Dali Phantom S

Di solito il primo fa le cose belle a vedersi, il secondo quelle che funzionano bene. Il nuovo sistema da incasso della Dali mette d’accordo l’estetica con le prestazioni, donando un suono grande e potente ad un sistema potenzialmente invisibile.

Ne avrei di aneddoti da raccontare, da ingegnere, riguardo agli architetti. Mi limito solo a riferire una frase sussurrata da un operaio alle prese con la realizzazione di una idea dell’architetto: “dottò… lei ‘ste curve le fa co’ la matita, ma io le devo fa’ co’ la cazzuola… perché nun famo a cambio?”. Stavolta però gli architetti non avranno davvero modo di creare problemi: il nuovo sistema Dali Phantom S sa offrire prestazioni eccellenti sia dal punto di vista sonico sia da quello “architettonico”, accontentando le pretese estetiche dell’architetto senza interferire con le esigenze tecniche dell’ingegnere.

Il costruttore danese ha già da tempo in catalogo alcune linee specifiche per l’installazione a parete, il cui nome Phantom ne tradisce chiaramente la vocazione, quella di scomparire. La serie Phantom H comprende quattro modelli in cassa chiusa, a due e tre vie; la serie E è composta invece da tre altoparlanti coassiali a due vie, sul cui cestello è applicato il meccanismo per il fissaggio a parete (componenti ideali non solo per sistemi di non eccessive pretese ma anche per il montaggio a soffitto in impianti di notevole complessità). A questi si aggiungono il canale centrale Phantom Vokal e il sistema a tre vie in cassa chiusa Ikon, per un totale di ben nove componenti.

Teoricamente quanto basta per sbizzarrirsi nella realizzazione di ogni tipo di impianto a scomparsa. Non contenta, Dali ha appena presentato tre nuovi membri della famiglia dei “fantasmi”, i Phamtom S, che si collocano nella fascia più alta della linea, dedicati all’utenza più esigente, che pretende da un sistema da incasso le stesse prestazioni dei migliori diffusori tradizionali. Questo obiettivo è stato pienamente raggiunto. Vediamo come.

I Phantom S

I tre nuovi modelli che compongono la serie S hanno in comune lo stesso woofer da 8”, appositamente realizzato per questa linea. La scelta del diametro di 8” per il trasduttore è motivata dalla necessità di ottemperare alla duplice esigenza di offrire una risposta sufficientemente estesa in basso, non solo in termini di frequenza ma anche di livello di emissione, senza perdere velocità e trasparenza in gamma media. Il tutto riuscendo al contempo a mantenere la profondità del trasduttore entro i limiti imposti alle dimensioni del cabinet, la cui profondità di incasso non avrebbe dovuto superare i 102 mm (per rientrare nelle dimensioni minime standard delle strutture architettoniche a secco).

Il modello intermedio S-180 è stato utilizzato, nell’impianto provato, con funzione di canale centrale, collocato in posizione orizzontale. Ma può essere impiegato anche come frontale, quando le dimensioni della sala e l’impatto desiderato non suggeriscano l’adozione del modello “raddoppiato”, l’S-280.

La base da cui sono partiti i progettisti per la realizzazione di questo nuovo componente è stato il woofer della serie Epicon, che occupa la parte alta del catalogo Dali relativamente ai sistemi tradizionali, del quale sono stati ripresi, adattandoli alle nuove esigenze dimensionali, tutti i tratti tecnologici essenziali: il cestello in alluminio, il gruppo magnetico SMC (Soft Magnetic Compound), la bobina da 1,5” a due strati. La membrana è realizzata con fibre di legno, che conciliano rigidità, leggerezza e smorzamento. Per non limitare le prestazioni dell’altoparlante, riducendo eccessivamente le dimensioni dei componenti principali, ma dovendo comunque rientrare nel limite di profondità imposto dalle specifiche del progetto, gli ingegneri della Dali hanno deciso di montare il fondello del woofer a filo col pannello posteriore, incassando il magnete nel panello stesso. La necessaria tenuta d’aria è garantita da una guarnizione in gomma che circonda il magnete.

