Sony MDR-1000X

Si può legare la riduzione di rumore a prestazioni sonore di primissimo livello? E si può ottimizzare il funzionamento in base alla propria conformazione fisica e al proprio modo di indossare la cuffia? Certo, basta impiegare al meglio un potente processore sonoro, l’ultima frontiera nella tecnologia delle cuffie wireless.

Sony ha inaugurato una nuova stagione in fatto di cuffie allo scorso IFA di Berlino e lo ha fatto su due fronti. Da una parte è andata sul classico, stupendo il pubblico con un prodotto esclusivo, la MDR-Z1R, appartenente alla altrettanto esclusiva Signature Series a cui appartengono anche l’amplificatore per cuffie TA-ZH1ES e il Walkman NW-WM1Z, oggetti realizzati senza compromessi per prestazioni (e costi) da top di gamma. La MDR-Z1R è un modello “classico”, passivo, sebbene realizzato con materiali e tecnologie innovative che hanno permesso di raggiungere prestazioni elevatissime. Una cuffia da sfruttare al massimo con l’ampli esterno quando si è accanto al proprio sistema o con il Walkman quando si è in giro. Con la MDR-Z1R Sony ha voluto ribadire il suo feeling con il mondo delle cuffie, un feeling che si perde nella storia del costruttore giapponese e che offre un approccio classico, una straordinaria ricerca sui materiali e prestazioni audiophile grade.

Ma il mondo delle cuffie ha tante sfaccettature, tanti diversi modi di essere vissuto. E cambia vorticosamente così come cambiano le abitudini dei consumatori in fatto di musica. Sony, attenta al mercato, ha fatto in modo che nella stessa occasione un secondo modello venisse presentato al pubblico, una cuffia diversa sia dal punto di vista “filosofico” che tecnologico, che soddisfa esigenze più attuali e che risponde a problematiche sorte con l’utilizzo negli anni degli smartphone, del wireless e dell’alta definizione audio. Questa cuffia si chiama MDR-1000X ed ha mostrato immediatamente il suo punto di forza nel controllo e nella gestione del suono, grazie all’uso intelligente della potenza di un processore digitale di segnale.

Silenzio!

Chiariamo subito una cosa. La MDR-1000X si affaccia su un mercato nuovo e interessante con una presentazione aggressiva e con proclami (“Industry-Leading Noise Cancellation Performance”) al limite dell’arroganza. Ma è un segmento di mercato dove si gioca “pesante”, sia in termini di nomi, sia in termini di tecnologia messa sul tavolo. Una fascia di mercato che vede coinvolte aziende che hanno fatto la storia della cuffia, da Bose a JBL, da AKG a Sennheiser.

Cuffie attive, antirumore, del costo di qualche centinaio di euro, fattore che quindi le pone su un piano che prevede una certa attenzione nell’acquisto. Sony però proclama di aver prodotto, con la 1000X (permettetemi l’abbreviazione), la cuffia wireless “con le migliori performance di cancellazione di rumore”, al limite dell’arroganza, forse, ma potrebbe non essere lontano dal vero.

Il segmento di mercato che vede l’impiego di un processore sonoro, meglio noto con l’acronimo di DSP, all’interno di cuffie attive è decisamente nuovo ed impegnativo. È nato con l’esigenza di implementare nuove e più stabili funzionalità, oltre ad un miglior controllo delle prestazioni audio, di quelle cuffie fino ad oggi definite “attive”, magari pilotate da un segnale wireless. Una volta digitalizzato per essere trasmesso senza fili, il segnale può essere manipolato dal DSP per aggiungere funzionalità più mirate, e quella della riduzione di rumore è solo una di esse. Se la sezione radio è anche dotata di Bluetooth, la connettività con il mondo degli smartphone, ma anche dei computer, è assicurata e la cuffia diviene universale.

Sul padiglione di sinistra sono presenti i tasti che operano sulle funzioni della cuffia: accensione, riduttore di rumore, settaggio del “Sense engine”. Accanto ad essi è presente il jack per la connessione “passiva” del segnale. La microUSB per la ricarica è nell’altro padiglione.

