Yamaha RX-V483

Qualità a buon mercato

La casa giapponese riserva sempre delle sorprese positive al rinnovo delle linee di prodotto: questa volta tocca all’essenziale ma molto musicale RX-V483, un sintoamplificatore home theater a 5.1 canali per chi preferisce affrancarsi dal Dolby Atmos – ma non vuole rinunciare a un ascolto di qualità in streaming, via USB o da sorgenti fisiche – al quale è stato meritatamente assegnato un premio EISA.

Per quanto rinnovata nelle prestazioni, l’estetica della macchina – piuttosto compatta come dimensioni – resta nello standard Yamaha, a parte la manopola di selezione della sorgente sostituita da due pulsanti collocati nella parte bassa della sezione in corrispondenza del display centrale. Sotto a quest’ultimo ci sono i tasti per la gestione della radio AM/FM, i pulsanti per la selezione della sorgente con impostazioni programmate, l’ingresso ausiliario su jack da 3,5 mm insieme alla presa USB compatibile con dispositivi Apple (iPod, iPhone e iPad) e memorie flash.

Sulla sinistra del frontale in alluminio si trovano l’interruttore di accensione/standby e la presa per il microfono di calibrazione, assieme alla presa cuffia in basso, mentre sulla destra c’è la manopola del volume, sopra la quale è inserito il bottone per la selezione della modalità Direct del segnale in ingresso. Il pannello posteriore è abbastanza spoglio, poiché offre un numero limitato di connessioni: quattro ingressi e un’uscita monitor HDMI, tre ingressi e un’uscita monitor videocomposito, tre ingressi digitali di cui due coassiali e uno ottico, un’uscita preamplificata stereo e un’uscita per il subwoofer, assieme al gruppo delle uscite di potenza – quelle per i canali surround si possono assegnare alla zona B – e la porta di rete cablata, accanto alla quale si trova la piccola antenna omnidirezionale per la connettività senza fili, permessa via Wi-Fi (anche in modalità Direct) e Bluetooth (con codec SBC e AAC).

Accreditato per una potenza di 80 W per canale su un carico di 6 ohm, utilizza quattro DAC Burr-Brown PCM5101A per la conversione in analogico delle tracce MP3, AAC, WMA, FLAC/WAV/AIFF fino a 192 kHz/24 bit, ALAC fino a 96 kHz/24 bit, oltre a DSD 2,8 MHz e 5,6 MHz. Il sintoamplificatore è compatibile DLNA e consente di accedere ai servizi in streaming, come Spotify, Juke, Deezer, Tidal e Qobuz (fuori dal nostro paese è disponibile anche Pandora); inoltre, è dotato della tecnologia MusicCast, che permette di distribuire, in modalità multiroom, la musica da ascoltare a diffusori, soundbase e soundbar compatibili, controllandoli mediante un unico dispositivo (smartphone o tablet) sul quale va installata la corrispondente app. Della calibrazione dei diffusori si occupa il software YPAO (Yamaha Parametric Acoustic Optimizer), che provvede automaticamente ad impostare tutti i parametri per l’ascolto migliore in multicanale.

aL’unità di alimentazione, alla sinistra, appare correttamente dimensionata. Interno ben ordinato, predomina l’aletta di raffreddamento della sezione di potenza, mentre sono in evidenza sulla piastra principale i chipset di decodifica: accanto alla scheda wireless schermata il processore per le codifiche multicanale Dolby e DTS, mentre sulla destra sono situati i quattro DAC Burr-Brown PCM5101A.

L’apparecchio è provvisto di una funzionalità, abilitabile dall’utente e chiamata Compressed Music Enhancer, concepita per restituire dinamicità ed ampiezza alle tracce compresse. Riguardo alla sezione video, supporta il 4K Ultra HD fino a 60p con HDCP 2.2 su tutte le porte HDMI, il pass-through HDR con i diversi standard attuali, cioè HDR10, Dolby Vision e HLG, e gestisce lo spazio colore BT.2020, oltre ad essere compatibile con segnali 3D; tra le altre cose supporta ARC, CEC e l’upscaling 4K del segnale. Nella confezione è fornito il telecomando con le batterie, il microfono per la calibrazione, le antenne AM e FM, una guida rapida e un CD con il manuale d’uso in formato elettronico.

Potenza puntuale

Come sempre l’unica “grana” per l’installazione del sintoamplificatore è stata la presenza dei tappi sulle boccole di collegamento per i cavi dei diffusori, che ho dovuto togliere pazientemente uno a uno poiché quelli che utilizzo sono dotati di connettori a banana. Una volta completate le connessioni degli altoparlanti, della rete cablata, del TV e di un paio di sorgenti HDMI, un lettore Blu-ray e un PC con OpenELEC, l’ho acceso e siccome è arrivato con una delle prime versioni del firmware, mi ha immediatamente proposto l’aggiornamento, che ha impiegato circa un quarto d’ora tra scaricamento e installazione. Il passo successivo è stato la calibrazione automatica dei diffusori con il sistema YPAO: è bastato posizionare il microfono nel punto di ascolto centrale e connettere il jack alla presa frontale per attivare la funzione che si è completata in un lasso di tempo brevissimo, non più di due minuti.

