funzione di trasmissione elettro-ottica è ciò che realizza la dipendenza della luminosità delle immagini visualizzate dal segnale video registrato e nell’HLG sono definite le tecniche di riconoscimento del display e del segnale video che rendono completamente automatica la commutazione.

È l’uovo di Colombo, rimane un uovo virtuale principalmente perché non è ancora chiaro quali e quante emittenti si doteranno di questa tecnologia e su quali canali di trasmissione, terrestre o satellitare soprattutto a causa dell’entità degli investimenti necessari per l’adeguamento degli impianti di produzione/trasmissione. La situazione è abbastanza ben chiarita da un recente rapporto di Eutelsat secondo il quale l’attuale offerta mondiale UHD assomma ad 84 tra canali e servizi, una cifra esigua rispetto all’infinito numero di canali in altri formati; c’è però in questo rapporto anche l’interessante notizia secondo cui il 66% degli attori interessati dichiara di aver già investito, o che investirà nel breve periodo, sulla tecnologia UHD, cosa che permette di azzardare una previsione di 5 anni sulla disponibilità generalizzata di trasmissioni in quello che viene considerato lo standard de-facto della riproduzione video.

Nel frattempo avere il display già equipaggiato con il necessario può essere una utile opzione in vista di eventuali trasmissioni sperimentali o distribuzione di materiale codificato secondo l’HLG (che peraltro in circolazione si trovano!). Uno sfizio in più, insomma, per il quale Sony per il tramite di Google è già preparata.

Uso e visione

È dall’era di Windows 3.1 che mi porto appresso la mia avversione al proliferare delle icone sugli schermi, di release in release sempre più netta e forte, ed ora mi trovo ad ampliare la base dei dispositivi che la scatenano trasferendola dallo schermo del computer a quello del televisore: quasi quasi lancio una petizione per la messa al bando dei display superaffollati.

Perché questo è il 65XE9305, che presenta un’interfaccia grafica un tantinello esagerata per quantità delle icone: è vero che sono razionalmente organizzate in gruppi in sé omogenei, ma è anche vero che una non trascurabile parte dell’appeal di questa classe di interfacce, ovvero la rapidità del colpo d’occhio, si perde nei tanti elementi grafici. E si fatica un po’ a trovare ciò che si sta cercando.

Senza contare che mentre si cerca, sarebbe anche utile mantenere un occhio al programma.
Comunque, Sony entra in questa scelta soltanto marginalmente con la sua propria riga di funzioni.
Un particolare che, invece, trovo proprio fastidioso, è la linearità di navigazione: una volta scorsa l’intera riga di icone per recuperare la prima di esse si deve tornare indietro, la navigazione non è circolare. E con la quantità di oggetti visualizzati la cosa non è proprio simpatica.

Invadenza a parte, il sistema operativo americano personalizzato dai tecnici giapponesi offre tutto quello che il mainstream audio-video-ludo-interatti-social-entertainmentofilo offre: funzioni immediatamente disponibili o da installare pescando nello sterminato mare di app disponibili.
Il menù di setup c’è, ma sotto, qualche riga dopo, per cui lavoro di cursore. Cosa che ripeterò un gran numero di volte nella verifica dell’azione delle regolazioni e nella ricerca di un equilibrio per me ottimale.

Tra l’altro, noto che anche quelle estemporanee, che vengono utilizzate di frequente (luminosità e contrasto, tanto per dire, che cambiano, almeno per me, in funzione del programma) non sono accessibili direttamente.
Secondo la descrizione dell’aggiornamento a Nougat, almeno per quanto riguarda il menù di setup, è prevista la visualizzazione a lato del programma attuale, una modalità senza dubbio più pratica: vedremo.