Ma c’è di più. Il processore sonoro può anche governare uno (o più) microfoni e integrarne le funzioni con quelle dell’audio in ascolto, come avviene per la riduzione di rumore. Ad esempio permettendo una telefonata. Insomma, grazie al DSP si apre un nuovo mondo nella gestione del segnale che ascoltiamo in cuffia.

MDR-1000X, non solo “noise cancellation”

La 1000X si presenta tutta nera (ma è disponibile anche in beige), con la conformazione tipica di una noise cancelling, ovvero una cuffia circumaurale, per isolare l’orecchio dall’esterno anche “meccanicamente”, con i padiglioni realizzati in morbida pelle che rimane fresca al contatto con le orecchie intorno alle quali si modella grazie all’altezza dell’anello in uretano. Il suo design è leggero e le sue dimensioni complessive sono tutto sommato contenute. La parte esterna del padiglione è anch’esso rivestito in morbida pelle ed ha una forma troncoconica che offre una superficie piana che si rivelerà, vedremo in seguito, estremamente importante. Sulla parte alta di entrambi i padiglioni, un piccolo microfono è destinato a captare il segnale audio circostante. In realtà un secondo microfono è presente all’interno di ogni padiglione e contribuisce alla captazione dei rumori che andranno ad essere cancellati dal circuito dedicato. All’interno del padiglione una leggera tela in spugna copre una struttura che vede nella zona centrale un driver da 40 millimetri con diaframma in PCL (polimeri di cristalli liquidi) rivestito in alluminio, scelto per leggerezza e rigidità.

L’archetto è ottimamente congegnato. Ai suoi estremi, due “forchette” infulcrano i padiglioni e ne permettono una lieve ma interessante inclinazione. A sua volta, il vertice della struttura è agganciata all’archetto tramite uno snodo che ne permette una rotazione di 90° verso l’interno e di una ventina di gradi verso l’esterno, oltre che offrire la possibilità di essere piegata verso il centro dell’archetto. Insomma, ampia libertà di movimento che consente comodità nell’indossare la cuffia e risparmio di spazio nel prezioso contenitore per il trasporto, intelligentemente sagomato per offrire la miglior disposizione della cuffia al suo interno. Il vertice dell’archetto è in acciaio e presenta nella parte interna una confortevole imbottitura rifinita esternamente con la stessa pelle dei padiglioni.

Nella zona inferiore del padiglione di destra è presente la presa USB in miniatura (di tipo Micro B) per la ricarica mentre nella parte inferiore di quello di destra sono presenti tre pulsanti, contraddistinti da piccole tacche in rilievo che ne permettono l’identificazione al tatto e l’attivazione delle funzioni di cui la 1000X è dotata.

Le funzioni

La Sony MDR-1000X segue la diffusa filosofia della voce sintetizzata che monitorizza le funzioni attivate. Ecco dunque che all’accensione si può ascoltare un “power on”; attivando il riduttore di rumore “noise cancelling on” e premendo il pulsante di accensione quando la cuffia è accesa si ascolta un “battery level high” o “medium” o “low”. Insomma, la voce guida ci indica lo stato delle funzioni.

Dalla descrizione dei pulsanti è dunque chiaro che il circuito di riduzione di rumore è escludibile, cosa non sempre vera per altre cuffie. Quando attivato agisce, annunciato dalla voce, incrementando a dismisura l’isolamento dall’esterno garantito dalla struttura fisica dei padiglioni. L’algoritmo che lo controlla (o gli algoritmi) prevede un ottimo intervento a frequenze basse ma anche a quelle alte, dove l’incremento dell’isolamento rispetto ai modelli precedenti è molto maggiore. Ad aumentare l’efficacia del dispositivo è presente anche una procedura di personalizzazione che serve ad ottimizzare le prestazioni del riduttore di rumore in base alla conformazione del cranio e del modo in cui la cuffia viene indossata. L’”Optimizer” manda una serie di segnali prova a cuffia indossata ed effettua rilievi tramite i microfoni interno ed esterno aumentando così l’efficacia del riduttore di rumore. La “curva” dell’”Optimizer” rimane in memoria fino ad una nuova ottimizzazione.