La macchina ha un numero ridotto di ingressi e uscite, in ogni caso tutte le connessioni sono disposte in modo ordinato. Tutte le porte HDMI sono 4K UHD e compatibili HDCP 2.2. Il cavo di alimentazione è fisso.

Ho iniziato subito a impegnare pesantemente il sintoamplificatore con le colonne sonore di alcuni film in Blu-ray di grande impatto, “Interstellar” di Christopher Nolan, “Spectre” di Sam Mendes e “Star Wars: Episodio VII – Il risveglio della Forza” di J.J. Abrams. Nel primo (traccia in Dolby Digital), la scena del decollo dell’astronave (00:42:16) ha un’esplosione di bassi memorabile, pura energia, ma anche le scene dell’ammaraggio e ripartenza dal pianeta di Miller ricoperto d’acqua (tra 01:06:45 e 01:17:38) sono riprodotte in modo dettagliato e coinvolgente.

Le scene iniziali di “Spectre” (traccia DTS) hanno un ottimo bilanciamento timbrico e grande enfasi in gamma bassa, il cui culmine è nell’esplosione del palazzo (00:06:04) e in tutto ciò che ne consegue durante un impetuoso crescendo; veloci passaggi tra un diffusore e l’altro nell’inseguimento sulle strade di Roma (tra 00:44:31 e 00:50:43). In “Episodio VII” (traccia DTS) l’assalto ai ribelli (00:04:30) è costellato da effetti distribuiti in tutte le direzioni, come l’inseguimento del Millennium Falcon (da 00:32:31 a 00:35:42). Nei vari esperimenti che ho compiuto, i dialoghi, anche a bassa voce, li ho percepiti di qualità cristallina. Mediante l’app AV Controller, che ho installato su uno smartphone Android e su un iPad, si può personalizzare col tocco dall’interfaccia grafica l’ampiezza e la posizione del fronte sonoro secondo il proprio gusto personale quando si seleziona uno dei DSP Yamaha.

Abbastanza scarno il menu di configurazione della macchina.

Ottima la qualità del video dell’uscita monitor. Per provare il comportamento con l’audio stereo, utilizzo in prima battuta la porta USB, che permette di collegare soltanto memorie flash formattate con filesystem FAT o FAT32, ma questo non rappresenta un limite: la compatibilità con le specifiche DLNA 1.5 dell’RX-V483 consente di riprodurre la musica liquida memorizzata su un server presente in rete locale. Naturalmente, date le possibilità di accesso ai servizi di musica in streaming e ai server DLNA occorre il monitor TV, e quindi per approfittare di queste caratteristiche ho utilizzato l’app, per accedere più agevolmente alle liste di contenuti, ad esempio le radio online o i brani contenuti su server. Il sintoamplificatore riconosce le tracce audio come da specifiche e, per i formati WAV, FLAC, AIFF e ALAC è possibile l’ascolto gapless, cioè senza interruzione tra un brano e l’altro.

Dalla configurazione HDMI si può attivare l’upscaling 4K del video.

La notevole apertura in gamma alta è il carattere distintivo degli apparecchi Yamaha, che viene accentuata dall’accoppiamento con alcune tipologie di diffusori, ad esempio B&W; nel mio caso, proprio con i diffusori della casa inglese le note acute diventano più “taglienti” man mano che si sale col livello di volume, cosa che si nota in misura maggiore quando è molto elevato, mentre a volume medio sono meno accentuate e si apprezza una maggiore rotondità complessiva del suono.

L’app AV Controller per smartphone e tablet può sostituire egregiamente il telecomando.

Con “Wish you were here” dei Pink Floyd in versione DSD apprezzo l’audio cristallino e la ricchezza in gamma medio-bassa, con un paio di tracce di classica in DSD128 tratte dal catalogo di sample della 2L rilevo la pienezza dell’organo e la chiarezza delle voci, mentre la sempreverde “Hotel California” degli Eagles in formato PCM 192 kHz/24 bit offre una grande armoniosità e tra l’estremo basso e le alte frequenze. Il telecomando manca della retroilluminazione, però posso affermare che l’app AV Controller ne è un degnissimo sostituto. Poiché lo Yamaha RX-V483 è dotato di MusicCast, installando l’omonima app si può inserire ed utilizzare la macchina in un sistema multiroom con estrema facilità.

Per modificare l’equalizzazione di un DSP si può intervenire direttamente sulla rappresentazione grafica, in questo caso la vista Avanzata.

Conclusioni

Il prezzo di questo sintoamplificatore (che si trova in rete a valori nettamente più bassi del listino) lo rende un acquisto possibile per tutte le tasche: ha una resa di qualità con le colonne sonore e la musica, le connessioni presenti sono sufficienti per la maggior parte dei setup più recenti e c’è pure la compatibilità con MusicCast. Cosa volere di più?

Le stesse operazioni si possono compiere da uno smartphone Android: in questo caso, nella modalità Basic, puntando e trascinando un dito sullo schermo si può agire sull’ampiezza della scena sonora.