Nei due modelli più grandi, l’S-280 e l’S-180, il woofer da 8” è coadiuvato da un radiatore passivo da 10”. Le limitate dimensioni del mobile di fatto hanno reso impossibile l’utilizzo di un più semplice condotto reflex, e per questo si è optato per un passivo con cono in fibra di carbonio. Il modello più piccolo utilizza sempre il woofer da 8” ma senza nessun accordo reflex e questo ne spiega la risposta meno estesa. Il modello S-280 differisce dall’S-180 perché utilizza due woofer e due radiatori passivi. L’altro elemento in comune ai tre componenti della famiglia è l’impiego di un gruppo ibrido per le alte frequenze, costituito da un tweeter a cupola morbida e da un supertweeter a nastro, montati su un supporto ruotabile per adattare la dispersione a seconda del tipo di installazione, in verticale o in orizzontale.

Nel modello S-280 il tweeter a cupola è leggermente più grande e utilizza una cupola da 29 mm, mentre negli altri due modelli questa è da 28. Uguale per tutti è invece il supertweeter a nastro magnetostatico, caratterizzato dall’ampia dispersione orizzontale. Uno degli obiettivi dei progettisti è stato quello di offrire una zona d’ascolto più ampia possibile, requisito molto importante nelle applicazioni HT, che di solito prevedono un utilizzo “collettivo”. Per questo molta attenzione è stata posta nella ottimizzazione della direttività. Per il modello maggiore la casa suggerisce l’impiego come canali frontali o centrale. Gli altri due possono essere impiegati in tutte le collocazioni. Il mobile di ridotto spessore presenta dei rinforzi interni posizionati in punti strategici al fine di abbattere le risonanze. Il montaggio è concettualmente molto semplice. Una volta realizzato il vano per accogliere il cabinet è sufficiente serrare le viti che fanno fuoriuscire i ganci di ancoraggio alla parete frontale.

Il punto cruciale è costituito proprio da questo “bordo” a cui si aggancia il sistema, il cui spessore non può superare i 50 millimetri ma che deve essere un tutt’uno con la struttura (sia essa lignea o in muratura) che lo sorregge. Esteticamente i tre diffusori della serie S sono molto curati e, paradossalmente, sono molto più belli, almeno all’occhio dell’appassionato, senza le griglie metalliche ad aggancio magnetico che invece sono indispensabili per dissimularne la presenza. Assieme ai tre modelli della linea Phantom, per la prova ci è stato fornito anche uno dei subwoofer attivi della casa, il SUB K-14 F, con woofer da 14” in bass reflex. Non è un membro della famiglia Phantom, ma ha contribuito enormemente all’ottimo risultato offerto dal sistema ad incasso.

Il woofer che equipaggia il sistema Phantom S è un 8 pollici di produzione Dali frutto di numerose evoluzioni degli altoparlanti in uso su altri modelli. Oltre alla geometria del cono e del parapolvere, è stata migliorata la tenuta in potenza della bobina mobile e confermata la presenza del doppio anello di corto circuito nel gruppo magnetico, così come la composizione in SMC del magnete. Il radiatore passivo da 10 pollici presenta una struttura robusta ma leggera ed evita l’impiego di improponibili lunghissimi tubi di accordo.