A chi ama mettere mano alle regolazioni, il menù di setup offre un set di strumenti di calibrazione che comprende il bilanciamento del bianco a due, ma anche a 10 punti; il 65XE9305 appartiene alla categoria di quei pochi eletti che escono dalla fabbrica con una calibrazione quasi perfetta (si vedano le misure), ma se ci si vuole divertire a spremere qualche cosa in più (e ne vale la pena!) a bordo c’è tutto il necessario. Tranne il colorimetro ed il generatore, of course.

Lo schieramento delle tante risorse cui si è accennato poco sopra, guadagna alla famiglia XE93 prestazioni di notevole spessore, un blend di luce e colore estremamente equilibrato nella sua raffinatezza. E accanto alla luce ci andrebbe, per tradizione essenzialmente, anche l’ombra; andrebbe, perché questo concetto è già definito nel suo opposto, la luce appunto, ed il televisore in questione è qui dimostrazione tecnica di questioni filosofiche: la profondità del nero è eccellente (un’occhiata alle misure e salta fuori un notevole 0,01 nit) così come l’intensità del bianco (in HDR). La luce e la sua negazione, appunto.
Le misure non fanno che confermare e rendere quantitativo quello che il sistema visivo percepisce, disaggregandolo, se mai possibile, nelle sue componenti, ed è per questo che ho parlato di estremo equilibrio.

Un equilibrio fatto di colori accurati e di alternanza luce/buio ricca di passaggi intermedi, tanto da far venire a galla l’aggettivo convincente.
Quello che si vede stuzzica la memoria, riporta in maniera non controllabile coscientemente alle infinite esposizioni, alla vividezza delle scene reali osservate nel corso della vita: ombre in un bosco, il verde in tutte le tonalità sovrapposto ai toni scuri dei tronchi e dei rami, i riflessi del sole sulla superficie del mare perennemente increspata, un continuo mutare di intensi sprazzi caoticamente mescolati a trasparenze verdi-azzurre; e poi i colori saturi del piumaggio di un uccello e la morbidezza soltanto intuita dal movimento della pelliccia di una marmotta che corre. Convincente, appunto.
Non saprei a quale delle molte tecnologie impiegate in questo televisore assegnare la preminenza, semplicemente perché non c’è un aspetto che risalta in modo speciale: i progettisti della casa orientale hanno sviluppato algoritmi evidentemente efficaci, ma, soprattutto, hanno saputo farli cooperare in maniera eccellente.

Certo è che l’adozione dello Slim Backlight Drive+ porta benefici in almeno due aspetti, l’alta intensità luminosa dovuta all’accresciuto numero di LED e lo pseudo-dimming che aiuta a generare luce laddove l’immagine ne ha bisogno: certo non è un sistema di retroilluminazione vero e proprio ma il risultato è notevole. A naso ci sarebbe anche un terzo aspetto benefico, ossia il più ridotto livello di perdite luminose conseguente allo spostamento delle sorgenti dai lati verticali a quelli orizzontali dove, per il minor percorso, si dovrebbe avere una maggiore uniformità di illuminazione: i condizionali, qui, derivano dal fatto che l’esemplare in prova presentava un visibile clouding, come anche le misure mettono in evidenza, lasciando senza prova “provata” questa ragionevole ipotesi.

A fronte di questi benefici, e sarà il prezzo da pagare per averli, nella visione si riscontra la formazione di aloni in corrispondenza delle bande nere del letterbox, bande che nere non sono, o almeno non completamente dato che vengono investite dalla luce delle porzioni di immagine ad esse adiacenti. Ad esempio, la luce di un lampione o della luna contro il cielo notturno, qualora queste sorgenti siano poste vicino alla banda superiore, sconfina in questa rendendola grigina; ed il grigio si muove seguendo l’eventuale movimento.

Non ci sono variazioni rispetto a quello in dotazione con modelli della passata stagione: il telecomando è una unità di stampo tradizionale ancorché realizzata in materiale plastico robusto e dalla buona presa. Sulla superficie spiccano i pulsantoni relativi a Netflix e Google Play, ma per le funzioni di setup e per le altre regolazioni si usa la sezione centrale: le opzioni non sono immediatamente disponibili ed è sempre necessario navigare nella struttura dell’interfaccia grafica. Cosa che in fase di setup non è propriamente distensiva.