Con un iPad e AirPlay è sufficiente scegliere il dispositivo verso il quale convogliare l’audio.

L’app Android permette di selezionare contenuti presenti nel dispositivo mobile stesso.

Si può selezionare la radio Internet da ascoltare in un elenco proposto come “Alta qualità”.

L’app MusicCast permette di gestire la riproduzione in più ambienti contemporaneamente, quando presenti.

Telecomando nella norma per il genere di apparecchio: la retroilluminazione è assente, però l’app AV Controller su smartphone e tablet non ne fa sentire la mancanza.

Marco Meta


Le Misure


Ci è piaciuto

  • Semplicità d’uso
  • Compatibilità con i diversi standard 4K HDR
  • Musicalità

Non ci è piaciuto

  • Nulla da segnalare

  • Marca: Yamaha
  • Modello: RX-V483
  • Tipo: sintoamplificatore integrato 5.1
  • Dimensioni: 435×225,5×327 mm
  • Peso: 8,1 kg
Caratteristiche principali dichiarate
  • Potenza massima: 145 W per canale (1 canale attivo, 6 ohm, 1 kHz, THD 10%).
  • Impedenza minima diffusori: 6 ohm.
  • Risposta in frequenza: 10 Hz-100 kHz (+0/-3 dB).
  • Rapporto S/N: 110 dB o superiore (IHF-A).
  • Connessioni: 4 ingressi HDMI, 1 uscita HDMI, 3 ingressi RCA stereo, 1 ingresso jack 3,5 mm stereo (frontale), 1 uscita RCA subwoofer, 3 ingressi videocomposito, 1 uscita videocomposito, 1 ingresso digitale coassiale, 1 ingresso digitale ottico, ethernet 10/100, Wi-Fi 802.11 b/g/n, Bluetooth 2.1 + EDR, 1 porta USB 2.0 tipo A

Distribuito da: Yamaha Music Europe GmbH – Branch Italy, Viale Italia 88, 20020 Lainate (MI). Tel. 02 935771


Yamaha WXAD-10 – Adattatore streaming wireless

La casa del diapason ha messo in commercio, al prezzo di listino di 129 euro, un adattatore MusicCast, che praticamente funge anche da DAC: il WXAD-10 è uno scatolotto di colore grigio scuro, con due uscite audio stereo, una sui classici connettori RCA, l’altra su jack da 3,5 mm, la connettività su rete cablata oppure in Wi-Fi e Bluetooth, che permette l’ascolto della musica liquida e in streaming da Internet o server DLNA su qualsiasi impianto privo di tali funzionalità, utilizzando l’app MusicController su smartphone o tablet Android/iOS.

Sul frontale ci sono dei LED bianchi che indicano l’attività del dispositivo; all’interno, il DAC Burr-Brown PCM5121 si occupa della conversione analogica delle tracce in MP3, AAC, WMA, FLAC/WAV/AIFF fino a 192 kHz/24 bit e ALAC fino a 96 kHz/24 bit, mentre la circuiteria a basso jitter assicura una riproduzione di qualità assieme ai condensatori PML che sono in dotazione anche ai sintoamplificatori Yamaha.

Sul frontale del WXAD-10 ci sono soltanto i LED che indicano l’operatività dell’apparecchio e il tipo di connessione wireless attiva (Bluetooth o Wi-Fi).

Il pannello posteriore del WXAD-10 presenta due uscite analogiche stereo, una su jack da 3,5 mm, l’altra su RCA, la porta ethernet e la presa miniUSB per l’alimentazione .

Tutto in maniera molto semplice, una volta espletati i collegamenti con i cavi forniti nella confezione e connesso alla rete cablata, ho installato l’app e premuto per cinque secondi il tasto Connect sotto l’unità. Poi bisogna seguire le indicazioni sullo schermo del dispositivo mobile, assegnare un nome all’ambiente (che in seguito sarà utilizzato come destinazione dello streaming) e in meno di un minuto l’apparecchio è pronto.

I servizi supportati sono le radio Internet, Spotify, Juke, Deezer, Tidal e Qobuz; su dispositivo Android l’app permette anche di selezionare la musica sul dispositivo e inviarla in streaming, mentre su Apple occorre selezionare il dispositivo di uscita tramite AirPlay.

Da PC (Windows 10) è possibile fare clic col tasto destro su una traccia musicale e selezionare “Trasmetti sul dispositivo” per ascoltare il brano, mentre con iTunes è sufficiente cliccare sull’icona AirPlay e selezionare il dispositivo di uscita. Effettivamente la qualità della riproduzione è elevata, l’apparecchio mi ha permesso di apprezzare con grande dettaglio tutte le tipologie di tracce audio che gli ho sottoposto, in formato standard o alta risoluzione. Grazie alla presenza del Bluetooth, è possibile ascoltare anche mediante cuffie o diffusori wireless. Il WXAD-10 si può collegare persino col pianoforte digitale Clavinova di Yamaha, che si trasforma così in un diffusore per la musica in streaming.

M. Meta

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