L’ascolto

Se di solito la prova di un sistema multicanale richiede una fase preparatoria un po’ più impegnativa rispetto a quanto accade per altre tipologie di apparecchi, mettere in funzione il sistema Dali è stato un bagno di sangue (in realtà di sudore, ma per delicatezza non volevo dirlo). I componenti dell’impianto ci sono stati forniti già montati su pannelli in multistrato, per ognuno dei quali è stato però necessario assemblare la relativa struttura metallica di sostegno. Le parti viaggiavano all’interno di quattro flight case, che da soli pesavano (a vuoto!) molto di più di diffusori di media stazza… Per fortuna il sub è arrivato col classico imballo in cartone e se in circostanze normali mi sarebbe sembrato pesantuccio, dopo aver maneggiato gli altri pezzi del sistema, mi sono trovato a spostarlo come se fosse una piuma. Comunque la fatica, che ho voluto generosamente condividere con il resto dello staff della redazione, è stata ampiamente ripagata all’ascolto.

Vedere il sistema Phantom S approntato su delle strutture provvisorie fa un certo effetto; il tutto ha un aspetto imponente, ma nelle applicazioni finali il risultato dovrebbe essere l’esatto opposto. Trovando anche al sub una collocazione incassata, magari all’interno in un elemento dell’arredo, l’impianto risulterà davvero poco appariscente. E se fosse prevista la possibilità di installare, al posto di quelle metalliche in dotazione, delle griglie in tessuto, magari personalizzabili con delle grafiche, il sistema diventerebbe completamente invisibile. Sarei davvero curioso di vedere che faccia farebbero i miei amici, seduti affianco a me per vedere assieme un film e ignari della presenza del sistema Dali, quando alla pressione del tasto play il sistema entrasse in funzione… Che impatto! Che goduria! La stessa sensazione viscerale che si riceve in una buona sala cinema. La non trascurabile presenza visiva dei grossi S-280 si accompagna alla perfezione al suono “grande” che ne scaturisce.

Vorrei dire subito che il sistema senza subwoofer è poco accattivante, perché la resa, nel suo complesso, lascia impietosamente immaginare un buco vuoto nel muro dove ci si aspetterebbe una bella unità per le bassissime frequenze. A diffusori di minore potenzialità e personalità si può perdonare una gamma bassa meno presente del dovuto, perché in fondo il risultato offerto coincide con quello atteso. Dal sistema Phantom S invece è immediato pretendere di più. Che i frontali S-280, nonostante la generosa superficie radiante, reclamino a squarciagola la presenza del magico cubo, può anche essere dovuto alla necessità di un adeguato rodaggio; la casa dichiara infatti che occorrono circa 100 ore prima che la resa si attesti sulle performance massime. L’impianto in prova in realtà era già stato utilizzato, ma non sappiamo se a lungo o se solo per un test dell’assemblaggio.

Il grafico della TMD (Total Music Distortion) del sistema 5.1 Phantom S pilotato dall’ampli multicanale Denon AVR-X6300H, mostra un regolare andamento della risposta a terzi di ottava (curva blu), con uno scarto medio di circa 2 dB rispetto all’andamento ideale (curva gialla) e un’alterazione massima di 7,63 dB in gamma bassa. Particolarmente buoni sono gli indici di distorsione che si mantengono intorno
all’1,3% per un livello di emissione di ben 100 dB complessivi nella zona di ascolto.

Inoltre bisogna tenere presente che il sistema come ci è stato fornito, installato su pannelli supportati da una base, non può essere addossato completamente alla parete di fondo, in condizioni paragonabili a quelle di una reale installazione, e perde quindi, almeno in parte, il sostanzioso rinforzo ad essa dovuto e sicuramente contemplato in fase di progetto. Comunque la prima fase di ascolto, frontali più sub, è stata di grande soddisfazione. L’impatto e la dinamica sono travolgenti. Il bello è che non si ha semplicemente la sensazione che il sistema suoni forte, ma si percepisce la presenza di un suono “grande”. Grande in che senso? Quello della vecchia pubblicità dei pennelli: “non ci vuole un pennello grande ma un grande pennello”. Un grande inteso come giusto, intenso, massiccio, ben fatto… Una grandezza che non deforma le proporzioni, che non rende innaturale il fronte sonoro. Nell’ascolto in stereo infatti l’immagine è risultata essere sia ben focalizzata al centro sia estremamente stabile in altezza, senza fluttuazioni in senso verticale al variare della profondità dei registri riprodotti.