Sono diversi i gradi di libertà dei padiglioni che possono essere anche ripiegati per essere inseriti nella comoda, robusta e tutto sommato compatta custodia da viaggio.

L’azione “completa” del riduttore di rumore, ovvero l’azione sull’intera gamma di rumori esterni, è affiancata da due “preset” diversi che permettono una riduzione “selettiva” del rumore. Si agisce sul terzo pulsante della cuffia per attivare la modalità “Ambient”, che lascia passare parte del rumore ambientale e forse rinforza, esaltandoli dal “fondo”, alcuni rumori particolari, come clacson, annunci di stazione e così via. L’alternativa alla modalità “Ambient” è la “Voice”. In questo caso l’algoritmo isola ed esalta sicuramente le voci dell’ambiente, facendole decisamente spiccare sul rumore di fondo attenuato.

Il perché di queste due opzioni, alternative alla riduzione “completa” del rumore, è presto detto. Fanno parte di una funzione più generale chiamata “Sense engine” che permette il passaggio rapido da una all’altra. Una volta settata la modalità “Voice” o “Ambient”, si può attivare il noise cancelling per un’azione “totale” e passare alla modalità “Voice” per ascoltare quello che qualcuno ci sta dicendo (ad esempio un cameriere, o una hostess in aereo, che ci rivolge una domanda) semplicemente toccando con la mano (intera) la superficie piatta del padiglione destro, che nasconde una sensibilità “touch”. Insomma con il “Sense engine” si cambia “equalizzazione” del rumore di fondo (in realtà, l’intervento è più complesso di una semplice equalizzazione) passando dal massimo della cancellazione al modo “Voice” o “Ambient” in un attimo, rimanendo attivato solo per il periodo in cui si ha la mano a contatto del padiglione. Addirittura, il “Sense engine” si attiva anche a riduttore di rumore spento toccando con la mano il padiglione di destra, provocando un’interessante sensazione di esaltazione della porzione di rumore (voce o ambiente) selezionata.

Il padiglione di destra ha dunque funzionalità “touch” che vengono sfruttate anche quando la cuffia viene connessa, via Bluetooth, ad un dispositivo compatibile. Attraverso i tocchi su precise aree del padiglione è possibile agire sui brani con funzioni start, stop, skip e sul volume del dispositivo. Ci si confonde poco con l’attivazione del “Sense engine” perché quest’ultimo va attivato con l’intera copertura del padiglione con la mano, ma occorre prendere dimestichezza con i punti da sfiorare per le funzioni di movimentazione, poco immediati.

L’audio

Sono diverse le funzioni che agiscono sul segnale audio e vengono gestite dal processore sonoro. A partire dalla compatibilità con la funzionalità aptX, un particolare codec usato nella trasmissione dati via Bluetooth, che incrementa la qualità sonora attraverso una ottimizzazione della banda di trasmissione del Bluetooth. Inoltre è compatibile col codec LDAC di Sony, un differente codec, sempre utilizzato via Bluetooth, capace di raggiungere i 990 kbps, tre volte il valore del protocollo A2DP in modalità SBC, sufficiente a trasmettere alcuni formati di musica in HD. Per questo motivo troviamo il loghino dell’Hi-Res nella confezione. Certificato con la musica Hi-Res è anche la sezione amplificatrice realizzata con chip S-Master HX, già impiegati in apparecchi di pregio di Sony mentre per l’incremento di qualità dell’ascolto di brani in audio compresso è previsto l’intervento dell’algoritmo DSEE HX, ovvero Digital Sound Enhancement Engine, che promette di ricostruire il contenuto dei brani perso nel processo di compressione.