Dalle prove effettuate risulta che questo comportamento dipende in parte dal profilo di visione utilizzato e quello che lo minimizza è il Cinema Pro; come al solito, però, date le complesse interazioni degli algoritmi che presiedono all’analisi delle immagini e regolano praticamente tutti i parametri di fotometria e colorimetria, basta cambiare la modalità di riproduzione da automatica a 24p per notare anche un cambiamento nella distribuzione ed intensità delle chiazze. Il miglior compromesso con il profilo in questione si ottiene lasciando la regolazione “Immagine automatica” su Auto.

E, volendo, si può adottare una soffusa illuminazione dell’ambiente di visione che aiuta comunque a contenere l’effetto, per qualsiasi modalità.
Quando si visualizza materiale a risoluzione inferiore a quella nativa, l’assenza di artefatti, la fluidità del movimento e la ricchezza del colore parlano da un lato della potenza di calcolo dell’X1 Extreme (e della necessità di un processore di questa classe) e dall’altro della raffinatezza delle tecniche impiegate e dell’efficacia degli algoritmi che le implementano: soltanto in rari casi abbiamo visto qualche indecisione e sempre in condizioni notoriamente difficili (ad esempio in un lento panning), ma abbiamo dovuto guardare con molta attenzione. Quindi complimenti ai progettisti!

La qualità delle immagini è decisamente elevata anche con le impostazioni minimali per cui non si sente la necessità di abilitare le numerose altre funzioni disponibili; magari ci si può giocare un po’ per affinare la conoscenza della macchina e le personali capacità di analisi, fermo restando che se piacciono niente e nessuno ne può impedire l’uso.

L’audio che accompagna la visione è di buona qualità, in fondo al bordo ci sono due diffusori a tre vie, ma la sezione di bassa frequenza è, come quasi sempre con i TV, meno incisiva del resto della gamma e perciò l’ottimo impatto visivo delle esplosioni non è sottolineato da un’altrettanto accurata e convincente stimolazione dell’apparato uditivo.

Qui, con accurata e convincente voglio dire che a fronte di un campo sonoro ben definito e solido, manca quel “punch” che rifinisce e, appunto, convince. Personalmente affiancherei il display con un sistema audio adeguato, scegliendo magari tra le molte buone soundbar oggi disponibili o, ancora meglio, collegandolo all’impianto audio domestico.

Per converso si apprezza la chiarezza del parlato, anche nel bisbiglio più sottile, nitido, consistente e ben focalizzato al centro della scena: grazie anche alla disposizione frontale degli altoparlanti, oltre che alla precisione del software di gestione.

Conclusioni

Che la serie XE93 sia di alto rango è fuori discussione, gli elementi per una tale appartenenza ci sono tutti, il design, la qualità costruttiva e quella delle immagini: rimane qualche spigoletto, gli aloni delle bande letterbox, un leggero ritardo nell’esecuzione dell’opzione selezionata con il telecomando, la sola sufficienza della riproduzione delle basse frequenze audio, ma sono peccatucci veniali ai quali si può porre rimedio o che possono essere trascurati a fronte di una resa visiva semplicemente fantastica.

Certo, la disponibilità di un consistente catalogo di materiale preregistrato in formato UHD HDR aiuterebbe parecchio a prendere la decisione, ma le doti mostrate nella scalatura di programmi a più bassa risoluzione e privi di HDR rendono il televisore fruibile, e soprattutto godibile, da subito per gli appassionati di cinema che possono rivedere i Blu-ray già conosciuti in una forma decisamente smagliante, ma anche per gli amanti dei videogiochi in possesso di PlayStation 4 Pro ed Xbox One S.