Non so se questo sia merito della configurazione “D’Appolito” impiegata nei frontali, ma il risultato è certamente valido. La terza dimensione, quella in profondità, non gode di particolare respiro, risultando un po’ appiattita. Timbricamen-te il sistema è deciso, ma non duro, la gamma alta è aperta ma non fastidiosa. La gamma medio-bassa presenta talvolta qualche accenno di coda, nel senso che non sempre è perfettamente frenata. Questo aspetto, invero marginale, non costituisce un problema con le colonne sonore, ma non sminuisce nemmeno l’ascolto audiophile, dove il sistema Dali certamente non sfigura e dove anzi offre un realismo dinamico di cui pochi, grandi (e grossi) sistemi sono capaci.

C’è dettaglio, non c’è fatica d’ascolto, anche insistendo molto col volume. Se in stereo i soli frontali S-280, seppur coadiuvati dal sub, riescono a generare pressioni sonore inverosimili per un appartamento, il sistema completo, anche nella configurazione che ci è stata fornita, con i più piccoli S-80 per i canali posteriori e con un S-180 come centrale, può sonorizzare perfettamente una ambiziosa sala cinema domestica. Inizialmente l’idea di avere un S-180 per il centrale mi aveva lasciato un po’ perplesso, per via della disposizione asimmetrica dei trasduttori quando il modulo è collocato alla Paolina Bonaparte canoviana, ovvero comodamente adagiato sul fianco, soprattutto avendo, per motivi di spazio, i laterali posti nelle immediate vicinanze. La prova pratica ha fugato ogni dubbio, con il suono del centrale ben… centrato.

Il modello S-80 è il più piccolo della serie; impiega gli stessi componenti dell’S-180 ma è privo del radiatore passivo. La vista posteriore mostra chiaramente la soluzione adottata dalla casa per contenere l’ingombro in profondità del sistema senza “appiattire” troppo il woofer, col rischio di inficiarne le prestazioni: il gruppo magnetico dell’altoparlante è collocato a filo del pannello posteriore, che viene attraversato dal magnete. Una guarnizione garantisce la tenuta.

La performance del sistema in configurazione 5.1, ascoltato sia con brani classici che moderni, oltre che ovviamente con estratti di colonne sonore, mantiene le promesse fatte in semplice stereofonia. La coerenza timbrica tra fronte anteriore e posteriore è eccellente, coi canali posteriori in grado di reggere molto bene il confronto “quantitativo” coi frontali. Un sistema che sorprende per il grande impatto, con la caratteristica di coinvolgere senza aggredire, suonando forte senza che il livello sia l’aspetto che più colpisce, un sistema che non nasconde nulla e che non stanca.

Il sistema di fissaggio è concettualmente molto semplice. Il cabinet è trattenuto saldamente alla parete di montaggio tramite dei ganci che inizialmente sono ritratti per consentire l’inserimento del diffusore nel vano e che fuoriescono quando si serrano le viti.

Conclusioni

Dali, con la serie Phantom S, si è posta un obiettivo ambizioso: conciliare prestazioni di elevatissimo livello con il concetto di montaggio ad incasso. La casa dispone del know-how necessario, avendo grandissima esperienza sia nei sistemi tradizionali di elevate prestazioni, sia nei sistemi ad incasso. E la prova dei fatti ha dimostrato che il bersaglio è stato centrato in pieno. Il sistema Phantom S garantisce una resa imponente, emozionante, coinvolgente come quella di un’ottima sala cinema, con un timbro preciso, pulito, dettagliato ma mai affaticante. Credo che i sistemi “di serie” in grado di offrire tanto si contino sulla punta delle dita di una mano.