I componenti del driver della cuffia, impiegante un trasduttore da 40 millimetri con diaframma in PCL (polimeri di cristalli liquidi) rivestito in alluminio.

Tutte queste possibilità, permesse dai circuiti di processo della cuffia, potrebbero disorientare l’ascoltatore. Tuttavia il loro impiego dipende dai player, compatibili o meno con le diverse opzioni descritte.

All’ascolto la cuffia rivela una ennesima caratteristica: non è solo il noise cancelling ad essere escludibile. In realtà è l’intera elettronica a poter essere esclusa, permettendo alla cuffia di essere pilotata passivamente, tramite un cavo offerto in dotazione (1,5 metri con conduttore in rame OFC rivestito in argento, con uno dei due jack angolato e connessioni dorate). Da notare che l’elettronica, con il noise cancelling e tutte le sue funzioni derivate, può essere attivata anche con il collegamento con il cavo. Tuttavia è previsto anche il funzionamento in “puro passivo”, quindi la 1000 X suona anche quando le batterie sono completamente scariche. Cambiano i parametri, certo, diminuisce la sensibilità, tuttavia l’ascolto è sempre possibile, al contrario di molte altre cuffie attive.

L’ascolto

La Sony MDR-1000X non è una cuffia “impressive”. Non ha quelle caratteristiche che la fanno annoverare tra le cuffie con l’effetto “wow”. La sua timbrica è decisamente improntata all’ascolto corretto e lineare, con particolare evidenza della intelligibilità della gamma medio-alta che risulta chiara, presente, travolgente. Le voci sono davvero in primissimo piano, limpide e contrastate, illuminate dal contorno degli strumenti che sembrano esaltarle. Un ottima gamma bassa accompagna queste sensazioni che non lasciano stupiti per la quantità di bassi o per la loro energia ma prendono sottobraccio l’ascoltatore con una precisione difficile da trovare in cuffie meno che ottime. Musica Nuda, ovvero il contrabbasso di Ferruccio Spinetti e la voce di Petra Magoni, è l’esempio perfetto.

Il contrabbasso scende con energia e precisione fino al profondo del MI basso senza alcuna difficoltà, anche con una ripresa decisamente “presente”, mentre al contempo la voce non perde il suo equilibrio che la caratterizza e la distingue. Ecco, per una cuffia dedicata ad una audience che sa di Rock e Pop, la Sony si presenta decisamente intrigante. Grandiosa con le chitarre elettriche, non molla mai la presa della qualità della riproduzione del segnale audio. Con alcune situazioni potrebbe sembrare che la gamma bassa sia leggera, specie laddove si è abituati ad ascoltarla esaltata, tuttavia all’ascolto la sensazione è fugace, assicurata dalla precisione della riproduzione e dell’esaltante definizione della gamma bassa.

Se l’ascolto sin qui condotto in modalità passiva con il cavo connesso ha offerto questo tipo di sensazioni, accendendo la cuffia e disattivando il riduttore di rumore, sempre con il cavo connesso, l’impostazione generale della resa sonora non cambia. Con tutta probabilità ora sono i circuiti interni della cuffia a suonare e la conseguenza è una riduzione della presenza delle voci ma non la loro qualità e l’equilibrio complessivo, che ne caratterizza la risposta. Interessante l’esperienza dell’introduzione del riduttore di rumore. Qui i circuiti della cuffia intervengono in maniera discreta ma decisiva e l’esperienza di ascolto si accresce con il noise cancelling attivato: a parità di sensazioni, la riproduzione sembra essere più limpida, più a fuoco.

Troppe variabili sono in gioco nel confronto tra il comportamento della cuffia quando connessa via cavo e quando via wireless. Una sequenza di trasformazioni sul segnale, dalla conversione per essere “incapsulato” in uno dei codec utilizzati dal Bluetooth, alla trasmissione dati, alla ricezione ed espansione dei formati compressi e alla successiva conversione dei circuiti interni, oltre al processamento dei suoni, non permettono un reale confronto diretto. Tuttavia il carattere di questa cuffia non cambia. La sensazione di buon equilibrio, di gamma bassa precisissima ma a volte leggerina e di voci in primo piano resta tutta.