In questo caso non resta che dotarsi di 3.699 euro e passare alla cassa, certi che il prodotto acquistato soddisferà le più sfrenate ed inconfessabili video-voglie.

Giancarlo Corsi


Ci è piaciuto

  • L’ottima qualità del video
  • La raffinatezza della costruzione
  • La completezza della dotazione

Non ci è piaciuto

  • La gestione delle bande letterbox
  • L’affollamento delle icone

Pagella

  • Prestazioni: ottimo livello. Audio buono. Voto: 9,5
  • Possibilità operative: complete ed attuali. Voto: 9,5
  • Costruzione: di ottima qualità e design. Voto: 9,5
  • Rapporto qualità/prezzo: adeguato alla categoria. Voto: 9,0

Le misure del televisore LCD UHD HDR Sony KD65XE9305BAEP

Impostazioni per l’esecuzione dei test. Modalità “Cinema PRO”

PRIMO BLOCCO: VOTO 9,5 (GIALLO, peso 1)

Intensità luminosa massima, area 10%, Y 100%: 98,3 nit

Picco del bianco, area 10%, Y 100%: 1.320 nit (HDR)

Livello del nero: 0,02/0,01 nit (REC 709/HDR)

Rapporto picco del bianco/livello del nero: 4.915/132.000 nit (REC 709/HDR)

Il picco del bianco con segnale HDR presenta un valore che varia a seconda del pattern utilizzato. Il valore massimo raggiunto è 1.500 nit (con pattern contenente vari livelli di luminosità). Col pattern che utilizziamo come standard (area 10%) il valore è leggermente più basso (1.320 nit) e cala al crescere dell’area (680 nit con area 100%). Il nero in HDR è ai limiti della misurabilità. Il rapporto full on/full off è elevatissimo.

SECONDO BLOCCO (Uniformità illuminazione/eq. cromatico): VOTO 7 (ROSSO, peso 3)

Gli scarti di luminosità sono tutti al di sotto del 10% tranne in P1 dove si arriva quasi al 15. Ma in valore assoluto, tra P1 e P9, rispettivamente il punto meno luminoso e quello al livello maggiore, lo scarto arriva al 23,7%.

TERZO BLOCCO (Equilibrio cromatico in funzione del livello di illuminazione): VOTO 10 (ROSSO, peso 3)

L’apparecchio esibisce un comportamento estremamente regolare ad ogni livello.

QUARTO BLOCCO (Gamma): VOTO 9,5 (ROSSO, peso 3)

Il gamma, normalizzato al valore rilevato al 50%, ha un andamento perfettamente lineare, peccato che sia solo leggermente superiore al valore di riferimento.

QUINTO BLOCCO (Tavola CIE 1931): VOTO 7 (ARANCIONE, peso 2)

REC 709

HDR

In modalità Rec 709 il gamut è leggermente più ampio del riferimento. In HDR il gamut rilevato si amplia, ma non in misura eclatante, risultando minore del DCI P3.

Commento finale alle misure

Molto alto il picco del bianco, ai limiti della misurabilità il nero. Ottima la linearità di funzionamento, non impeccabile l’uniformità. Anche il ganut non è tra i più estesi finora misurati.

Voto finale: 8,6


Marca: Sony
Modello: KD- 65XE9305
Tipo: televisore LCD UHD HDR
Dimensioni: 145,1×83,8×3,9 cm (senza supporto); 145,1×91,3×29,5 cm
Peso: 42,2 kg con supporto

Caratteristiche principali dichiarate
Diagonale: 65”. Risoluzione: 3.840×2.160 pixel. Diffusori: Laterali tre vie x2. Connettori: HDMI x4, Component, Videocomposito, Audio analogico, uscita audio digitale, USB x3, Ethernet.

Distribuito da: Sony Europe Limited, sede secondaria italiana, Via Galileo Galilei 40, 20092 Cinisello Balsamo (MI). Tel. 199 151146 servizio.consumatori@eu.sony.com

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