Mario Mollo


Ci è piaciuto

  • La resa è dinamica e di notevole impatto nell’uso home theater; la timbrica sana, ricca di dettaglio ma non affaticante, ne fa dei validissimi sistemi per l’uso puramente hi-fi.

Non ci è piaciuto

  • La capacità di riprodurre la profondità del fronte sonoro è un po’ limitata, sebbene la scena sia molto stabile in altezza.

Il multicanale che non ti aspetti

Quante volte avete ascoltato un impianto multicanale di qualità? Non molte, immagino.
Il sistema Dali ha una forte vocazione per l’Home Theater, ma suona bene anche la musica, in una configurazione “puro audio” che abbiamo allestito in redazione per questa occasione. Diffusori da incasso? Sì, ma questi sono di alto profilo. Non sono probabilmente la soluzione sognata dall’audiofilo tradizionale, ma si propongono come valida soluzione per chi abbia le idee ben chiare, magari prima di una ristrutturazione. Con una spesa relativamente contenuta (c’è chi spende molto di più per una moderna cucina) possono rappresentare la voce finale di un sistema di alto livello.

Oggi la disponibilità di lettori multistandard e più ancora di file audio che si possono gestire senza supporto fisico fa apprezzare potenzialmente migliaia di incisioni, anche in DSD nativo. Oltre ai film ci sono i Blu-ray musicali, con opera, balletto, jazz, concerti rock, quasi sempre con DTS Master Audio di buona resa.

Anni fa un operatore aveva scritto una frase che mi aveva colpito: “Con l’ascolto in due canali è come assistere all’evento musicale da una finestra. In multicanale è come essere all’interno della stessa sala in cui si svolge l’evento sonoro”. Parole che ben descrivono il senso di naturale musicalità di fronte ad un impianto 5.0 ben realizzato.

C’è una nuova attenzione verso il multicanale. Al Monaco High End una bella sala ospitava dimostrazioni in “Immersive Audio”, con master di qualità in 5.1 della 2L e della Northstar Recordings. Lo stesso faceva una sala di impostazione tradizionale come quella di Vivid Audio ed elettroniche Trinnov. In effetti molti appassionati che hanno esperienza di musica dal vivo si sono accorti che il coinvolgimento offerto da una catena 5.0 ha una marcia in più. “Coinvolgimento” come attitudine ad avvicinarsi alla sensazione della realtà sonora. Se dal vivo è ben chiaro che il suono di un’orchestra è “avvolgente”, più difficile è riproporre tutto questo in ambiente domestico. Ma è lecito provarci.

I tre sistemi che compongono la linea Phantom utilizzano gli stessi altoparlanti. L’S-280, è la versione “raddoppiata” dell’S-180 (che utilizza un solo woofer attivo e un solo passivo), mentre il più piccolo S-80 è privo del passivo. Tutti e tre i sistemi utilizzano un gruppo per le medio-alte frequenze composto da un tweeter a cupola (da 29 mm sull’S-280 e da 28 mm sugli altri) e da un supertweeter a nastro.

Qualche volta provate ad andare all’auditorium di Roma. Al prezzo di una pizza ascoltate l’orchestra di Santa Cecilia, formazione di alto profilo che potrete gustarvi in un programma di vostro gradimento. Poche settimane fa ho sentito un pezzo sacro agli audiofili come i “Pini di Roma” di Respighi da una postazione strategica ad appena 30 euro. Chi c’era degli audiofili romani? Offrite a voi e alla vostra famiglia la possibilità di un arricchimento. Andate con un amico, con un’amica, condividete la vostra passione per il bel suono e la buona musica. Oppure, in altro contesto, rimarreste sorpresi dal suono dell’organo del duomo di Firenze. È un capolavoro assoluto (il Duomo), ma quante volte ci siamo soffermati ad ascoltare il suono corposo, potente ed avvolgente del grande organo posto alla base della cupola? E mi venite a parlare di immagine virtuale ad un metro di altezza tra i diffusori?