È interessante riportare l’esperienza con il noise reduction. Il suo funzionamento è straordinario, decisamente superiore ad altre esperienze fatte con modelli concorrenti. L’intervento è davvero “isolante” e sebbene la sua efficacia non sia del 100%, utopistico e probabilmente dannoso, riesce a ridurre i rumori più complessi, compresi quelli impulsivi, in un range di frequenze davvero ampio. Efficacissimo il “Sense engine”, immediato nell’uso ed efficace in termini di algoritmo che esalta la voce mantenendo comunque una buona riduzione del resto della gamma.

Un piccolo bug del software, scoperto durante un volo per Londra durante l’uso della cuffia come semplice strumento di comfort attraverso il riduttore di rumore: dopo cinque minuti si spegne per risparmiare le batterie, una funzione, sembra, non disattivabile; occorre riaccenderla manualmente per riattivare il riduttore di rumore. Ciò accade quando non c’è una connessione, fisica o Bluetooth, con una sorgente. Ho risolto temporaneamente con il cavo inserito nella cuffia ma non nello smartphone. Ma ciò meriterebbe una patch da parte di Sony: un riduttore di rumore così efficace “deve” poter essere usato continuativamente in aereo, laddove il Bluetooth, virtualmente, sarebbe non permesso.

Ultima nota: l’autonomia di questo modello è davvero spettacolare. Le venti ore di utilizzo “full” dichiarate sono un parametro anche pessimistico relativamente all’utilizzo normale. Un volo intercontinentale, compresi scali e aeroporto, ci sta tutto in una sola carica e, considerato che si può ricaricare in tempi brevi tramite un computer o un power bank, l’unico suo problema è che ci si potrebbe dimenticare di caricarla…

Conclusioni

Nel complesso delle sue dotazioni e delle sue prestazioni, la MDR-1000X può davvero rappresentare il nuovo benchmark in fatto di cuffie wireless dotate di noise cancelling. Un riferimento per un segmento di mercato in rapidissima espansione che merita di essere considerato per l’efficacia delle sue soluzioni, per la resa musicale e per la comodità d’uso e di impiego. Un nuovo colpo da maestro di Sony.
Rocco Patriarca


Le misure misure effettuate su orecchio artificiale Brüel & Kjær Type 4153

Sensibilità: 55 mV (attiva), 58 mV (passiva)
(tensione RMS per 94 dB SPL, rumore rosa)

Risposta in frequenza  (banda 40-18.000 Hz, segnale utilizzato: rumore rosa)

Modulo e argomento dell’impedenza

Total Noise Distortion  (distorsione non lineare con rumore rosa filtrato, pressione 90 dB SPL)

La cuffia Sony può operare, connessa comunque via cavo, in modalità attiva (ovvero accesa) o passiva (cioè spenta), con un comportamento ben diverso nelle due condizioni. In modalità passiva l’impedenza d’ingresso è quella riportata nel grafico qui sopra e corrisponde a quella di un sistema a bassa impedenza, pari a circa 13 ohm dalle medio-basse in su; accendendola, si “trasforma” in una resistenza da circa 47 ohm, il valore evidentemente scelto dalla casa per far operare correttamente la sezione d’uscita di qualsiasi sorgente. Anche risposta e distorsione cambiano nelle due modalità. Salvo una certa ripresa nella zona 6-8 kHz la risposta è tendenzialmente calante verso l’alto, ma più lineare in modalità attiva, mentre nell’altra si osserva una depressione centrata a 2 kHz. La TND è invece molto migliore in modalità passiva, addirittura limitata in gamma bassa e media solo da rumore ambientale residuo; anche a cuffia accesa rimane peraltro sotto l’uno per cento, un valore comunque non elevato.
F. Montanucci

 

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