Queste considerazioni non nascono dal nulla e benché non nuove, sono state fortemente stimolate dal sistema Dali allestito in redazione dal nostro Mario Mollo. Ovvio che avessi una gran voglia di ascoltarlo. Non mi interessa ascoltare colonne sonore, ma musica. Prima di tutto lo abbiamo valutato nel semplice due canali, con la solita rassegna di musica in CD e alta risoluzione che ormai equipaggia la nostra sala d’ascolto. Diciamo subito che l’impostazione è sana, timbricamente corretta, musicalmente attendibile. L’immagine è alta, imponente e tuttavia restituisce il particolare dell’esecuzione, le sfumature dell’espressione di un pianista o di un piccolo gruppo di archi. Gamma media trasparente, ma soprattutto solida, unita ad una porzione medio-bassa dello spettro che offre calore e corposità ai diversi generi strumentali.

Rispetto a quanto proposto, anche in termini dinamici, sino a circa 100 Hz, la gamma bassa (dei due soli canali frontali) non appare particolarmente estesa. Utile e a questo punto necessario l’abbinamento con il subwoofer, che almeno sulla carta potrebbe essere anche diverso e più costoso e performante di quello utilizzato (sempre Dali) nel corso di questi ascolti. Dipende quanti bassi volete e che ambiente avete da sonorizzare. Ovviamente con una sezione bassi amplificata autonomamente (quella del subwoofer) l’emissione della gamma profonda può essere ottimizzata in base all’ambiente, ma anche ai gusti d’ascolto, per una piena flessibilità della riproduzione al piacere personale. Diciamo che già con i due frontali ed il subwoofer si ha un sistema di prestazioni interessanti soprattutto in relazione al prezzo. Del resto c’è il risparmio sul costo del cabinet e tutto va nella “sostanza” dei driver.

Utilizziamo per questi ascolti un ampli HT valido, ma pur sempre un prodotto di fascia media. Non c’è bisogno di amplificazioni esoteriche per far suonare bene queste Dali. Mi convincono persino con la musica barocca, il cui smalto impegnativo è reso in modo coerente e finanche garbato nelle incisioni della Channel Classic dei Concerti di Vivaldi. Ma non è che un esempio.

Ben altro coinvolgimento quando inizio a giocare con i miei SACD e file DSD nativi in multicanale. Sappiamo bene che il suono di un organo, qualunque sia il punto d’ascolto, è attorno a voi, vi circonda, proviene da ogni lato e ovviamente anche dall’alto. Ascoltiamo a volume realistico la traccia di apertura dal Blu-ray “Organism” della 2L, con una pedaliera da brivido ma soprattutto un senso di partecipazione coerente e mai sopra le righe in questo evento sonoro.

L’ascolto del SACD in cinque canali (o se preferite del Blu-ray Audio) ci trasporta nello spazio acustico della chiesa norvegese, a dimostrare ancora una volta la validità del sistema “Immersive Audio” di Morten Lindberg. Il senso di “spazio” acustico è legato anche alla presenza di una gamma bassa estesa e presente; non si tratta soltanto di cogliere organo e grancassa, ma la stessa solidità della scena. Mi piace il senso di aria ed immanenza dello spazio acustico, non limitato all’organo o alla grande orchestra, ma proprio anche della riproduzione di piccoli gruppi strumentali. Anche partiture articolate nella gamma cromatica (Bach, “Brandeburghesi”, oppure Händel, “Watermusic”) ricevono un trattamento insospettabilmente raffinato.

Si apprezza la scansione ritmica, con tempi incisivi ma non frettolosi, notevoli le prime parti, puntuali ed incisivi i corni naturali, l’insieme dimostra coesione e agilità, con un’emissione sonora gradevole e prestante in ogni situazione. Si conserva il timbro degli strumenti antichi, focalizzati ma non pungenti, con grande trasparenza delle linee strumentali e precisione nella identificazione degli esecutori. Dinamica ampia e naturale, mentre la scena si apre in un contesto sonoro attendibile. Il formato DSD offre più di altri momenti di ineffabile musicalità. Notevole infatti lo spessore timbrico, corposo il registro centrale, potente l’emissione che si permette di affrontare senza imbarazzi la grande orchestra. Multicanale davvero convincente che dimostra una volta di più ciò che questo formato può fare per la fruizione coinvolgente della musica.

Marco Cicogna


Marca: Dali
Modello: Phantom S-280
Tipo: sistema da incasso, reflex passivo
Dimensioni (LxAxP): 527×1.527×110 mm; dimensione apertura incasso: 495×1.495×102 mm
Peso: 35 kg
Caratteristiche principali dichiarate
Utilizzo consigliato: canali frontali, canale centrale. Numero vie: tre. Frequenze di incrocio: 3/15 kHz. Altoparlanti: 2 woofer da 8”, 2 radiatori passivi da 10”, 1 tweeter a cupola morbida da 29 mm, 1 supertweeter a nastro. Potenza consigliata: 40-400 watt. Sensibilità: 89 dB (2,83 V/1 m). Impedenza nominale: 8 ohm. Risposta in frequenza: 48 Hz-25 kHz (±3 dB). SPL massima: 112 dB.
Prezzo: euro 3.150,00 cadauno

Marca: Dali
Modello: Phantom S-180
Tipo: sistema da incasso, reflex passivo
Dimensioni (LxAxP): 453x898x110 mm; dimensione apertura incasso: 420x865x102 mm
Peso: 18,5 kg
Caratteristiche principali dichiarate
Utilizzo consigliato: canali frontali, canale centrale, canali posteriori. Numero vie: tre. Frequenze di incrocio: 2,8/15 kHz. Altoparlanti: 1 woofer da 8”, 1 radiatore passivo da 10”, 1 tweeter a cupola morbida da 28 mm, 1 supertweeter a nastro. Potenza consigliata: 40-200 watt. Sensibilità: 89 dB (2,83 V/1 m). Impedenza nominale: 6 ohm. Risposta in frequenza: 49 Hz-25 kHz (±3 dB). SPL massima: 109 dB
Prezzo: euro 1.890,00 cadauno

Marca: Dali
Modello: Phantom S-80
Tipo: sistema da incasso, cassa chiusa
Dimensioni (LxAxP): 403x648x110 mm; dimensione apertura incasso: 370x615x102 mm
Peso: 13,5 kg
Caratteristiche principali dichiarate
Utilizzo consigliato: canali frontali, canale centrale, canali posteriori. Numero vie: tre. Frequenze di incrocio: 2,8/15 kHz. Altoparlanti: 1 woofer da 8”, 1 tweeter a cupola morbida da 29 mm, 1 supertweeter a nastro. Potenza consigliata: 40-200 watt. Sensibilità: 88 dB (2,83 V/1 m). Impedenza nominale: 6 ohm. Risposta in frequenza: 59 Hz-25 kHz (±3 dB). SPL massima: 108 dB
Prezzo: euro 1.260,00 cadauno

Marca: Dali
Modello: Sub K-14 F
Tipo: subwoofer attivo, bass reflex
Dimensioni (LxAxP): 395x430x425 mm
Peso: 26,4 kg
Caratteristiche principali dichiarate
Altoparlanti: 1 woofer da 14” a lunga escursione. Potenza amplificazione: 450 watt RMS (continua), 500 watt RMS (massima). Impedenza di ingresso: 10 kohm. Risposta in frequenza: 29 Hz-160 Hz (±3 dB). Frequenza di crossover: 40-120 Hz. SPL massima: 115 dB. Ingressi: 1 RCA stereo, 1 LFE
Prezzo: euro 1.390,00

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